L’ACCORDO DEFINITIVO SUL LAVORO AGILE
Ieri abbiamo sottoscritto l’accordo definitivo sullo smart working. Un accordo che è stato rivisto rispetto alla prima stesura con alcuni miglioramenti significativi e che noi riteniamo particolarmente innovativo rispetto all’impatto organizzativo ed alle modalità con cui si attiva questo importante istituto lavorativo. La prima particolarità è che l’articolazione complessiva dell’accordo permette di affrontare la fase sperimentale con i criteri che prefigurano una sua entrata a regime rispetto all’insieme delle attività individuate come lavorabili a distanza.
L’ampliamento delle attività che possono entrare nel lavoro agile è infatti il primo elemento di valutazione positiva dell’accordo unitamente alla eliminazione di alcune clausole che potevano diventare punitive per i lavoratori che fruiscono delle tutele sociali, impropriamente definite nella prima stesura come flessibilità.
L’accordo, il cui testo vi trasmettiamo in allegato, entra adesso nella sua fase applicativa e la prossima settimana sarà emanata la relativa circolare, che consentirà l’estensione dell’istituto al 10% del personale in servizio presso ogni struttura, con la possibilità di redistribuire le opportunità nel caso le adesioni risultassero in misura inferiore a questa percentuale.
Nelle valutazioni delle adesioni, nel caso invece di domande eccedenti la quota prevista, vengono inseriti criteri di preferenza che tengono conto delle particolari situazioni socio-familiari e di salute dei dipendenti.
La previsione dell’avvio concreto dei progetti che ci hanno dato ieri è metà giugno o il primo luglio prossimi.
Infine è del tutto evidente che un ruolo fondamentale, sia nella predisposizione dei progetti legati alle attività individuate che nel monitoraggio e nella valutazione degli stessi, lo avranno i Dirigenti degli Uffici ed è pertanto fondamentale la massima attenzione nella fase di programmazione e nell’applicazione dell’accordo nei luoghi di lavoro, avendo cura che gli Uffici predispongano i progetti e identifichino in modo corretto la platea dei lavoratori, segnalandoci tempestivamente ogni comportamento improprio e ed eventuali rinunce a priori rispetto alla sua applicazione.
Invitiamo pertanto tutti i lavoratori interessati a produrre istanza nei modi e nelle forme che saranno indicate nella Circolare.
Il Direttore e noi
Abbiamo avuto, in occasione di un recente viaggio a Arezzo, un colloquio con il Direttore dell’Archivio di Stato dove si è verificata l’immane tragedia che ha colpito purtroppo due colleghi, morti sul lavoro.
Un colloquio con una persona evidentemente provata da questo tragico evento e verso la quale esprimiamo tutta la nostra solidarietà, per essersi trovato, a nostro avviso senza specifiche responsabilità, in un tritacarne mediatico e sotto inchiesta in virtù del ruolo ricoperto.
Nel corso del colloquio il Direttore ci ha posto due problemi, a nostro avviso delicati e importanti,
sollecitandoci ad avviare opportuni approfondimenti.
Il primo è relativo alla individuazione del datore di lavoro ai sensi della vigente normativa sulla sicurezza.
Un problema di non poco conto: il datore di lavoro è colui che può disporre delle prerogative gestionali e di spesa che lo pongano in grado di intervenire immediatamente e con efficacia rispetto alle problematiche insorgenti nella gestione degli apparati di sicurezza in uso presso gli Uffici, in particolare rispetto alla prevenzione dei danni (incendio, allagamenti, etc) al patrimonio custodito. Nel caso degli Archivi noi abbiamo in genere un funzionario privo di poteri di spesa specifica e che riveste un ruolo marginale rispetto alle attività procedurali volte ad assicurare sistemi di protezione e sicurezza privi di rischi per i lavoratori e gli utenti. A cui viene attribuita la titolarità esclusiva del datore di lavoro in assenza di specifiche responsabilità rispetto alla scelta degli apparati da adottare. Una questione su cui ci riserviamo gli opportuni approfondimenti tecnico giuridici i cui esiti renderemo noti sia ai lavoratori che, nel caso le nostre perplessità fossero confermate, all’Amministrazione.
Il secondo problema è più che altro una sollecitazione: quanti sistemi di sicurezza in uso presso gli Archivi e nelle strutture analoghe sono come quelli utilizzati a Arezzo?
Il quesito a nostro avviso va risolto: quei sistemi, che contengono un gas inodore e venefico come l’argon, vanno immediatamente rivisitati e adeguati al potenziale rischio che purtroppo, nel caso di Arezzo, ha comportato il decesso dei due colleghi. Il Ministro ha annunciato proprio a Arezzo lo stanziamento dei 109 milioni di euro da destinare alla messa in sicurezza degli apparati relativi: questa ci pare una priorità assoluta ed è opportuno che anche noi, tramite i nostri delegati, iniziamo a fare una ricognizione sui sistemi in uso presso gli Archivi per verificare il potenziale rischio qualora gli apparati siano analoghi a quelli utilizzati a Arezzo, in modo da poter formulare le opportune richieste al Ministro.
Perché certo altri morti sul lavoro non ce ne devono essere più, nei luoghi della cultura.
Claudio Meloni
FP CGIL Nazionale