E proprio quando, dopo 40 anni, i traguardi raggiunti dovrebbero essere dati per assodati, c’è ancora chi ‘minaccia’ la legittimità della 194, con discutibili campagne pubblicitarie, manifestazioni e interventi sui social. Un chiaro tentativo di far regredire la nostra società su diritti che dovrebbero essere acquisiti per sempre. È quindi necessario rilanciare una nuova battaglia culturale e ricordare con vigore, ancora una volta, l’importanza della libera scelta di una donna ad una maternità consapevole.
Guardando al fenomeno dell’interruzione volontaria della gravidanza in una prospettiva storica, tenendo conto di un arco di tempo che va dal momento dell’applicazione della legge 194, nel 1978, fino ad oggi, si riscontra in maniera evidente dai dati forniti nella Relazione del Ministero della Salute che il fenomeno è in costante diminuzione. Attualmente il tasso di abortività del nostro Paese è fra i più bassi tra quelli dei paesi occidentali. Basti pensare che in un solo anno, dal 2015 al 2016, il numero di aborti in Italia è passato da 87.639 a 84.926.
Ma la legge 194 non va solo difesa e applicata, va anche ampliata. È infatti aumentata per le donne la difficoltà di interrompere la gravidanza a causa del crescente numero di obiettori di coscienza che impediscono di decidere liberamente. È necessario dunque riprendere il percorso non solo per il mantenimento dei diritti raggiunti ma anche per acquisire quelli ancora da raggiungere in tema di politiche di genere e di servizi alle donne, anche attraverso una attenta regolamentazione del fenomeno dell’obiezione di coscienza che non può impedire alla donna di scegliere per se stessa e per la propria salute.
La Fp Cgil sostiene da sempre l’importanza della libera scelta e di una maternità consapevole, attraverso la valorizzazione delle attività di tutti i consultori sul territorio nazionale che accompagnano la donna in questo delicato e intimo percorso. E, più in generale, impegna tutte le proprie strutture all’accoglienza delle culture diverse, delle donne migranti, dei transgender, e alla tutela sociale della maternità.
Le cronache di quotidiani e telegiornali, costantemente travolte da drammatiche notizie di femminicidi e violenza sulle donne, e l’evidente assenza di politiche in grado di contrastare questi fenomeni, sono il prodotto culturale di una società che deve obbligatoriamente cambiare in meglio. È necessario impegnarsi tutti, uomini e donne, nel promuovere azioni a favore di queste battaglie di civiltà.
A tal proposito, in questi giorni è stata inviata una lettera aperta alle donne parlamentari della XVIII legislatura da parte di una vasta rete di donne, associazioni, istituzioni, esponenti della politica e sindacati, tra questi la Cgil. Una lettera, dal titolo “Le donne sono qui”, dietro l’hashtag #Save194, per festeggiare “che siate d’accordo o no – si legge nel testo – i 40 anni della legge che ha dato alle donne il diritto di dire la prima e l’ultima parola sul proprio corpo”. Per unirti alle firme della lettera clicca qui.