Coronavirus: Carceri in rivolta; Cgil e Fp, interventi per alleggerire pressione

10 Marzo 2020

“Prime misure che sono sicuramente un passo in avanti ma serve ragionare su ulteriori interventi che possano deflettere la pressione nelle carceri in queste ore”. A chiederlo sono Cgil e Funzione Pubblica Cgil in merito a quanto sta accadendo negli istituti penitenziari, in relazione alla emergenza coronavirus, spiegando che: “Riteniamo che le prime misure adottate nel decreto legge 11 dell’8 marzo 2020 sono sicuramente un passo in avanti, a partire da quella che prevede che i colloqui svolti a distanza, tramite collegamenti telematici o mediante corrispondenza telefonica, possono essere autorizzati oltre i limiti previsti dalla legge. Al contempo, si vietano le visite ai detenuti, e si concedono, come alternativa, colloqui via skype. Ma già da più strutture si fa sapere delle difficoltà di accesso e di utilizzo di postazioni skype, peraltro insufficienti, così come le linee telefoniche a disposizione”.



Tuttavia, precisa il sindacato, “riteniamo sbagliato non ragionare di ulteriori interventi che possano deflettere la pressione nelle carceri in queste ore, a partire dall’estensione del ricorso ai domiciliari, ad un provvedimento sotteso all’assolvimento anticipato della pena fino ad un massimo di un anno per alcuni reati minori e al potenziamento urgente e straordinario di Polizia penitenziaria al pari di come si sta procedendo in altre amministrazioni pubbliche in ragione dell’emergenza Covid-19″. Non da oggi, proseguono Cgil e Fp, “sappiamo che l’edilizia carceraria, la condizione dei lavoratori della Polizia Penitenziaria e dei detenuti, espone a rischi di tensioni e di salute psicofisica per chi vive la realtà del carcere, compresi gli educatori, gli assistenti sociali, il personale del Ministero della Giustizia. Al 5 marzo infatti la situazione era già drammatica in termini di sovraffollamento già preesistente al coronavirus: 61.230 detenuti a fronte di una capienza di 47.231”.



In queste ore, reclama il sindacato, “ci vogliono segnali di apertura al dialogo e certezza delle responsabilità di chi sta gestendo le ricadute dell’emergenza sanitaria, vanno garantiti infatti protocolli specifici di protezione delle persone che vivono la dimensione del carcere per lavoro o restrizione della libertà personale, ponendo al centro salute e sicurezza. Per questo va garantito il presidio sanitario e la profilassi prevista per il Covid-19 con particolare specificità per questo settore. Ad oggi le misure adottate dal Governo e l’azione dell’Amministrazione non sono né sufficienti né adeguate. La Polizia penitenziaria e le altre Forze dell’ordine, come sempre, hanno garantito il ripristino del governo delle rivolte, a loro il ringraziamento per la gestione di momenti di tensione che purtroppo vedono registrare decessi, feriti, a cui va data una risposta forte anche in termini di accertamento tempestivo delle responsabilità che compete alla Magistratura ma anche alla direzione politica”, concludono.

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