Fp Cgil, serve scatto su rinnovo contratto dirigenti e professionisti Funzioni Centrali

29 Luglio 2019

Il punto sulla stato della trattativa e le proposte del sindacato

Per i tatticismi di Aran e di alcuni sindacati autonomi, si è persa l’occasione di rinnovare, dopo ormai dieci anni di blocco, anche il Contratto dei Dirigenti e dei Professionisti delle Funzioni Centrali, oltre quello dei medici del Servizio Sanitario Nazionale”. A fare il punto sullo stato delle trattative è il segretario nazionale della Fp Cgil, Florindo Oliverio, aggiungendo che: “Una responsabilità che non sentiamo nostra perché è da oltre un anno che ribadiamo la necessità di un rinnovo contrattuale che riconosca il valore di una dirigenza pubblica, che sappia distinguersi per managerialità e non per il grado di fedeltà al potere politico, e restituisca dignità ai professionisti degli enti pubblici nel rispetto della propria deontologia professionale”.

Così non è stato, fa sapere Oliverio: “Il presidente Gasparrini è arrivato al termine del suo mandato in Aran non riuscendo a costruire, con le parti sindacali che più tengono al miglioramento delle amministrazioni pubbliche e all’adeguato riconoscimento di quanti possono concretamente contribuire al raggiungimento di questo obiettivo, un contratto collettivo senza rincorrere le chimere di chi vuole, per interessi di bottega, solo accaparrarsi fette più grosse di risorse (poche) destinate all’insieme della categoria. Per questo è stato vano anche il tentativo in extremis una settimana fa. Ma è bene, anche per chi assumerà la presidenza dell’Aran nei prossimi giorni, ribadire le posizioni fin qui espresse dalla Funzione Pubblica Cgil, in questi lunghi mesi di trattativa inconcludente”.

Tra i punti, Oliverio sottolinea: “Innanzitutto chiediamo un sistema di relazioni sindacali che restituisca alle rappresentanze sindacali il potere di tutelare e valorizzare il lavoro di dirigenti e professionisti, in ogni amministrazione dello stato, nelle agenzie fiscali e negli enti pubblici non economici, non solo sulle materie che riguardano il rapporto di lavoro ma anche su tutto ciò che, riguardando l’organizzazione del lavoro e dei servizi, condiziona il concreto svolgersi della funzione dirigente e dei professionisti, dai criteri per il conferimento e revoca degli incarichi alle procedure di mobilità. Per questo chiediamo, oltre gli istituti dell’informazione, del confronto e della contrattazione, di istituire un organismo paritetico, in ogni amministrazione, che estenda la partecipazione delle rappresentanze alle scelte organizzative, esercitando anche un compito di proposta per il miglioramento delle condizioni di lavoro e dei servizi”.

Inoltre, aggiunge, “chiediamo di permettere anche a dirigenti e professionisti di scegliersi i propri rappresentanti con libere elezioni e così determinare, assieme al dato associativo, la reale e trasparente certificazione della rappresentatività delle organizzazioni sindacali. Abbiamo poi chiesto di introdurre una norma finalizzata ad estendere anche a dirigenti e professionisti l’accesso alla previdenza complementare e al welfare contrattuale. Relativamente ai dirigenti abbiamo poi sollecitato l’assicurare, con una clausola di salvaguardia, il mantenimento della retribuzione in godimento per quanti passano ad incarico di minore graduazione non per valutazione negativa ma per riorganizzazione dei servizi, almeno fino al termine della durata prevista dal precedente incarico. Così come abbiamo chiesto di stabilire il mantenimento dell’indennità in godimento anche nel caso in cui, per responsabilità dell’amministrazione, vi sia un ritardo nel rinnovo dell’incarico”.

Quanto alla dirigenza delle professioni sanitarie del Ministero della Salute e dell’Aifa, osserva ancora, “abbiamo dichiarato la nostra contrarietà a prevedere l’orario di lavoro a 38 ore settimanali (unico vero risultato ottenuto fin qui dai sindacati autonomi dei medici) e ad ogni istituto ad esso collegato. Il ‘debito orario’, infatti, snatura la funzione dirigente, che deve essere legata al raggiungimento degli obiettivi assegnati, in un’amministrazione moderna che vuole misurarsi con il management dell’impresa privata. Sapendo peraltro che la peculiarità del management pubblico dovrebbe essere finalizzata al raggiungimento di obiettivi che direttamente dipendono dal bene comune rappresentato dalla missione istituzionale dell’amministrazione. Di ben altro hanno invece bisogno i dirigenti del Ministero della Salute come superare definitivamente la disparità di trattamento oggi esistente, tra dirigenti assunti prima e dopo il 2004 o tra le professioni sanitarie, non giustificata dalla graduazione degli incarichi”. Infine, ultima questione, “relativamente ai professionisti ribadiamo la necessità di introdurre nel disciplinare il riferimento al codice deontologico e alla normazione ordinistica mentre attendiamo risposte concrete sia per il superamento del blocco al passaggio all’inquadramento di livello superiore sia per ridurre la differenza retributiva oggi esistente tra due livelli di inquadramento, che si giustificano solo per un vincolo normativo ma non per l’effettivo scarto di responsabilità”.

“Ciò che più ha impressionato di questi lunghi mesi di attesa del termine dei balletti tra Aran e Organizzazioni autonome è l’incomprensibile ritrosia a parlare di cifre e numeri. Non una ipotesi di nuova tabella retributiva è stata resa nota dall’Aran in oltre un anno di confronto. Finora abbiamo solo l’indicazione della Ragioneria dello Stato, che ha tradotto l’impegno del precedente governo con Cgil Cisl Uil nell’accordo del 30 novembre 2016, in aumenti medi mensili pari al 3,48% a regime nel 2018. Sappia il nuovo presidente dell’Aran che, a maggior ragione dopo il Ccnl per i dirigenti del Ssn e a 2019 ormai avanzato, la partita per il Contratto nazionale dell’Area dei Dirigenti e dei Professionisti delle Funzioni Centrali non potrà chiudersi con poco più di 200 euro a regime, magari divisi tra tutte le voci retributive”, conclude Oliverio.

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