Comunicato
CGIL – PROGRESSIONI
ECONOMICHE
L’amministrazione ci ha appena trasmesso copia dell’ordinanza con
la quale il giudice del lavoro ha respinto la richiesta di sospensiva e
quella di rimessione all’ARAN per la corretta interpretazione delle regole contrattuali,
presentata nell’ambito del ricorso organizzato da FPM.
Ovviamente consideriamo questa una buona notizia (che francamente ci
aspettavamo), perché rende ragionevolmente certo che la procedura per le
progressioni economiche avrà termine con l’emanazione della graduatoria o,
meglio, delle graduatorie finali e con il conseguente il passaggio ad un
livello economico superiore di più del 70% del personale.
Contro l’accordo è in atto un contrasto dissennato e inspiegabile (lo
testimoniano ampiamente la richiesta di sospensiva e anche, quella finora
ignota, di rimessione all’ARAN) che avrebbe portato, se coronato da successo,
al bel risultato di annullare, di fatto e in maniera irrecuperabile, l’accordo
e i passaggi di livello, anche se poi il giudice avesse respinto nel merito il
ricorso.
Questo tentativo è tuttora in corso, almeno in teoria, perché il giudice
potrebbe annullare la procedura anche nell’udienza del 13 marzo 2017, quando
deciderà sul merito del ricorso, cioè a dire a cose fatte. Certo noi
consideriamo l’evento improbabile anche alla luce di quanto argomentato
nell’ordinanza, ma vogliamo far notare quale sarebbe potuto essere l’unico
esito di questi ricorsi se avessero trovato accoglimento o nella richiesta di
sospensiva o nel merito: l’annullamento della procedura con la perdita della
possibilità di effettuare le progressioni economiche per un tempo indefinito.
Rimangono del tutto misteriose le ragioni per le quali delle organizzazioni
sindacali hanno incentivato, organizzato e patrocinato ricorsi che addirittura
erano suscettibili di creare un danno agli stessi ricorrenti.
In proposito riportiamo il testo di un brano dell’ordinanza che è
straordinariamente illuminante su quanto siano inspiegabili le ragioni che
hanno guidato queste scelte pericolose per i lavoratori:
tanto premesso, non ritiene il Giudice che nel caso in esame ricorra il
requisito del periculum in mora necessario per la concessione della
tutela cautelare; e questo per due ragioni; in primo luogo, perchè la procedura
è già iniziata, è attualmente in corso ed alla stessa partecipano gli odierni
ricorrenti;
Il giudice, in sostanza, chiarisce che la sospensiva sarebbe stata il vero
pericolo per tutti i lavoratori e persino per i ricorrenti che partecipano
“regolarmente” alla procedura.
Da parte nostra, ribadiamo che continueremo a vigilare,
come è nostro dovere e nostro costume e come abbiamo fatto costantemente, sulle
fasi di applicazione dell’accordo, a tutela dei diritti e degli interessi delle
lavoratrici e dei lavoratori del MEF.
Roma 27/10/2016
CGIL FP Nazionale
Luciano Boldorini