Tanto per cominciare queste persone vivono quotidianamente nell’incertezza, senza sapere dove, quando e come verranno ricollocati. Il Decreto Sicurezza infatti prevede che, una volta chiuse le sezioni, i dipendenti delle Commissioni Territoriali vengano redistribuiti verso tutte le mansioni civili in capo al Ministero dell’Interno, in qualsiasi luogo della propria regione dove vi sia esigenza. E in questa redistribuzione non vigerà il vincolo territoriale dei 50 km da casa. Dunque non sapranno quale ruolo andranno a ricoprire, né quanto lontano. Diventerà difficile specializzarsi, fare carriera. E anche fare progetti di vita personale.
“Ciò vuol dire restare perennemente in una situazione di precarietà – ci racconta Antonio, dipendente della Commissione Territoriale di Bari –. Abbiamo fatto il concorso per un determinato ruolo e rischiamo di ritrovarci a fare tutt’altro. Questo va a incidere in maniera netta nella vita di una persona”. E prosegue: “Ogni giorno ascoltiamo le storie dei migranti, li seguiamo e non sappiamo se potremo mai sapere l’esito della loro richiesta, perché chissà dove saremo. Prendiamo decisioni sulla vita delle persone e lo facciamo in una situazione di incertezza. Questo non ti permette di curare con la giusta serenità situazioni che sono delicatissime e che riguardano i diritti fondamentali di persone che spesso i diritti non sanno nemmeno di averli”.
In attesa dell’ignoto – come se non bastasse – i dipendenti delle Commissioni Territoriali subiscono una svalutazione contrattuale. Infatti, pur ricoprendo ruoli considerati ‘altamente specializzati’, non hanno un inquadramento e una remunerazione che li diversifichi dal resto dei funzionari amministrativi.
“Mi piace tantissimo il lavoro che svolgo – spiega Alessia da Roma -, ogni mattina mi sveglio contenta di andare ad ascoltare le storie dei richiedenti asilo. Ma ultimamente stiamo svolgendo il nostro lavoro in una situazione di grande disagio. Abbiamo vinto un concorso che ci etichettava come funzionari altamente specializzati e poi questa qualifica si è rivelata essere un contenitore vuoto”. Alessia ci racconta l’esperienza di alcuni suoi colleghi: “Li stanno collocando presso le Prefetture a svolgere mansioni da funzionari amministrativi. Abbiamo un senso di mancato riconoscimento della nostra specializzazione professionale. In questo modo non abbiamo neanche possibilità di progressione di carriera”.
“L’assemblea di oggi rappresenta già di per sé un fatto nuovo e importante. Sono lavoratori che richiedono di essere riconosciuti nella loro professionalità senza disperdere funzioni e competenze – afferma Florindo Oliverio, segretario nazionale della Fp Cgil -. Il nostro è un paese che ha bisogno di una svolta culturale e politica perché il tema dei richiedenti asilo va affrontato in maniera strutturale e non più solo emergenziale. Perché i fenomeni migratori possono conoscere picchi di crescita o di decrescita, ma non sparire del tutto”. Prosegue Oliverio: “C’è bisogno di una iniziativa legislativa che dia continuità e stabilità, prima ancora che a dei lavoratori, a un servizio di eccellenza del nostro paese nel panorama europeo. Da oggi la Fp Cgil darà definitivamente voce ai funzionari amministrativi di alta specialità del Ministero dell’Interno arrivando a proclamare lo stato di agitazione di questi lavoratori fino a che politica e governo non daranno risposte adeguate”.