INPS: CCNI 2018 Area VI Professionisti- Qualcosa non torna…

14 Dicembre 2018

CCNI 2018 AREA VI PROFESSIONISTI:QUALCOSA NON TORNA…….

Martedì scorso si è tenuto un ulteriore incontro per la negoziazione del CCNI 2018 per l’Area dei professionisti.
La trattativa non si è svolta, in segno di protesta rispetto a modalità e contenuti della
determinazione presidenziale n. 153 del 30/11/2018, che, come avevamo già denunciato, ha
formulato, senza alcuna previa informativa o confronto con le OO.SS., il piano dei fabbisogni di
personale per il triennio 2018/2020, prevedendo fra l’altro la contrazione di organici senza che
alcuna norma di legge imponga in questo momento tagli alla dotazione di personale dell’INPS.
Per quanto riguarda in particolare i professionisti, è previsto il taglio, in alcun modo
giustificato, di 12 unità del ramo tecnico-edilizio e di 1 unità del ramo legale rispetto agli
organici da ultimo determinati con determinazione n. 59/2017.
Sempre per i professionisti, a fronte di una norma contrattuale vigente, l’articolo 12 del
CCNL del 21/7/2010, che prevede l’articolazione dei professionisti in due livelli differenziati di
professionalità, rispettivamente nella misura del 40% sul secondo livello e del 60% sul primo
livello, il provvedimento fotografa i livelli differenziati ad oggi attribuiti, con la conseguenza che ai
professionisti non sarà consentito l’accesso ai secondi livelli.
Si è ritenuto pertanto necessario sospendere ogni negoziazione in attesa del
necessario ripristino della correttezza nei rapporti sindacali e profonda rivisitazione dei
contenuti del provvedimento.
Non di meno, prima della sospensione, l’amministrazione ha distribuito una nuova ipotesi
di contratto integrativo, elaborata all’esito dei lavori del tavolo tecnico sul sistema indennitario.
Tale testo, a dispetto delle richieste avanzate in occasione del precedente incontro, non
prevede alcun aumento della indennità di funzione e propone invece un ulteriore aumento
della indennità di coordinamento per i coordinatori regionali e metropolitani del ramo
legale.
Tale ipotesi è inaccettabile.
Ribadiamo che il CCNI 2018 è uno snodo contrattuale importante. Proprio perché si pone a
valle della pesantissima “riorganizzazione” dell’Area legale e di una serie di altri provvedimenti che
hanno interessato tutti i professionisti nell’ultimo anno (introduzione del piano di lavoro a distanza,
riscrittura dei criteri di attribuzione degli incarichi, introduzione del principio di rotazione), è in
questa sede che occorre regolare gli effetti di tali operazioni sui lavoratori.
Non solo. Questi provvedimenti vanno ad incidere su una dinamica contrattuale di ente –
dalla quale ci siamo sempre dissociati – che ha visto crescere a dismisura negli anni sia il numero
degli incarichi di coordinamento sia l’ammontare delle relative indennità, ovviamente sempre
a carico del Fondo per la retribuzione di risultato, quindi con una conseguente progressiva e
costante erosione della retribuzione accessoria di tutti i professionisti.
Una simile dinamica era volta (ed è riuscita) a creare una artificiosa frattura fra
professionisti di serie A e professionisti di serie B, differenziando sensibilmente anche dal punto di
vista economico professionisti che la legge, il contratto collettivo e le norme degli ordinamenti
professionali pongono su un piano di assoluta parità. Basti pensare che le indennità di
coordinamento in Inps sono determinate in un range variabile dal 26% fino addirittura all’85%
della retribuzione tabellare, mentre in Inail tutte indistintamente le indennità di coordinamento
sono determinate nella misura del 12% della retribuzione tabellare.
In tale contesto l’amministrazione ha “proposto” (imposto) una riorganizzazione che
avrebbe dovuto consentire “un ingente risparmio di spesa, a valere sul fondo”, da destinare tra
l’altro a “progetti speciali per il funzionamento del lavoro a distanza”, a “misure incentivanti per
assicurare un presidio difensivo più consistente presso aree di criticità” (Informativa 21/11/2017).
Ebbene, come abbiamo verificato al tavolo tecnico, non solo la riorganizzazione non ha
comportato alcun risparmio, ma anzi l’attuale sistema indennitario risulta più costoso del
precedente. Ciò in quanto, come da noi a suo tempo denunciato, a fronte di un lieve decremento
dal punto di vista numerico delle posizioni indennizzate minori (per intenderci quelle mai previste
dal CCNL ed attribuite negli anni in assenza di ogni procedura), è stato attribuito un maggiore
numero di incarichi di coordinamento, compensati con ben più costose indennità.
Torneremo in altra sede sulle modalità di attribuzione di tali incarichi ed anche sulle enormi
difficoltà attuative della riorganizzazione varata (che, come noto, comporta l’ingiustificata
istituzione di decine di nuovi uffici legali). Ai fini del contratto integrativo conta che tali innovazioni
sottrarranno, a partire da ottobre 2018, ulteriori risorse altrimenti destinate al trattamento
accessorio di tutti i professionisti.
A questo si aggiunge l’introduzione nel CCNI della cd. indennità di mobilità, alla quale
viene destinato il 5% delle risorse per l’erogazione della retribuzione di risultato e che, sembra,
andrà a remunerare principalmente i neo coordinatori che, all’esito delle ultime selezioni, abbiano
deciso di trasferirsi in altra sede.
Il risultato di tali interventi è, evidentemente, un massiccio spostamento di risorse
del Fondo a vantaggio di un ristretto gruppo di professionisti, che vedono aumentare in
modo rilevante il loro trattamento economico rispetto a tutti gli altri.
Quando abbiamo chiesto quali fossero le misure compensative, quali gli interventi per
sostenere i legali nelle sedi critiche, quali le misure per compensare gli enormi disagi dei legali
derivanti dall’adozione del piano di lavoro a distanza, o dei tecnici dal riavvio del programma di
dismissioni, abbiamo scoperto che non c’era niente di niente.
In tale situazione, dopo che nel 2017 era stato già proposto l’aumento delle indennità di
alcune figure di coordinamento del tecnico-edilizio, viene oggi proposto l’ulteriore aumento delle
indennità dei coordinatori regionali e metropolitani del ramo legale (il che è paradossale, perché
trattandosi di figure che derivano dal frazionamento di un unico incarico, dovrebbero semmai
essere remunerate in proporzione alle minori responsabilità loro attribuite).
E, alle nostre richieste di aumento dell’indennità di funzione per tutti i professionisti per
compensare i maggiori disagi derivanti dall’attività in sussidiarietà, oppone che non si possono
spostare risorse dalla parte variabile del Fondo verso il sistema indennitario !!!!!
Noi riteniamo che il nostro ruolo nella contrattazione sia assicurare una distribuzione del
Fondo equa ed idonea a compensare in modo adeguato (sulla base di un sistema di valutazione
specifico per le attività professionali) l’impegno e la qualità offerti dal singolo professionista e le
importanti responsabilità connesse.
Per questo motivo, non firmeremo l’ipotesi sottoposta. E non firmeremo contratti
integrativi che non segnino un’inversione di tendenza, dando un significato concreto alle
espressioni di autonomia e parità tra professionisti e soprattutto remunerando le sempre
crescenti e più onerose responsabilità connesse all’attività professionale.
P.S. Poiché l’altro giorno al tavolo eravamo soli ad insistere in queste richieste, siamo sicuri
che, alla ripresa delle trattative, avremo al nostro fianco tutte le altre sigle, che potranno sostenere,
con noi, quello che scrivono nei comunicati.

IL COORDINATORE NAZIONALE FP CGIL INPS
Matteo Ariano

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