IL RISPETTO DELLE REGOLE
Da un po’ di tempo
stiamo assistendo al verificarsi di situazioni di mancato rispetto delle
relazioni sindacali ai vari livelli, in particolare nei settori delicati dei
musei e, ancora più nello specifico, nei musei autonomi, un settore che non a
caso detta le linee strategiche all’intero ministero. E questo settore sta
diventando terreno di regolamenti di conti con il sindacato e nei cosiddetti
Direttori manager dei musei autonomi sembra stia prevalendo l’idea che le
relazioni sindacali siano solo un intralcio, quasi fossero chiamati a fare gli
amministratori delegati con i soldi di Pantalone e non i dirigenti pubblici
dello Stato.
Alcuni esempi: la
DG Musei che si è attribuita autonomamente il diritto di intervenire in una
diatriba locale attizzata da sigle sindacali
minoritarie che non hanno accettato un accordo sottoscritto dalle sigle
più rappresentative. Diritto che non gli viene attribuito da nessun accordo in
materia e che invece viene esercitato addirittura imponendo la sospensione di
atti attuativi dell’accordo stesso.
O quanto
scandalosamente sta avvenendo a galleria Borghese, dove la Direttrice ha aperto
per prolungamenti di orario serale non concordati ed in assenza di misure di
sicurezza. Arrivando ad aprire la sera del 30 dicembre scorso solo con
volontari in una situazione di massima allerta antiterrorismo addirittura
annunciata dal Ministro dell’Interno in persona e del tutto ignorata dalla
Direttrice che ha aperto a 360 persone con tre volontari tre.
O quanto sta
avvenendo al Museo Archeologico Nazionale di Napoli dove il Direttore, che si
permette di definire pubblicamente come feudale il nostro sistema di relazioni
sindacali, cambia profilo motu proprio a 17 dipendenti sulla scorta di una
interpretazione capziosa di una sentenza per demansionamento e non si adegua
nemmeno alle indicazioni che provengono dal centro nazionale. E con situazioni
di conflitto interno che si vanno via via acuendo alla GNAM, alla Galleria
Estense di Modena per non parlare di Mantova e via dicendo.
Insomma sta prevalendo in noi la curiosa sensazione che il tavolo
nazionale viene utilizzato per acquietare i sindacati riottosi mentre sul
territorio si lasciano mani libere a dirigenti in vena di atteggiamenti
padronali.
Non ci siamo. Il rispetto delle regole che noi ci siamo dati è
condizione imprescindibile per mantenere il confronto su livelli accettabili,
se qualcuno pensa che noi ci mettiamo la faccia su una riforma che non esitiamo
a definire disastrosa nei suoi effetti si sbaglia di grosso. Pertanto ci
permettiamo un avviso pubblico: o si mette a regime un sistema di governance
dell’organizzazione in grado di uniformare i comportamenti alle regole ed agli
accordi sottoscritti a livello nazionale oppure noi ritireremo le designazioni
che abbiamo fatto sui tavoli tecnici e riporteremo tutte le questioni al tavolo
politico. Per quello che ci riguarda valuteremo con attenzione le iniziative
che l’amministrazione intraprenderà al riguardo e sia chiaro che su questo non
ci sono ne sconti ne saldi.
Addio alle Soprintendenze speciali?
Lunedì siamo convocati al tavolo nazionale per una informativa
circa l’applicazione del comma 432 della legge di stabilità, ovvero la nuova
normetta blitz che interviene ancora una volta sulla struttura del Ministero
questa volta mettendo nel mirino le Soprintendenze speciali di Roma e Pompei.
La norma dà 30 giorni di tempo alla sua attuazione e così ci avviamo
tristemente alla perdita sicura della Soprintendenza romana, che verrà
sostituita dall’ennesimo museo autonomo e non sappiamo ancora cosa succederà a
Pompei. Anche in questo caso ci troviamo di fronte ad un processo riformatore
che va avanti a strappi, con decisioni normative infilate nella legge di
stabilità, senza alcun dibattito che coinvolga gli addetti ai lavori. Si chiude
così una epopea gloriosa per la tutela e la valorizzazione di un patrimonio
culturale dal valore inestimabile, in nome di un progetto che non sta
producendo altro che un enorme caos organizzativo.
Lunedì è convocato anche il Consiglio Superiore, ma certo
non ci attendiamo molto da un organo ormai diventato un orpello nella mani del
Ministro, con un Presidente che non manca ogni occasioni per illustrare le
magnifiche sorti progressive di una riforma sbagliata e inconcludente e per
attaccare i lavoratori “fannulloni” del Ministero.
Ma questi sono i tempi e occorre mantenere nervi saldi e
speranza per il futuro: raccoglieremo le macerie ma ci saremo.
FP CGIL Nazionale MIBACT
Claudio Meloni
Progressioni economiche: istruzioni per l’uso
La pubblicazione
delle graduatorie economiche ha, come era prevedibile sollevato polemiche e
recriminazioni tra i lavoratori. La prevedibilità è data dal numero,
relativamente esiguo, delle stesse: solo 1 lavoratore su 4 che hanno fatto
domanda ha avuto la progressione e questo naturalmente ha accentuato lo
scontento degli esclusi. Per questo riteniamo utile ricordare che nel dicembre
2015 noi avevamo avanzato la proposta di chiudere tutto il processo in un anno
e non sulla base di un accordo triennale che, ricordiamo prevede allo stato
12050 progressioni entro il 2018. Lo ricordiamo a tutti, in primis a chi non ha
condiviso la nostra proposta di allora, perché certo gli effetti di un numero
maggiore sarebbero stati diversi nell’impatto tra i lavoratori.
Detto questo
vogliamo rassicurare, per quanto possibile, i lavoratori: il processo va avanti
anche nel 2017 e nel 2018 con alcune precisazioni che sono doverose:
per completare il
processo su 12.050 progressioni occorrono 12 milioni di euro circa del FUA. il
che comporta necessariamente il reperimento di risorse certe e tale operazione
inevitabilmente intaccherà l’attuale ripartizione del fondo, in particolare
quella prevista per i progetti nazionali. Questo a meno che il Ministro non sia
in grado di portare risorse fresche, come ha paventato nell’incontro del 30
agosto scorso. Ma noi siamo abituati a fare i conti su quello che è disponibile
e sempre per rimanere al pallottoliere sarebbero necessari circa 18 milioni di
euro per chiudere per tutti i lavoratori il processo nel 2018. Quindi con l’obiettivo
di arrivare nel 2018 a coprire tutto il personale del Ministero. Noi riteniamo
questa operazione fattibile sulla scorta di valutazioni contabili: i progetti
nazionali possono essere rimodulati attingendo alle risorse della
valorizzazione che quest’anno avranno un incremento di 5 milioni di euro e
devono essere rimodulati in quanto l’apertura a 11 ore non può essere garantita
in tutti gli uffici del Ministero e già si registrano numerose incursioni degli
occhiuti organi di controllo che in qualche caso non hanno assentito
addirittura nemmeno al pagamento delle turnazioni ritenendole, a torto,
esclusivamente funzionali alle aperture di 11 ore ed in qualche altro
addirittura sono arrivati a chiedere la restituzione delle somme erogate ai
lavoratori. Questa situazione pone inevitabilmente la necessità di rivedere i
progetti nazionali, assicurando a tutti la partecipazione ai nuovi progetti e
tenendo conto della necessità di attingere a parte delle risorse per finanziare
l’intero processo delle progressioni economiche. Tutto questo al netto delle
eventuali nuove risorse recuperabili sia attraverso auspicabili incrementi del
FUA (dal nuovo CCNL e in riferimento agli impegni del Ministro), che tramite il
recupero delle somme spese negli anni precedenti per le riqualificazioni a
seguito del pensionamento del personale che ne ha beneficiato Questa proposta
la anticipiamo pubblicamente per la discussione tra i lavoratori e la porteremo
al confronto con l’Amministrazione ed i colleghi delle altre sigle sindacali. Per quanto riguarda
il processo 2016 ci preme sottolineare due aspetti:
il primo è la
necessità imprescindibile di garantire trasparenza al processo. da questo punto
di vista la pubblicazione delle graduatorie per elenchi non aiuta certo: i
lavoratori hanno diritto di conoscere la posizione in una graduatoria,
indipendentemente dal fatto che siano stati valutati o meno. Così come i
lavoratori hanno diritto ad avere spiegazioni formali rispetto alla specifica
posizione, Quindi la Commissione e l’Amministrazione hanno l’obbligo di dare i
chiarimenti richiesti. E, a nostro avviso, sarebbe quanto mai salutare una
pubblicazione integrale della graduatoria: un obbligo di trasparenza a cui non
riteniamo sia rispettoso sottrarsi. Sapendo perfettamente che la graduatoria si
esaurisce con i vincitori e non è possibile un suo scorrimento in quanto esplicitamente vietato dagli organi
di controllo.
Il secondo aspetto
che ci preme segnalare è la necessità di controlli capillari su tutto il
personale rientrante tra i vincitori. Il tempo c’è per poterlo fare e anche in
questo caso va garantita trasparenza e
la corretta applicazione dei criteri concordati.
Ricordiamo al
riguardo che i nostri uffici legali sul territorio sono a disposizione dei
nostri iscritti per valutare ogni situazione che si ritenga illegittima e al
riguardo invitiamo tutte le nostre strutture territoriali a garantire adeguata
assistenza legale ai lavoratori che la dovessero richiedere.
Considerata
l’impossibilità di avere uno scorrimento di queste graduatorie, le progressioni
2017 dovranno avere un nuovo accordo che si dovrà concludere entro il mese di
dicembre prossimo. Sarà questa l’occasione per verificare la funzionalità dei
criteri scelti nel 2016 e, nel caso, apportare opportune modifiche. Da questo
punto di vista siamo disponibili ad ogni utile suggerimento precisando solo che
il criterio della formazione è un criterio ineliminabile, sia perché previsto
dal CCNL sia perché l’altro criterio imposto dagli organi di controllo e
presente nella maggior parte degli accordi in materia sottoscritti negli altri
ministeri è la valutazione individuale fatta dal dirigente. Si può immaginare
di reinserire i titoli di servizio, e noi siamo disponibili a valutarlo, e di
resettare meglio il criterio della formazione. Su questo avvieremo il dibattito
e il confronto tra di noi e con gli altri interlocutori.
FP CGIL Nazionale MIBACT
Claudio Meloni