Riunione del 9 settembre Smart working: la proposta dell’Agenzia è irricevibile
Il tema della conciliazione dei tempi di vita/lavoro è, da mesi, al centro
delle rivendicazioni di questa Organizzazione. Il perno della rivendicazione
sindacale è, come più volte detto, l’applicazione delle tutele contrattuali
(fruizione dei giustificativi di assenza orari e giornalieri e buono pasto, per fare
alcuni esempi) anche alle modalità di lavoro che prevedono lo svolgimento
della prestazione lavorativa in un luogo diverso rispetto alla postazione in
ufficio, limitando gli spostamenti territoriali e il pendolarismo, definendo una
modalità di assegnazione degli obiettivi e verifica dei risultati coerente con un
rapporto di lavoro subordinato. Ovviamente, rendendo l’adesione a questi
strumenti volontaria da parte del dipendente.
Le sollecitazioni rivolte all’Agenzia finalizzate alla convocazione di una
sessione negoziale che affrontasse la regolamentazione dello smart working
con il contestuale consolidamento e potenziamento del telelavoro e del coworking
hanno determinato, nel pomeriggio di ieri, la formalizzazione della
proposta dell’Amministrazione sul tema.
L’Agenzia, semplicemente, ha gettato la maschera: dopo che per
settimane ha fatto riferimento al “benessere organizzativo” e all’attenzione
per i dipendenti, presenta una proposta limitata ad una forma di smart
working che, fatte salve alcune situazioni, determina un vantaggio
esclusivamente lato datoriale: abbattimento dei costi e aumento della
produttività in un contesto di riduzione delle tutele per i dipendenti.
“Parole volanti”, quindi, questa dichiarata attenzione nei
confronti dei colleghi che, in questi mesi, in un contesto emergenziale
molto complesso, hanno saputo garantire alla collettività la propria
professionalità utilizzando strumenti personali e a proprie spese.
Chiedere loro di continuare a sostenere questi costi anche oltre l’emergenza è
quantomeno la manifestazione di una mancanza di rispetto.
La proposta dell’Amministrazione, come FP CGIL, l’abbiamo rispedita
al mittente e lo abbiamo fatto nel corso della trattativa e non solo in questo
comunicato sindacale.
Chiedere la firma sindacale in calce ad un dispositivo che comprime i
diritti e scarica parte dei costi produttivi sui lavoratori ha come conseguenza
l’inasprimento dei toni e rende ancora più complesso il raggiungimento di un
obiettivo soddisfacente per le parti in causa.
In un recente comunicato abbiamo scritto che “tergiversare è inutile e
dannoso” riferendoci all’attendismo dell’Agenzia in perenne attesa che un
“elemento esterno” intervenga per limitare ulteriormente gli spazi negoziali
consentendo l’adozione di atti unilaterali o vincolati nella loro discussione.
Valuteremo se, come è sembrato, l’Agenzia rimodulerà il contenuto della
proposta presentata ieri alle OOSS in un’ottica di “effettivo accoglimento” delle
istanze sindacali: come detto, a titolo di esempio, abbiamo rinnovato la
richiesta del riconoscimento di un rimborso forfettario per i consumi, la
corresponsione del buono pasto, l’applicazione di tutti gli istituti contrattuali
inerenti alla fruizione di permessi orari. Faremo questa valutazione non solo
analizzandone il contenuto ma, provando a inserire il ragionamento in un
contesto più ampio: il rischio di isolamento dei colleghi dal contesto lavorativo
e dal CCNL, la necessità che gli istituti di conciliazione rispondano anche
all’esigenza di offrire una soluzione al divario stipendiale di genere e, non da
ultimo, che l’adozione di questi strumenti non abbiano come conseguenza nel
medio periodo un piano di dismissione degli spazi e di arretramento nel
territorio.
La FP CGIL non si sottrarrà ad un confronto finalizzato a far
coesistere una Struttura efficace ed un ambiente lavorativo sicuro,
orientato al più ampio benessere organizzativo pur consapevoli che le
premesse tracciano una differenza culturale di approccio tra l’Agenzia
e la FP CGIL.
10 settembre 2020
FP CGIL Nazionale Agenzia delle Entrate
Daniele Gamberini