Mai come quest’anno è necessario che la data dell’8 marzo sia una straordinaria occasione per dare seguito alla grande e partecipata mobilitazione generale. La CGIL promuoverà assemblee in tutti i luoghi di lavoro e, laddove ve ne siano le condizioni e le possibilità, garantirà l’effettuazione dello sciopero. Gli attacchi alla libertà delle donne si moltiplicano. Hanno i volti minacciosi di Trump e di Putin, ma non solo: ovunque respiriamo un’aria pesante, di decadenza e di restaurazione. Le donne l’hanno capito subito e si uniscono. Da mesi scendono piazza in tutto il mondo contro la violenza, contro le discriminazioni e le disuguaglianze nel lavoro, per rivendicare il diritto all’autodeterminazione, per difendere i diritti umani e sconfiggere il patriarcato. La CGIL ha scelto la strada delle assemblee e del confronto con lavoratrici e lavoratori per mettere a nudo una cultura che divide uomini e donne anche nel mondo del lavoro, per discutere temi che riguardano tutti, non soltanto le donne.
Abbiamo una lunga storia di mobilitazione e di lotte per i diritti delle donne, ma è la prima volta che questa indicazione viene data all’intera organizzazione. Vogliamo impegnarci in una battaglia limpida e netta anche di ordine culturale, perché è la cultura che va cambiata, ed è arrivato il momento di rompere il silenzio degli uomini. La violenza di genere non conosce tregua, e i femminicidi sono sempre più efferati. Nel 2016 in Italia sono stati 116.
E in fatto di diseguaglianze, a partire da quelle salariali, siamo tra i primi paesi in Europa, il che rende le donne più esposte, perché la povertà e la precarietà rendono molto difficile sottrarsi alla violenza maschile e tornare a una vita libera. Invece sappiamo bene che le donne, insieme ai giovani, sono particolarmente penalizzate dalla crisi economica. Lo dimostrano le disuguaglianze che sono in aumento anche tra le stesse donne, per esempio tra chi ha un figlio e chi non ne ha.
Allora è necessario un salto in avanti, e dobbiamo saltare tutte insieme: donne dei sindacati, della politica, delle associazioni. La costruzione di una potente rete di donne è fondamentale per parlare un linguaggio corale, forte, non difensivo, né divisivo e ancor meno populista. Adottando, quindi, pratiche diverse da quelle maschili. Da tempo la Cgil ha scelto di mettere al centro della propria azione contrattuale e sociale il tema della dignità, della libertà, dei diritti, del lavoro e delle ingiuste disparità: proprio in questa direzione va anche la campagna per i due SI ai referendum popolari sul lavoro, per abrogare i voucher e per la responsabilità solidale negli appalti in cui siamo impegnati con tutte le nostre forze. Appalti e voucher riguardano la condizioni di milioni di lavoratori e lavoratrici in questo paese.
Più della metà sono donne. Donne giovani. Ecco perché l’8 marzo non può essere e non sarà una giornata rituale. Dobbiamo avere l’ambizione di non fermarci alla parità e alle rivendicazioni, ma batterci per cambiare la società e per renderla migliore, portando avanti di pari passo la battaglia per i diritti, per l’autoderminazione e per l’effettiva libertà. Batterci perché questi temi attraversino tutte le politiche, anche nel sindacato: e non siano più considerati non siano più considerati delle donne, ma diventino dell’intera organizzazione. Oggi le donne oggi sono un potente motore di cambiamento e contrastano forti resistenze culturali, accelerando la trasformazione necessaria non solo a raggiungere un giusto equilibrio tra i generi, ma per far evolvere l’intera società. Le donne della Cgil, la Cgil tutta è da molti decenni, e oggi più che mai, una delle forze che si muovono in questa direzione.
Non è una questione di donne