“È inaccettabile che nei processi di stabilizzazione dei medici di medicina generale, il governo dimentichi la metà dei precari“. A sostenerlo è la Fp Cgil Medici, spiegando che: “Nel decreto legge recante misure emergenziali in sanità, che dovrebbe anche prevedere percorsi di stabilizzazione per i medici di Medicina Generale, non vengono minimamente considerati i tantissimi medici precari della Continuità assistenziale e dell’Emergenza sanitaria territoriale”.
“Vogliamo denunciare – spiega Francesco Masotti del Coordinamento nazionale Fp Cgil Medici di Medicina Generale – che nel decreto vengono creati percorsi preferenziali esclusivamente per i medici già idonei ai concorsi di accesso alla formazione della medicina generale, ma vengono esclusi tutti quei professionisti della Continuità assistenziale e dell’Emergenza sanitaria territoriale che, seppure in assenza dello specifico titolo di formazione, hanno fattivamente garantito in questi anni la risposta ai reali bisogni di salute della cittadinanza. È assurdo: prima li abbiamo sfruttati per garantire i servizi ed ora li cancelliamo per decreto”.
Per il segretario nazionale della Fp Cgil Medici, Andrea Filippi, “è inaccettabile che il Governo, seguendo una logica tutta corporativa suggerita dal sindacato maggiormente rappresentativo della medicina generale, decida di dividere i precari in categorie privilegiate e protette, da quelle svantaggiate ed evidentemente invisibili agli occhi dei ministri Di Maio e Grillo. Per questo abbiamo chiesto, chiediamo e continueremo a chiedere con forza la stabilizzazione dei medici di questi settori e la trasformazione del loro rapporto di lavoro a convenzione da tempo determinato a tempo indeterminato, così come, peraltro, reclamato dall’intera intersindacale della dirigenza medica”.
Secondo il dirigente sindacale, “per tutelare i servizi e tutti i lavoratori è necessario un decreto che preveda la stabilizzazione dei professionisti dell’emergenza territoriale e della continuità assistenziale, anche attraverso la valorizzazione dell’esperienza acquisita sul campo ai fini dell’ingresso ai corsi di formazione di medicina generale. Corsi che dovrebbero essere parificati alle altre scuole di specializzazione anche attraverso la loro ricollocazione nell’alveo naturale della docenza universitaria delle facoltà di medicina e chirurgia, pari dignità ai lavoratori, pari dignità agli specializzandi”, conclude Filippi.