Lasciati soli dai vertici e in cattive condizioni di lavoro, si guardi ai vertici
Roma,
22 dicembre – “Non è tollerabile che a pagare il prezzo più alto per la
cattiva gestione del sistema penitenziario siano ancora una volta siano
i poliziotti penitenziari”. Così il segretario nazionale della Fp Cgil,
Salvatore Chiaramonte, commenta la notizia degli undici poliziotti
penitenziari in servizio a Rebibbia indagati per l’evasione dei tre
detenuti albanesi del 27 ottobre scorso.
Il dirigente sindacale
sottolinea “la totale fiducia nell’operato della Magistratura ma
riteniamo che non possano pagare coloro i quali sono lascati soli dai
vertici del sistema, che operano in un contesto difficile e che sono
costretti a carichi di lavoro massacranti a causa della grave carenza di
organico di cui soffre il Corpo di Polizia Penitenziaria. Carenza .
aggiunge – causata dai mancati investimenti per le assunzioni, per i
sistemi di sorveglianza e la formazione, che la politica non ha avuto il
coraggio di fare nel settore, ma anche dalla cattiva gestione del
personale messa in atto negli anni dai vertici del Dipartimento
dell’Amministrazione Penitenziaria”.
Per questo motivo, aggiunge
Chiaramonte, “risulta incomprensibile come questi stessi vertici non
vengano chiamati a rispondere del loro operato. Per quale motivo non si
vada ad indagare su come si siano create le gravi carenze di organico
che affliggono l’istituto di Rebibbia, circa trecento unità, come molti
altri del resto del territorio nazionale, e sul perché molti poliziotti
penitenziari siano stati distolti dai loro compiti istituzionali e
distaccati in sedi amministrative a fare altro”. Da tempo, ricorda il
segretario nazionale della Fp Cgil, “denunciamo tale fenomeno e,
malgrado qualche incontro con le organizzazioni sindacali al DAP e
qualche dichiarazione d’intenti, ancora non si è dato il via ad un
progetto di recupero del personale di Polizia penitenziaria verso le
carceri. Riteniamo che il momento di agire non sia più rinviabile e che
coloro che si sono succeduti negli anni alla guida del Dap comincino a
rispondere del loro operato”, conclude.