Il loro lavoro non si è mai interrotto. Hanno lavorato nell’emergenza e per l’emergenza. Insieme al grande lavoro di medici e infermieri, hanno affrontato il Covid-19 sotto tutti i punti di vista: sanitario, sociale, economico. E hanno dovuto farlo molto spesso con la difficoltà di conciliare vita e lavoro, in un momento in cui tutto era fermo, le scuole chiuse e i figli a casa. Stiamo parlando delle tante, tantissime donne che fanno parte dei servizi pubblici.
Donne e lavoratrici, ognuna delle quali in questi mesi si è sobbarcata la responsabilità di lavorare per l’emergenza, al servizio dell’intero Paese. Ognuna di loro, per motivi diversi, aveva addosso una responsabilità enorme. E a questo senso di responsabilità si è spesso aggiunta la difficoltà di conciliare il proprio lavoro con la vita privata. Donne e spesso mamme con figli a casa, a causa delle scuole chiuse, o con familiari a cui dover badare. E spesso con il timore di essere potenziali portatrici del virus, per il fatto di non essersi mai fermate.
Sono loro a raccontarci cosa ha significato lavorare in emergenza e per l’emergenza, cosa è voluto dire sentire la responsabilità del benessere delle persone, capire che dallo svolgimento del proprio lavoro, mai come adesso, dipendeva il bene altrui. Lavoratrici dei servizi pubblici, in prima linea, e donne con un proprio personale.
Barbara, agente di polizia locale, è stata in strada a garantire sicurezza, a fare controlli perché si rispettassero le regole nella fase di lockdown durante la quale i motivi per uscire di casa erano limitati. Un compito delicato, quello di verificare gli spostamenti, quando in strada ci si doveva occupare spesso anche di gestire senza-tetto, tossicodipendenti o altre categorie disagiate, chiaramente senza mascherina e protezioni di alcun tipo. E’ stato complicato soprattutto per una mamma che per mesi ha dovuto spiegare a un bambino di 8 anni perché preferiva evitare di abbracciarlo, di stringerlo a sé. E perché, con tutto quel pericolo là fuori di cui parlava la televisione, la mamma doveva uscire di casa lo stesso e andare a lavorare.
E poi Carmen, dipendente Inps, ha lavorato giorno e notte affinché a tutti arrivasse la tanto chiacchierata e tanto attesa cassa integrazione, per molti unico appiglio economico per andare avanti. Ci ha raccontato di come ha vissuto questi mesi di lavoro, con sulle spalle tutto il peso e la responsabilità di essere quel tramite che avrebbe garantito a tantissime famiglie di arrivare a fine mese, di sorreggersi. Un peso enorme, una responsabilità molto seria.