Al Direttore Generale ARIS Naz.le
Dott. Mauro Mattiacci
e p.c.
Ill.mo Presidente del Consiglio
Avv.to Giuseppe Conte
Ill.ma Ministra del Lavoro Sen.
Nunzia Catalfo
Ill.mo Ministro della Salute
On. Roberto Speranza
Oggetto: precisazioni su Vs nota prot. 465/2020 del 19.3 in merito ai congedi di cui all’art. 23 D.L. 18 del 17 marzo 2020
Leggiamo con disappunto la richiesta indirizzata dalla Vostra associazione in data 19 marzo c.m. al Presidente del Consiglio Conte e ai Ministri Catalfo e Speranza, ai quali indirizziamo la presente per conoscenza, con cui vengono chieste modifiche all’art. 23 del Decreto Legge n.18/2020 Cura Italia, tese a limitarne la fruizione per il personale sanitario, secondo le modalità disposte dal successivo art. 24 per quanto riguarda la L.104/92. Le motivazioni che stanno alla base della vostra richiesta, par di capire, sarebbero riconducibili a possibili ripercussioni negative sulla funzionalità delle strutture derivanti dalla fruizione, da parte delle lavoratrici e dei lavoratori della sanità pubblica e privata, dei congedi previsti dall’articolo in questione. Sfugge, evidentemente, alla vostra Associazione che la ratio della norma consiste nel fornire, anche a personale in prima linea e sottoposto in questa fase drammatica a rilevantissimi problemi, un supporto nella gestione dei figli e delle famiglie che, non per loro scelta ma per favorire il contenimento dell’epidemia, devono fronteggiare anche la chiusura delle scuole. Sfugge altresì, altrettanto evidentemente, come la fruizione di quei permessi comporterà – per i fruitori – una rilevante decurtazione salariale; un pesante sacrificio, ancor più per coloro che hanno visto pesantemente colpito il proprio reddito da quasi tre lustri di vergognoso mancato rinnovo contrattuale. Non stupisce, purtroppo, questo atteggiamento da parte della vostra associazione che, evidentemente, privilegia la salvaguardia dell’operatività e dei margini operativi ad un intervento che tenti, seppur in modo limitato, di contemperare le esigenze dei professionisti che lavorano con quelle indifferibili della cura e dell’assistenza.
Non abbiamo notato, anche qui senza stupore, pari solerzia nel lanciare grida disperate relativamente alla drammatica assenza di dispositivi di protezione; citare i dati del personale sanitario contagiato è, nel vostro caso, al limite dell’autodenuncia. Non abbiamo visto neppure una seppur timida intenzione di potenziare gli organici come sta per parte sua facendo il Governo per cercare, almeno, di consentire alle lavoratrici e ai lavoratori di poter lavorare rispettando le normative in materia di orari, riposi e, magari, assistenza ai propri familiari. Per questo, come già abbiamo fatto presente al Governo, Vi informiamo che la nostra azione sarà volta all’eliminazione della previsione, discriminante, prevista dall’art. 24 a danno delle operatrici e degli operatori, convinti – come siamo – che il vero errore sia lì. Infine, sempre per stare al merito dei contenuti del D.L. 18 del 17 marzo, non vi sarà sfuggita neppure la misura con cui, all’art. 63 il Governo ha inteso dare un riconoscimento economico alle lavoratrici ed ai lavoratori che continuano a prestare servizio in questa tragica situazione. Sarebbe davvero rilevante, in controtendenza e molto più utile di un ulteriore tentativo di limitarne i diritti se la vostra associazione si risolvesse a dare un forte e significativo segnale ai propri dipendenti in questa direzione, magari rinnovando immediatamente il CCNL.
Distinti saluti.
FP CGIL CISL FP UIL FPL
Barbara Francavilla Marianna Ferruzzi Rossella Buccarello