PCM: comunicato su trattativa rinnovo CCNL Presidenza del Consiglio

01 Luglio 2020

Presidenza del Consiglio: senza contratto da undici anni. A chi giova?

Questa mattina si è tenuto l’ennesimo incontro con l’Aran per il rinnovo del contratto collettivo
nazionale di lavoro dei circa duemila dipendenti della Presidenza del Consiglio dei Ministri.
Ancora una volta l’incontro non ha prodotto risultati apprezzabili, come quello precedente del 29
gennaio scorso e gli altri che, come un motore che gira a vuoto, l’agenza di rappresentanza
negoziale ha convocato a partire dal 2018. Due anni senza fare alcun passo avanti.
Come organizzazioni sindacali di categoria di CGIL CISL e UIL abbiamo sempre avanzato
proposte di merito per permettere un confronto con tutte le altre organizzazioni sindacali e chi
rappresenta l’amministrazione. Perché siamo sempre convinti che per tutte le lavoratrici e i
lavoratori va innanzitutto garantito il diritto al contratto di lavoro.
Per questo, a due anni ormai di riunioni inconcludenti e ben consapevoli che da sole le
rappresentanze sindacali di CGIL CISL UIL non hanno i numeri richiesti per poter sottoscrivere
il contratto, ci chiediamo a chi giovi negare il contratto alle lavoratrici e ai lavoratori della
Presidenza del Consiglio dei Ministri.
Di sicuro giova a chi, nell’amministrazione, ritiene di poter applicare gli istituti contrattuali, in
mancanza di un puntuale adeguamento alle nuove situazioni legislative (e ora anche per effetto
dell’emergenza covid-19), a proprio piacimento, magari modificandone gli aspetti retributivi
come si è visto di recente da parte del Dipartimento affari giuridici e legislativi con l’ordine di
servizio n. 6 del 27 aprile scorso.
In un caso e nell’altro resta la responsabilità dell’amministrazione ai cui comportamenti va
addebitato lo stallo e il blocco del rinnovo contrattuale, lasciando lavoratrici e lavoratori
nell’incertezza dei propri diritti e in balia delle pratiche, non sempre cristalline. Ma anche alle
OO.SS. che insieme hanno la maggiore rappresentatività è richiesto un segnale di responsabilità.
Dobbiamo isolare le vertenze aperte con l’amministrazione, che riguardano l’applicazione degli
istituti contrattuali vigenti, dalle vicende relative al rinnovo del CCNL, che attengono agli istituti
contrattuali da applicare nel futuro. Un nuovo CCNL è ormai urgente nell’interesse dei lavoratori
che non vanno strumentalizzati ma tutelati e messi in condizione di lavorare al meglio delle loro
possibilità, valorizzando la loro professionalità, l’esperienza, la competenza ed il merito.
Occorre aggiornare la disciplina degli istituti del rapporto di lavoro, introdurre nuove forme
partecipative per migliorare le relazioni sindacali, adeguare i tabellari retributivi e gli istituti
normo – economici, stabilizzando nel tabellare stesso la parte fissa e continuativa del trattamento
economico accessorio. Tutti elementi che possono contribuire a mettere fine al lungo blocco
contrattuale, creando un quadro di nuove certezze per i lavoratori e le lavoratrici.
Anche oggi come nella riunione precedente, abbiamo dovuto ascoltare interventi su tematiche che
nulla hanno a che vedere con quelli che vanno trattati in Aran, con il conseguente intervento del
Presidente nel ricordare che le eventuali vertenze con l’Amministrazione debbono essere risolte
in altra sede. Noi non siamo per un Contratto a tutti i costi, certo, siamo per un buon contratto
come nostro costume e nostra abitudine. Ma per ottenere un buon Contratto è necessario sedersi,
nella sede opportuna, entrare sul merito, negoziare e contrattare.
Per questo crediamo che sia necessario lavorare tutti costruttivamente per definire un buon
contratto, favorendo la ricerca delle migliori soluzioni.
Roma, 1 luglio 2020

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