Più risorse per il trattamento accessorio del personale della P.C.M.: ad un passo
dall’obiettivo. Ora nessuno avveleni i pozzi!
Non vorremo che dopo tanto impegno profuso per creare condizioni utili per mettere
fine al lungo blocco contrattuale di 10 anni del CCNL del personale dirigente e non
dirigente della P.C.M., giunti “all’ultimo miglio” dal traguardo, ci attendesse una
beffa.
Da qualche tempo il vento, dalle parti degli Uffici della P.C.M. sembra finalmente
cambiato. Si stanno determinando condizioni finalmente utili per offrire ai lavoratori
e alle lavoratrici nuove opportunità di valorizzazione professionale, di
compensazione del disagio, a fronte dei crescenti carichi di lavoro e delle mansioni
e funzioni svolte e, soprattutto, di sblocco del rinnovo del CCNL, dopo 10 lunghi
anni.
L’occasione propizia è rappresentata da un emendamento aggiuntivo al disegno di
legge A.S. 1493, “Conversione in legge del decreto legge 21 Settembre 2015 n° 104
(riordino Ministeri)” – che ha già avuto il via libera da parte della R.G.S. – e che
dispone l’incremento – a decorrere dall’anno 2020 – delle risorse destinate ai fondi
per il trattamento accessorio del personale della Presidenza del Consiglio dei
Ministri, per 5 milioni di euro a valere sul fondo risorse decentrate del personale non
dirigenziale e di 2 milioni di euro valere sul fondo risorse decentrate del personale
dirigenziale non generale della Presidenza del Consiglio dei Ministri.
Si tratta di risorse importanti che non servono solo per rafforzare il legame fra la
retribuzione accessoria e la performance, ma anche per compensare il maggiore
impegno richiesto a fronte dei numerosi e crescenti servizi istituzionali e di supporto
alle autorità politiche che il personale della Presidenza del Consiglio dei Ministri è
chiamato a svolgere. Non sfugge che la disponibilità di queste risorse consentirebbe
anche di superare gli ostacoli che attualmente si frappongono alla continuazione del
negoziato relativo al CCNL del personale del comparto, evitando che il mancato
rinnovo contrattuale si traduca in una beffa, per l’insufficienza della strumentazione
necessaria a preservare gli attuali livelli di tutela economica e a migliorare le
condizioni di lavoro e le opportunità di valorizzazione professionale e anche
economica del personale non dirigente e dirigente della P.C.M..
Non vorremmo che ad alcune OO.SS., che al tavolo negoziale del CCNL hanno la
maggioranza – a cominciare da SNAPRECOM – fosse offerto l’alibi per ritardare
ulteriormente la prosecuzione utile del negoziato per il rinnovo del CCNL, con la
conseguenza che, se i lavoratori e le lavoratrici di tutti gli altri comparti hanno visto
rinnovato il proprio contratto per la tornata contrattuale 2016 -2018, per i dipendenti
della PCM siamo ancora fermi al palo (mentre in un mondo “normale” dovremmo
già poter negoziare i CCNL relativi alla vigenza contrattuale 2019 -2021).
Ci appelliamo al Ministro della Pubblica amministrazione e alle autorità politiche e
di vertice amministrativo della P.C.M. perché facciano la loro parte e si impegnino
affinché l’emendamento vada in porto, anche in considerazione del fatto che esso
non comporta oneri aggiuntivi per la finanza pubblica, dato che le risorse utili per il
suo finanziamento sono ottenute interamente dai risparmi permanenti derivanti
dall’ottimizzazione dell’organizzazione del lavoro e dei processi produttivi della
stessa Presidenza del Consiglio dei Ministri.
Ci appelliamo ai lavoratori e alle lavoratrici della P.C.M., a cui in questi anni non
abbiamo mai taciuto le difficoltà e i limiti che il quadro legislativo ha determinato,
con il reiterato blocco della contrattazione collettiva nazionale e di quella integrativa
di ente ed amministrazione, di fare quadrato con noi ed attorno a noi per proseguire,
insieme, la comune battaglia per il miglioramento delle condizioni di lavoro.
Abbiamo sempre detto la verità, senza retorica, senza finzioni, senza ipocrisie, certi
che la migliore tutela economica e di benessere organizzativo dei lavoratori e delle
lavoratrici passi per la contrattazione e vada realizzata attraverso buone e trasparenti
relazioni sindacali e non tramite giochi di potere da realizzare nelle segrete stanze.
La soluzione per offrire anche ai lavoratori e alle lavoratrici della P.C.M. la
possibilità di un nuovo CCNL autonomo, che colga le opportunità derivanti dallo
sblocco della contrattazione, di cui i lavoratori e le lavoratrici degli altri comparti
hanno già potuto usufruire, è ad un passo dal realizzarsi. Tutte le persone di buona
volontà, a cominciare dai responsabili delle autorità politiche e di vertice della
P.C.M. devono ora fare la loro parte. Intendiamo sostenerle in questo percorso, cosi
come denunciare chi, viceversa, lavora per avvelenare i pozzi. Noi la nostra parte la
faremo fino in fondo.
Roma, 4 Novembre 2019