Uno
dei punti cardine dell’azione di CGIL–CISL–UIL Ministero Difesa è stato quello
di sanare l’ingiusta situazione che si era venuta a creare nel 2010 dove, per
effetto dell’entrata in vigore della legge brunetta, circa 7200 colleghi non
avevano potuto beneficiare delle previste e concordate progressioni economiche.
Non
ci siamo mai dimenticati di questa ingiustizia e alla prima occasione utile,
per effetto della cessazione dei nefasti effetti della legge sopraccitata,
abbiamo chiesto all’Autorità Politica di
concordare una ripresa delle progressioni economiche a partire dai 7200
colleghi rimasti esclusi e di concordare un susseguirsi di progressioni
economiche compatibili con le disponibilità economiche e l’assetto normativo vigente, che
consentissero a tutti i dipendenti, secondo regole concordate, ulteriori
sviluppi economici.
Abbiamo
sottoscritto con la Ministra Pinotti, un documento programmatico che, fra le
varie cose, conteneva anche quanto sopra riportato e cioè la ripresa delle
progressioni economiche.
Al
primo incontro utile con la Direzione Generale del personale civile ci è stato
ufficializzato che, dopo le verifiche contabili, l’amministrazione era in grado
di “sostenere” 7000 passaggi economici e che, espletata questa prima fase, a
partire dal minuto dopo, avremmo potuto concordare le successive progressioni
con una proiezione di percentuale di personale interessato di circa il 70%. In
quella prima riunione abbiamo quindi chiesto all’amministrazione che fornisse
per la riunione successiva: la costituzione del fondo e un quadro complessivo
di accordo FUA 2016 che definisse anche i criteri per i passaggi economici.
Con
nostro grande stupore abbiamo trovato fra gli allegati forniti
dall’amministrazione un documento che
conteneva un indicazione di passaggi economici pari a 16.974 unità; abbiamo
quindi legittimamente chiesto che cosa fosse cambiato rispetto al precedente
incontro e sulla scorta di quale calcolo economico potevano essere consentito
quel numero di passaggi.
La risposta dell’amministrazione è stata che quel
calcolo derivava da alcune considerazioni fatte da alcuni sindacati e che era
del tutto teorico! A fronte di una tale risposta abbiamo allora ribadito che se
le carte in tavola erano cambiate e che se l’amministrazione era in grado di
aumentare vertiginosamente il numero dei posti disponibili per cgil cisl e uil
il numero giusto era quello che vedeva tutti i lavoratori della difesa interessati
e titolari di uno sviluppo economico. Gli stati confusionali dell’Amministrazione
non ci appartengono, noi ragioniamo su accordi esigibili e su proposte concrete
e realizzabili.
La logica del più uno non ci appartiene, non la riteniamo seria
e non la accettiamo. Tanto meno accettiamo situazioni che creano di nuovo
incertezza e malcontento. Per noi il percorso era chiaro: sanare il pregresso e
ripartire con le progressioni economiche per tutti i lavoratori con criteri
oggettivi e verificabili aderenti alle vigenti normative. Abbiamo
ufficializzato questa posizione e l’amministrazione si è riservata le opportune verifiche
riconvocando il tavolo per il 20 luglio prossimo.
Capiamo
che a qualche sindacato autonomo non abbia fatto piacere essere stato escluso
da un percorso che ha portato alla sottoscrizione di un accordo con la ministra
Pinotti di rilevante interesse per i lavoratori della difesa, ma CGIL CISL UIL operano così: costruiscono proposte serie e realizzabili e non sciacallano mai
sull’operato degli altri. Ci confrontiamo e cerchiamo sempre di capire qual è
la migliore soluzione possibile per i lavoratori che rappresentiamo.
Certo è
molto più facile trovare errori per chi non facendo niente di costruttivo,
assiste e dopo giudica, proclamando che se avesse fatto lui avrebbe fatto
meglio.
E’ un giochetto vecchio come il mondo, quasi come la mamma dei fessi.
Roma, 7 Luglio 2016
FP CGIL
Francesco Quinti