“Non procedere alle gare di appalto per lavori fino a un milione di euro può essere un vero e proprio incentivo per le mafie – prosegue la categoria della Cgil dei servizi pubblici -. In questo modo si lasciano soli i lavoratori e si espongono le amministrazioni a fenomeni di corruzione che ancora oggi resistono e andrebbero dunque contrastati con strumenti legislativi adeguati. Invece di procedere in questa direzione, assistiamo al processo inverso di deregolamentazione sulla base dell’errata convinzione che le regole ostacolino il dispiegarsi di ipotetiche crescite economiche”.
“L’Italia non è un paese che ha bisogno di ulteriore consumo di suolo – spiega il sindacato – ma di un grande investimento per il riordino idrogeologico del territorio e di riassetto urbano, negli appalti non ha bisogno di gare al massimo ribasso che permettono dumping contrattuale nei settori privati e in quelli dei servizi pubblici e che rischiano di produrre crisi occupazionali. Abbiamo bisogno di investimenti pubblici che producano lavoro di qualità e sostenibilità nell’impatto con l’ambiente, abbiamo bisogno di un grande piano straordinario di assunzioni nel lavoro pubblico per rafforzare gli uffici che svolgono attività di controllo nel territorio e per tenere alta l’attenzione sui fenomeni di illegalità mettendo in campo strategie di giustizia e protezione sociale”.