Al termine di un percorso negoziale breve ma complesso la Fp CGIL, valutato attentamente il testo definitivo proposto alla firma delle OO.SS.
dalla delegazione di parte pubblica, ha ritenuto di non sottoscriverlo in quanto eccessivamente sbilanciato verso interessi datoriali.
Poco aggiunge alla quotidianità dei colleghi, limitandosi a recepire alcuni interventi normativi di matrice legislativa e ministeriale consentendo,quindi, all’agenzia di proseguire con questa modalità organizzativa del lavoro scaricando – anche nel periodo post emergenziale – parte dei costi produttivi sul singolo lavoratore e incrementando, al tempo stesso, la produttività.
L’esplicita previsione dei divieti di fruizione dei permessi orari nelle giornate di lavoro presso una sede diversa dal proprio ufficio include, limitandosi ad un solo esempio, la fruizione delle due ore giornaliere
derivanti dalla legge 104/1992. In questo caso il lavoratore non potrà chiedere le due ore di congedo e dovrà lavorarne 7.12.
Nonostante lo sforzo sindacale, anche unitario, l’Agenzia ha ottenuto il suo risultato: non strumenti di conciliazione dei tempi vita lavoro che bilanciassero l’esigenza di flessibilità organizzativa del dipendente (senza per questo obbligarlo a rinunciare a istituti contrattuali e normativi importanti) con l’esigenza di erogare servizi, bensì un mix tra uno strumento finalizzato a ridurre il contagio e uno strumento che, recuperando produttività, consente un ridimensionamento dei costi produttivi e, in particolare, quello del lavoro.
Il percorso, concluso giovedì 17 settembre, ha avuto avvio su impulso della Fp CGIL nel corso del mese di luglio, oggetto di un impegno sottoscritto il 5 agosto da tutto il Tavolo negoziale e avviato formalmente l’8 settembre.
L’obiettivo della Fp CGIL era noto ed ha rappresentato la base di tutti i contributi offerti da questa Organizzazione nella elaborazione dei contributi sindacali anche di ispirazione unitaria; cioè quello di definire un “catalogo” di strumenti di conciliazione ampio nel quale le diverse esigenze dei colleghi
potessero trovare soddisfazione: una disciplina non più solo emergenziale dello smart working ed il consolidamento del telelavoro e del co-working.
Era essenziale, per la Fp CGIL, arrivare già con questo accordo ad una disciplina degli strumenti di conciliazione che potesse rappresentare un buon punto di avanzamento in vista dei prossimi appuntamenti negoziali anche, ma non solo, su questo tema.
Abbiamo scritto, non più tardi di fine luglio, che tergiversare era inutile e dannoso. È quanto accaduto: si rinvia ad un “dopo”, ad un nuovo accordo futuro, l’approfondimento di aspetti normativi ed economici legati al ricorso dello smart working, telelavoro e co-working tanto per la fase emergenziale quanto in quella ordinaria.
Sulfurea, quindi, la dichiarata attenzione nei confronti dei colleghi che, in questi mesi, in un contesto emergenziale molto complesso, hanno saputo garantire alla collettività la propria professionalità utilizzando strumenti personali e a proprie spese. Chiedere loro di continuare a sostenere questi costi anche oltre l’emergenza è quantomeno la manifestazione di una mancanza di rispetto.
Invece, come effetto dell’accordo del 17 settembre e comunque fino a nuovo accordo, i colleghi continueranno a mettere a disposizione le proprie dotazioni informatiche personali, rinunceranno a diritti contrattuali, metteranno di tasca propria parte dei costi produttivi: servizio sostitutivo
mensa e utenze.
p. la delegazione
FP CGIL Agenzia delle entrate
Daniele Gamberini