Non solo medici e infermieri. Ci sono anche altri lavoratori che, in piena emergenza Coronavirus, hanno continuato a lavorare tutti i giorni esponendosi al rischio di contagio, per mettersi al servizio della collettività. Tra questi gli operatori ecologici, che hanno continuato a pulire le nostre strade, a raccogliere i nostri rifiuti, spesso casa per casa. E non sempre è stato possibile svolgere il proprio lavoro proteggendosi. A volte completare il proprio turno ha significato rischiare la propria salute.
A loro il Covid ha portato non pochi problemi, che sono andati a incidere su una situazione spesso già molto delicata. Raccogliere, tra gli altri, i rifiuti di tutti i cittadini contagiati dal virus, e farlo spesso senza mascherine e guanti e senza alcuna sanificazione dei mezzi e degli ambienti. Nonostante i protocolli di sicurezza stabiliti dal governo, non sempre le regole sono state rispettate, mostrando ancora una volta uno spaccato delle tante Italie che costituiscono il nostro Paese. Problemi di sicurezza, comunque, che nel settore dell’igiene ambientale sono storia nota.
Queste difficoltà abbiamo voluto ascoltarle dalla voce dei lavoratori: Dino da Reggio Calabria, Tiziano da Roma, Riccardo da Firenze. Tre operatori ecologici il cui lavoro in questi mesi non si è mai arrestato. Tre situazioni diverse, che hanno voluto raccontarci, che descrivono l’esatto spaccato di questa Italia dove pare esistere una serie A e una serie B.