La nota di proclamazione unitaria dello stato di agitazione del personale della Giustizia giunge in
un momento cruciale per la vita del Ministero.
La dimensione dell’esodo dal Ministero è assolutamente impressionante, l’irruzione della quota
100 sta già producendo i suoi effetti ulteriori su un organico logorato e colpito da una crisi
profonda nei servizi aggravando oltremodo condizioni di lavoro già al limite.
A questo si assommano i ritardi nell’applicazione di accordi conclusi, finanziati e perfezionati, che
ormai sono assolutamente insopportabili. È giunto per la direzione politica il tempo delle scelte e in
questo contesto devono scegliere come confrontarsi con i rappresentanti dei lavoratori, le cui
scarne modalità adottate sinora sono insufficienti e legate alla occasionalità di incontri riservati e
nessuna risposta rispetto alle richieste ufficiali di incontro.
OCCORRONO RISPOSTE IMMEDIATE SIA SUL PIANO ASSUNZIONALE CHE RISPETTO
ALLA PIENA APPLICAZIONE DI ACCORDI SOTTOSCRITTI E SUI QUALI L’ATTUALE
DIREZIONE POLITICA SI È IMPEGNATA PIÙ VOLTE ALLA LORO PIENA APPLICAZIONE.
Non intendiamo certo sottovalutare le iniziative che si stanno assumendo anche con provvedimenti
in deroga al blocco, ma la dimensione delle uscite dei lavoratori impongono uno sforzo ulteriore: si
arriverà nel 2021 ad una carenza che si potrà aggirare sulla metà del personale occorrente al
funzionamento degli Uffici. Il piano assunzioni determinerà al massimo una copertura del 50%
delle carenze con il rischio di trovarsi al termine del triennio con gli stessi vuoti che si riscontrano
attualmente, senza contare quello che succederà negli anni successivi.
Quello che stiamo verificando oggi è il frutto di un ventennio di politiche sbagliate di tagli indiscriminati al costo del lavoro e di un blocco insopportabile del turnover, in assenza di qualunque ottica programmatoria al di fuori dell’accordo del 26 aprile 2017, accordo che rischia di essere vanificato da inaccettabili ritardi nella sua applicazione. Noi sappiamo bene discernere le responsabilità specifiche di chi ha governato in questi anni, ma l’esercizio del governo impone una assunzione di responsabilità che sinora noi abbiamo verificato più nelle parole che nei fatti.
Per questo serve un confronto politico serio e strutturato: nel cui ambito noi chiederemo di procedere ora e subito agli scorrimenti ex 21 quater, alla emanazione dei bandi per le figure professionali escluse dal processo iniziale, alla emanazione dei bandi per il passaggio dalla prima alle seconda area, al completo assorbimento del bacino dei tirocinanti, autentica vergogna per il Ministero, alla garanzia della mobilità volontaria per tutti i lavoratori, allo scorrimento completo della graduatoria vigente degli assistenti giudiziari, all’applicazione dei passaggi orizzontali previsti dall’accordo stesso.
E chiederemo di procedere subito ad un serio piano di revisione dei fabbisogni professionali, che produca il superamento della prima area funzionale e distribuisca le previsioni nelle altre aree.
Abbiamo un serio problema di relazioni sindacali al DAP, dove il Capo Dipartimento sta attuando,
con decisioni unilaterali, principi cervellotici di rotazione ingiustificata dei lavoratori in nome di una
presunta “flessibilità” che rischia di determinare, oltre allo sconcerto tra i lavoratori, gravi impasse
all’attività ordinaria.
Abbiamo pertanto chiesto per l’ennesima volta un incontro al Ministro e valuteremo con senso di
responsabilità tutte le proposte concrete volte a superare l’attuale impasse: qualora risposte non
dovessero venire assumeremo ogni iniziativa conseguente.
Lo stato di agitazione rinsalda e rende forte il rapporto unitario con CISL e UIL, abbiamo preso atto
con dispiacere della decisione di UNSA e Intesa di optare per una riflessione interna alle loro organizzazioni sindacali sulle iniziative dia intraprendere. Massimo rispetto per questa scelta e sappiamo che le valutazioni sulla situazione del Ministero sono analoghe alle nostre,ma noi non riteniamo che si possa più attendere: lo abbiamo fatto con senso di responsabilità, dando tutto il tempo necessario alla nuova Direzione politica di insediarsi ed avere contezza della grave situazione organizzativa del Ministero e lo abbiamo fatto proprio perché sappiamo discernere le responsabilità. Adesso il tempo per noi è scaduto ed è venuto il tempo delle scelte e delle assunzioni di responsabilità. E, per noi, è giunto il tempo della mobilitazione.
Claudio Meloni
FP CGIL Nazionale