Giustizia: “Un po’ di chiarezza”- Comunicato ai lavoratori della Giustizia O.G.

16 Settembre 2016

 
Comunicato ai lavoratori della Giustizia O.G.

UN
PO’ DI CHIAREZZA TRA TANTI SCHIAMAZZI

In queste ore nel mondo dei
social si stanno spargendo illazioni, insulti e, a volte, false informazioni in
merito alla presenza di lavoratori provenienti da altre Amministrazioni, in
particolare dalla CRI

Detto ciò c’è il mondo virtuale
e quello reale, dove invece si fanno le cose e si cercano le soluzioni per
risolvere i problemi.

E’ quello che un sindacato deve
fare ed è quello che la FPCGIL fa ogni giorno per trovare soluzioni per tutti i
lavoratori.

Si sa, inoltre, che la FPCGIL
non è un sindacato corporativo e che ha nel suo DNA non la difesa di questa o
di quella categoria, ma di tutti i lavoratori.

I commenti che leggiamo sui
social e altrove contro alcuni lavoratori che, ricordiamo, sono perdenti posti
provenienti da altre Amministrazioni, danno l’idea di come si stia perdendo il
buonsenso a favore di una frammentazione corporativistica della questione.

In una situazione certo
intricata e a tratti paradossale i bersagli sono diventati i
“barellieri” mentre pochi sanno chi sono i responsabili di questo
pasticcio istituzionale che ha danneggiato in primis proprio i lavoratori della
Croce rossa che, dopo anni di professionale servizio in campo sanitario, di
certo non aspiravano a finire, invisi da tutti, in un ufficio giudiziario.

Ma spieghiamo una volta per
tutte i fatti: la mobilità dalle province e dalla Croce Rossa (enti in
dismissione e, dunque, lavoratori perdenti posto) nasce da alcune leggi del
Governo Renzi e da un Decreto della Ministra Madia che hanno creato un vero e
proprio corto circuito normativo.

Il Decreto in questione, del
settembre 2015, stabiliva, contro ogni logica, che i lavoratori della Croce
Rossa potevano transitare in mobilità SOLO verso le Amministrazioni Centrali.

La FPCGIL, a difesa della
professionalità di quei lavoratori (e del loro posto di lavoro!) e per evitare
i pasticci che si sono verificati, a quel punto impugnava davanti al TAR del
Lazio il DM Madia, sostenendo che i lavoratori della CRI dovevano avere, al
pari dei lavoratori delle province, nonché a rigor di logica per motivi
professionali, sbocchi nel SSN.

Il Governo, evidentemente per
il timore che il TAR (che in realtà aveva manifestato l’intenzione di
accogliere il ricorso) bloccasse le procedure, si affrettava a mettere in
Stabilità 2016 una norma che “sanava” la questione obbligando le
Regioni ad assumere nel SSN tutti gli autisti soccorritori nonché a pubblicare
posti, anche per i lavoratori della CRI, degli Enti Locali e del SSN.
Praticamente quanto da noi sostenuto nel ricorso che, a quel punto, veniva
sospeso per mancanza di oggetto del contendere.

Detto ciò al tavolo del
Ministero della Funzione Pubblica a marzo si discuteva del famoso
“portale” della mobilità. La grande procedura di mobilità annunciata
dalla Ministra Madia sui social cominciava, però, a mostrare le proprie falle.

Il Portale infatti si è
dimostrato un meccanismo astratto in cui, in base alle da noi contestate
tabelle di equiparazione che ragionano solo di posizioni economiche senza tener
conto delle professionalità, le Amministrazioni pubblicano i posti disponibili
e i lavoratori vengono “automaticamente agganciati” in base al loro
profilo economico.

Al tavolo con il Dipartimento
della Funzione Pubblica, prima della partenza della prima fase nella quale
colpevolmente le Regioni, nonostante la norma della stabilità NON avevano
pubblicato posti del SSN, la FPCGIL segnalava che i lavoratori della CRI
dovevano avere la possibilità, in particolare per le professioni sociosanitarie
o tecnico-sanitarie, di poter concorrere per il SSN perché con ogni probabilità
nelle Amministrazioni centrali non avrebbero trovato una collocazione
rispettosa della loro professionalità. ll Dipartimento della Funzione Pubblica,
ignorando le nostre rimostranze, faceva partire la prima fase sostanzialmente
non ottemperando alla norma presente in stabilità, e così alcuni lavoratori
venivano inseriti nel portale e successivamente agganciati, anche se con
professionalità del tutto avulse, unicamente in base al profilo economico,
dalle Amministrazioni centrali tra cui quella della Giustizia.

In esito alla procedura
qualcuno ha rinunciato, qualcuno vorrebbe ancora rinunciare ma sia la CRI che
il Dipartimento della Funzione Pubblica ha detto loro che non è possibile,
qualcuno ha accettato perché quando si parla di perdere il lavoro si è disposti
a fare qualunque cosa, anche a reinventarsi cancellieri.

Molti, la maggioranza, grazie
alla norma presente in stabilità, indotta dalla FPCGIL, non hanno partecipato
affatto e saranno ricollocati in seconda fase nel SSN.

Ecco come sono andati i fatti,
chi sono i veri “colpevoli” di questa gestione dilettantistica e
superficiale, che hanno trattato la mobilità come uno spot da far girare sui
social (anche loro) e non come una operazione di riconversione della professionalità.
Hanno considerato le persone come pedine da spostare ed hanno obbligato tutte
le pubbliche Amministrazioni a prenderli a prescindere dai loro profili
professionali.

E se non fosse stato per il
ricorso della FPCGIL e per la nostra posizione al tavolo con il Dipartimento
della Funzione Pubblica il danno sia per i lavoratori della CRI sia per quelli
della giustizia sarebbe stato di gran lunga più grande.

Questi sono i fatti.

Pertanto, per quanto ci
riguarda, ribadiamo il nostro impegno ad avviare e portare a termine le
procedure di riqualificazione, a revisionare i profili professionali, a
includere le figure professionali ex b3 lasciate fuori, a far procedere con i
passaggi dalla prima alla seconda area e a far partire anche procedure
all’interno della aree.

Così come, a testa alta e in piena coerenza, faremo ancora la
nostra parte al tavolo con il Dipartimento della Funzione pubblica per evitare
che si perpetrino altri pasticci e che si danneggino lavoratori e servizio.

 

Roma, 16 settembre 2016 

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