Dirigenza Penitenziaria e Area 1 – Riunione con il Vice Capo del Dap
Lunedì 11 maggio si è svolta la riunione in oggetto in cui il nuovo Vice Capo del Dap, dott. Roberto
Tartaglia, ha voluto incontrare le organizzazioni sindacali rappresentative del personale della Carriera
Dirigenziale Penitenziaria e della Dirigenza Area 1 per un colloquio di reciproca conoscenza.
Nel suo intervento la Fp Cgil, dopo aver dato il benvenuto al dott. Tartaglia ed essersi congratulata
per il prestigioso incarico che gli é stato conferito, ha fatto un quadro della situazione che i dirigenti
stanno vivendo in questo drammatico momento. Per tutti gli operatori penitenziari lavorare in situazioni
di emergenza è attività ordinaria, sicuramente invece è straordinaria l’attuale emergenza
che vede tutti noi (nessuno escluso!) insieme ai medici e agli infermieri dei presidi sanitari, confrontarsi
ed affrontare una sfida consapevoli che la stessa sarà durevole e ci impegnerà per lungo tempo
ancora. Il rischio contagio condizionerà il nostro modo di lavorare ed imporrà nuove regole per
la gestione della vita detentiva come di fatto sta già avvenendo. Come Dirigenti abbiamo progressivamente
adottato tutte le misure di prevenzione dal contagio che sono state impartite, le abbiamo
adattate ai nostri contesti e abbiamo lavorato in sinergia con i presidi sanitari locali in una sforzo di
mediazione e coordinamento, consapevoli dei rischi elevati che stiamo affrontando. Andremo
avanti come abbiamo fatto sempre, con i comandanti dei reparti responsabili della sicurezza interna,
con i funzionari dell’area trattamentale, con i funzionari contabili, con gli assistenti amministrativi
con tutto il personale di polizia penitenziaria nell’impegno quotidiano, accompagnati dal rischio
contagio. La pandemia ha ovviamente acuito le critiche sul nostro sistema penitenziario e anche
inconsueti interlocutori (oltre quelli tradizionalmente noti) hanno voluto esprimere proprie valutazioni
e proporre soluzioni “nuove” anche apodittiche, fino ad invocare il commissariamento dell’intera
amministrazione. Noi auspichiamo che l’emergenza, che di fatto, sta già diventato ordinaria gestione
all’interno degli istituti, possa essere una utile occasione per ripensare a largo spettro ad
un’azione di ammodernamento del sistema di esecuzione penale non solo in termini organizzativi
(come avvenuto nel 2015), ma in una composita riforma che coinvolga tutto il personale dell’ amministrazione
penitenziaria, il cui ruolo è sconosciuto alla maggioranza del nostro paese. Ci siamo
resi conto di come il decreto Cura Italia del 17 marzo 2020 avesse in una delle sue prime stesure
omesso di riconoscere un aumento del monte ore straordinario ai dirigenti penitenziari impegnati
nella gestione dell’emergenza, che peraltro proprio in quei giorni aveva prodotto tensione all’interno
degli istituti in alcuni casi trasformatasi in rivolte che hanno prodotto vittime. Tali dimenticanze
non sono casuali, ma al contrario sono frutto di una assenza di conoscenza del mondo penitenziario
e della sua complessità. Anche il Ministro, i Sottosegretari, il Capo Dipartimento hanno dovuto
nel corso del Loro mandato apprendere come la questione carcere non possa essere risolta con
soluzioni tampone ovvero semplificate. I problemi complessi vanno risolti con soluzione articolate e
composite, che devono tenere conto di molte esigenze che spesso possono anche apparire tra
loro contrapposte. Desideriamo che da questo periodo di disagio per la presenza di un nemico invisibile
fuori e dentro il carcere, nasca un’opportunità concreta di rinascita, di ammodernamento,
che prenda atto dell’evoluzione del sistema penitenziario disciplinato da la legge 395 del 1990. Negli
ultimi 30 anni troppe, parziali, spesso disorganiche, disposizioni (molte di rango inferiore) hanno
prodotto discrasie che hanno inficiato l’efficacia dell’azione penitenziaria e indebolito le funzione
del personale che opera all’interno degli istituti. Occorre dare avvio ad un progetto di riforma che
porti ad una dirigenza unica alla quale possano accedere le dirigenze dei diversi ruoli professionali
ai quali poi affidare la direzione e quindi l’indirizzo manageriale degli istituti di pena e degli uffici
provveditoriali e dipartimentali. Vanno ridefiniti anche i compiti dei provveditorati regionali che devono
essere davvero il centro di governo dei distretti regionali in grado di realizzare progetti mettendo
in campo risorse contestualizzate ai bisogni delle strutture di loro responsabilità anche con
maggiore autonomia – rispetto a quanto fino ad oggi hanno mostrato – dal Dipartimento, che dovrebbe
a sua volta svolgere un ruolo d’indirizzo, di guida sui principi generali della gestione
dell’esecuzione penale in carcere. Bisogna progettare insieme ai territori concrete possibilità deflattive
che consentano di non continuare a vedere nel carcere l’unica possibile soluzione all’espiazione
della pena, non per tutti almeno. L’emergenza ha consentito l’emanazione di provvedimenti
deflattivi che insieme ad altri (ad es, la liberazione anticipata speciale), potrebbero aiutarci a ridurre
il numero delle presenze in carcere consentendo agli operatori penitenziari tutti di svolgere con
maggiore efficacia l’attività trattamentale rieducativa in sicurezza. Non abbiamo bisogno di commissariamento,
ma solo di una gestione ordinata e consapevole in grado di colmare progressivamente
le carenze di personale in TUTTI i ruoli di cui si compone questa amministrazione – dai funzionari
contabili, ai funzionari giuridici, alla polizia penitenziaria, ai Dirigenti Penitenziari e di Area 1.
Una rivisitazione innovata dei compiti assegnati a tutto il personale e un reale concreto alleggerimento
delle procedure amministrative, non solo attraverso l’informatizzazione. Soprattutto, abbiamo
bisogno di un contratto collettivo nazionale di lavoro, da sempre auspicato per la Dirigenza Penitenziaria,
ma ancora oggi non realizzato.
Dopo aver ascoltato gli interventi delle organizzazioni sindacali, il vice capo del Dap ha ringraziato
per le informazioni ricevute e ha ribadito la sua vicinanza a tutto il personale dell’amministrazione.
Fp Cgil nazionale
Massimiliano Prestini