SMART WORKING: L’ISTITUTO DELLE LIBERTA’
Lo avevamo purtroppo previsto.
Lo smart working o lavoro agile, disciplinato da una legge del lontano agosto 2015, doveva
essere uno strumento per la promozione della conciliazione dei tempi di vita e di lavoro.
Con esso si sarebbe potuto garantire ai lavoratori, già dal 2016, un innovativo sistema di
lavoro che incontrasse le esigenze del personale, dell’Amministrazione (che vedeva ridotti costi
e consumi) oltre ad ottenere ricadute virtuose sull’ambiente riducendo gli spostamenti casalavoro.
Si trattava di mettere in discussione i tradizionali vincoli legati a luogo e orario
lasciando alle persone maggiore autonomia nel definire le modalità di lavoro a fronte di una
maggiore responsabilizzazione sui risultati secondo i principi chiave di autonomia, flessibilità,
responsabilizzazione, valorizzazione e fiducia.
Purtroppo a questa novità l’Inps ci arriva tardi e male.
Il 31 dicembre 2019 era l’ultimo giorno di quel triennio durante il quale le PP.AA. si sarebbero
dovute adeguare alla normativa e, in extremis, negli ultimi mesi, l’Inps lo ha fatto avviando
una sperimentazione i cui primi risultati sembrano essere pessimi.
In questa fase di avvio emergono preponderanti le ragioni che indussero la Cgil a non
sottoscrivere l’accordo del 23 luglio.
Come avevamo previsto il tetto minimo del 10% del personale è diventato un tetto
massimo ed in esso vi è compreso tutto il personale (dirigenti, professionisti, amministrativi).
Come temevamo la discrezionalità attribuita al Dirigente o Coordinatore ha reso “agili”
alcune attività escludendone inspiegabilmente altre.
Il quadro è quello di assoluta libertà per l’Amministrazione: graduatorie poco chiare con, in
alcuni casi, istanze respinte per motivazioni generali e poco trasparenti, sedi che forniscono
dotazioni informatiche e altre che non lo fanno, dirigenti che – contro ogni logica – pongono
limiti sulla scelta delle giornate “agili”, ecc..
Non c’è uniformità, inoltre, nei contratti che i lavoratori stanno firmando con
l’Amministrazione, non c’è garanzia per i lavoratori nella quantificazione e nell’indicazione delle
giornate e, come se non bastasse, la commissione paritetica prevista per monitorare
l’attuazione dello smart working non è stata ancora istituita.
E’ così quindi che la logica della totale discrezionalità dell’amministrazione sancita dall’accordo
di luglio va a rovinare in Inps uno strumento nobile ed intelligente come quello del lavoro agile.
Chiediamo quindi con forza all’amministrazione di istituire subito la citata Commissione e di
porre rimedio a questa situazione di totale deregulation.
FP CGIL FP CGIL
Antonella Trevisani Matteo Ariano