LA BATTAGLIA SUL CONTO TERZI
Ieri abbiamo avuto una riunione del tavolo nazionale sulla questione Conto Terzi, importante non
certo per il tema, che continuiamo a definire come non prioritario, ma per le conclusioni interpretative
da parte dell’amministrazione sulla modalità di applicazione della norma introdotta dalla legge di
stabilità ultima, conclusioni che a nostro parere mettono termine ad una discussione capziosa dove,
come spesso accade in questa amministrazione, si tenta di piegare le norme ad interpretazioni di
comodo o di parte.
Da questo punto di vista a nostro avviso la proposta presentata dall’Amministrazione fa giustizia: la
prestazione viene inquadrata dal punto di vista normativo in maniera corretta e le modifiche proposte
rispecchiano la necessità di una corretta regolazione nell’accesso a questo istituto, che non poteva
certo essere identificato come una prestazione ordinaria. Ed anche il fatto che l’Amministrazione si è
presentata al tavolo con una linea condivisa da tutta la delegazione e non con le voci dissonanti e
qualche stecca ascoltata nell’ultima riunione lo giudichiamo positivo. Il testo dell’accordo sortito dal
tavolo a nostro avviso consente maggiore equità nella distribuzione delle opportunità, un controllo più
rigoroso nelle procedure contabili, maggiori garanzia rispetto al tetto massimo raggiungibile
annualmente dal singolo lavoratore, che viene individuato nell’importo di 7000 euro lordi, una
maggiore trasparenza nei criteri adottati e nelle fasi di rendicontazione. Per questi motivi abbiamo
espresso la nostra disponibilità alla sottoscrizione e poi abbiamo assistito ad una battaglia, che non
esitiamo a definire di retroguardia, condotta dalla UIL sulla base di posizioni che sin da subito ci sono
sembrate parecchio singolari. E così la battaglia si è conclusa con qualche ferito, e il ferito è
soprattutto il principio dell’unità sindacale.
E, sempre con la necessaria chiarezza e onestà intellettuale, dobbiamo sottolineare che noi non
abbiamo gradito affatto, sia nel merito che nel metodo, le posizioni assunte dagli amici della UIL. Nel
metodo perché è stato letteralmente imposto al tavolo nazionale un tema che di urgente aveva ben
poco, e lo testimonia l’accordo che , nei suoi criteri regolatori, non si discosta se non in minima parte
dall’accordo precedente, e nel merito perché la posizione portata pervicacemente avanti, basata
sulla interpretazione di una natura non più extraistituzionale della prestazione conto terzi, ci è parsa
del tutto fuorviante rispetto alle norme che regolano il nostro rapporto di lavoro. Con l’obiettivo
esplicito di eliminare il tetto retributivo dei 5 mila euro e di assimilare queste prestazioni a quelle
ordinarie. Non si tratta solo di una differenza di vedute, di per sé legittima, ma delle implicazioni che
tale scelta avrebbe comportato sulla organizzazione dei cicli lavorativi, introducendo un ulteriore
elemento di deregolazione a tutto favore dei privati e dei pochi siti che fanno cassa significativa con il
conto terzi. Dal nostro punto di vista già i 7000 euro sono un miraggio per il 98% dei lavoratori,
figuriamoci i 10 mila proposti dalla UIL come punto estremo di mediazione per avere la loro
sottoscrizione. In sostanza ieri ci è parso di ripercorrere tempi passati che non avremmo voluto
rivedere: abbiamo tenuto in questi anni un comportamento costantemente indirizzato verso una
sintesi unitaria delle posizioni del sindacato confederale. Ma noi non ci siamo sposati con nessuno e
misuriamo ogni giorno i percorsi unitari sulla base dei contenuti e del reciproco rispetto. Spiace
constatare che in questo caso sono prevalsi interessi di parte e spinte particolaristiche: ci auguriamo
che questo non avvenga più nel futuro altrimenti saremo costretti a fare scelte con dispiacere
diverse.
Sempre ieri è scoppiata sul tavolo la querelle sulla legittimità della presenza delle OO.SS. non
firmatarie del CCNL al tavolo nazionale ed anche su questo abbiamo partecipato ad un dibattito
vivace ed in qualche caso fuori dalle righe. Dal nostro punto di vista la questione non poteva
riguardare la riunione di ieri, dove l’Amministrazione ha consentito la partecipazione delle sigle non
firmatarie interpretando l’argomento come coda contrattuale, e noi riteniamo questa interpretazione
corretta. Resta sul tavolo il problema principale, ovvero se le sigle sindacali non firmatarie siano
ammesse o meno ai tavoli di contrattazione integrativa che applica il nuovo CCNL, e invece da
questo punto di vista non c’è alcuna interpretazione da fare perché la legge parla chiaro. Lo diciamo
senza alcun intento polemico: non amiamo i tavoli separati o le guerriglie procedurali, ma le regole
vanno rispettate, fatto salvo il legittimo diritto di ciascuno di condividerle o meno e di impugnarle nelle
sedi che si ritine più opportune.
E, inoltre, sempre in tema di urgenze vere abbiamo chiesto all’Amministrazione di calendarizzare gli
incontri sui temi che abbiamo più volte rappresentato: a breve ci sarà un incontro che riprenderà il
confronto sui passaggi di area, a seguire avremo FUA e progressioni economiche 2018, nonché
l’avvio del confronto sull’applicazione del nuovo CCNL, sia per quel che riguarda la normativa sulle
tutele sociali, che deve essere indirizzata ad una loro corretta applicazione che per la costruzione del
nuovo Contratto Integrativo che in primis dovrà rivedere ed aggiornare i progetti nazionali di
prolungamento orario e produttività ed efficienza. A tal proposito abbiamo rappresentato
all’amministrazione l’urgenza di intervenire presso alcuni dirigenti periferici che continuano
pervicacemente, a dispetto del minimo rispetto delle norme e degli accordi nazionali, a proporre e
imporre sui tavoli locali il cosiddetto turnone, ovvero l’impiego dei lavoratori su quattro giorni alla
settimana, senza più il pagamento delle turnazioni e dei progetti nazionali e in deroga alle previsioni
del CCNL. Il principale esponente di questa singolare corrente interpretativa è il direttore del Polo
Museale del Veneto, a cui rivolgiamo pubblica diffida a procedere, visto che le nostre note le ha
ignorate del tutto. E la pubblica diffida siamo costretti ad estenderla all’amministrazione, se non
interviene immediatamente a fermare questi propositi, perché non è più ammissibile in questi casi un
atteggiamento pilatesco: sono tenuti ad intervenire immediatamente altrimenti saremo costretti ad
assumere una posizione fortemente conflittuale a partire dalla sospensione delle relazioni sindacali
fino a valutare forme di mobilitazione dei lavoratori. Chiediamo semplicemente il rispetto delle regole
ed il giusto sanzionamento di comportamenti fuori dalle regole e irrispettosi dei diritti contrattuali dei
lavoratori e delle prerogative della parte sindacale.
In allegato vi inviamo il testo dell’accordo e del relativo disciplinare.
FP CGIL Nazionale MIBACT
Claudio Meloni