La Federazione Italiana Tennis mette in cassa integrazione i lavoratori pur essendo destinataria di milioni di euro pubblici. A denunciarlo sono Fp Cgil, Cisl FP, Uilpa e Cisal Fialp, spiegando che: “Si è conclusa ieri sera la riunione in video conferenza tra il management della Fit e le rappresentanze sindacali nazionali del personale dipendente. Un incontro surreale e oltremodo deludente, che ha reso fin da subito evidente la ferma e fredda determinazione con la quale, per la prima volta nella storia del movimento sportivo nazionale italiano, in una condizione di assoluta e drammatica emergenza sociale, una federazione sportiva decide motu proprio di porre in cassa integrazione tutti i propri dipendenti, senza tenere in alcun conto le pur rilevanti argomentazioni opposte dalle organizzazioni sindacali nel corso della discussione. Le quali hanno tutte manifestato forte contrarietà evidenziando l’inopportunità di agire quello strumento oggi, soprattutto in questo tragico momento storico e sociale, perché contro i diritti e gli interessi dei lavoratori e delle loro famiglie, mettendo anche in discussione il fine strettamente finanziario che quell’operazione intende perseguire”.
La Fit, ricordano i sindacati, “è un’associazione senza fini di lucro e con personalità giuridica di diritto privato, che pur non operando in un mercato concorrenziale continua ad essere destinataria dei contributi pubblici erogati dal Mef per il tramite della società Sport e salute (ieri Coni Servizi). Compresi quelli ricevuti proprio per sostenere il costo del personale dipendente, sia quello già a contratto federale che quello ex Coni Servizi Spa, l’incidenza dei quali, stando al bilancio consultivo anno 2018, risultava pari al 97,31 % dell’intera spesa sostenuta. Non si comprende, quindi, perché il suo management si ostina a voler risparmiare poche centinaia di migliaia di euro (circa 350 in totale) quando il costo ordinario del personale risulta quasi interamente a carico delle finanze pubbliche. Ciò, evidentemente, solleva seri dubbi, come abbiamo provato a spiegare nel corso della riunione, sulla liceità del ricorso a simili forme di integrazione salariale, perché quella ulteriore sovvenzione andrebbe a sovrapporsi a quella che sarà comunque destinata tra pochi giorni, stando a quanto appreso dalla dichiarazioni rilasciate dal Presidente ed Amministratore delegato di Sport e salute agli organi di stampa nei giorni scorsi, alla Fit attraverso i citati contributi, ma anche a quella resa immediatamente disponibile dal recente Decreto Legge n. 23/2020 che, all’art. 14, prevede l’ulteriore finanziamento alle Federazioni Sportive nazionali di ben 30 milioni di euro erogati dall’Istituto per il Credito Sportivo per esigenze di liquidità”.
Peraltro, proseguono, “proprio per non correre il rischio di arrivare a questo punto, lo scorso 6 marzo come organizzazioni sindacali abbiamo sottoscritto con Sport e Salute S.p.A. e Federazioni Sportive Nazionali, un accordo finalizzato a definire modalità e istituti atti a fronteggiare l’emergenza epidemiologica Covid 19, intesa mai disdettata, le cui previsioni continuano quindi ad essere pienamente efficaci e vincolanti. Conseguentemente, riteniamo sia da escludersi, anche sotto tale profilo, la legittimità in ordine al ricorso da parte della Federazione Italiana Tennis al Fondo di integrazione salariale”. In ragione di quanto sopra, nel dichiarare lo stato di agitazione nazionale di tutto il personale dipendente da CONI, Sport e Salute e tutte le 52 Federazioni sportive nazionali, Fp Cgil, Cisl FP, Uilpa e Cisal Fialp “si riservano di valutare la legittimità della decisione assunta e, contestualmente, di avviare tutte le iniziative di lotta ritenute necessarie a contrastare la scelta assunta dalla Fit per tutelare i diritti e gli interessi delle lavoratrici e dei lavoratori coinvolti”, concludono.