Mobilità, Orari, Voluntary disclosure,
Responsabile del procedimento
Nessuna risposta
Nonostante le nostre
numerose richieste di incontro su argomenti prioritari per i lavoratori
(mobilità regionale, orario, chiusura di uffici territoriali, problematiche
connesse all’accorpamento Entrate/Territorio, definizione di Responsabile
del procedimento, trattamento istanze di Voluntary disclosure), la
DRER ci convoca dopo molti rinvii soltanto con l’intento di ripristinare un
vecchio meccanismo: l’apprezzamento della qualità individuale.
Un incontro, quello del
28 aprile, che si è risolto in una semplice illustrazione dei progetti che
l’amministrazione intenderebbe avviare nell’immediato futuro.
Proviamo a dare conto in
sintesi dell’andamento dell’incontro, anticipando da subito la nostra delusione
e il giudizio complessivo negativo.
La richiesta di una
soluzione definitiva ed uniforme per tutte le strutture al problema
dell’individuazione del responsabile del procedimento è stata
rapidamente accantonata dal Direttore Regionale, che, anzi, ha esortato i
presenti “a non affrontare con immaturità la questione” (… !?!). In
attesa di un pronunciamento da parte degli organi di vertice dell’Agenzia delle
Entrate, il Direttore ha riferito di voler lasciare libertà d’azione ai singoli
Direttori Provinciali. Abbiamo qualche perplessità in merito. Ci chiediamo,
infatti, in che modo questi potranno disattendere la recente direttiva dello
stesso Direttore regionale, che individua il responsabile del procedimento nel
funzionario che cura l’istruttoria della pratica.
Il tema è davvero rilevante; sono comprese quasi
tutte le attività svolte negli uffici e si intreccia con la delega di firma attribuita
dai dirigenti, in relazione al valore della pratica, a capi team, capi area,
capi ufficio fino ai funzionari di terza e persino di seconda area (ai
dipendenti che non svolgono funzioni di coordinamento, come è noto, non viene
riconosciuto alcun compenso). La questione è di tale rilievo che abbiamo
ritenuto utile coinvolgere anche il nostro coordinatore nazionale, il quale ha
già richiesto un incontro l’11 marzo scorso.
Per quanto concerne la mobilità
regionale, dopo aver verificato gli esiti della procedura avviata lo scorso
anno e il numero delle richieste non accolte, in considerazione dell’esiguo
numero di colleghi che ne sarebbero interessati e alla luce dell’opportunità
rappresentata dall’imminente assunzione di 110 funzionari (potrebbero salire a
140 se venissero assunti anche gli idonei), abbiamo richiesto lo scorrimento
completo della graduatoria 2015 e l’apertura di una nuova procedura di
mobilità. L’amministrazione si è opposta alla nostra richiesta ed ha
prospettato un’ipotesi di mobilità regionale con un numero di posti disponibili
pari al 30% dei nuovi assunti assegnati a ciascuna struttura, con
l’eliminazione del vincolo dell’irrinunciabilità: a nostro parere, si tratta di
un numero del tutto insufficiente a garantire l’accoglimento delle domande
rimaste pendenti e assolutamente non adeguato alla realtà operativa e
funzionale delle strutture.
Anche con riguardo alle lavorazioni delle
istanze di Voluntary Disclosure la discussione è stata rinviata ed
agganciata al monitoraggio del 31 maggio. In considerazione dell’elevato
numero di istanze (a quelle di competenza si sono aggiunte quelle ricevute dal
Centro Operativo di Pescara smistate tra gli uffici della regione), avremmo
voluto avviare subito il confronto per avere contezza dei carichi di lavoro e
valutare l’impatto sui lavoratori, molti dei quali non hanno ricevuto alcuna
formazione specifica, essenziale per svolgere al meglio questa attività.
Durante la riunione sono state consegnate alle
OO.SS. le Linee guida sui nuovi orari di servizio e di lavoro che
la DR vorrebbe attuare con un primo step entro il prossimo mese di giugno, che
modificano in peggio gli accordi in vigore. Non condividiamo il metodo prima
che il merito. Riteniamo che l’impianto della disciplina in essere vada
confermato perché ha mostrato nel corso di questi anni la sua validità e la sua
utilità per il personale e per l’operatività delle strutture. Anzi, a nostro
giudizio, deve essere garantita in tutte le articolazioni territoriali la più
ampia flessibilità, quando non in conflitto con le esigenze di servizio, e deve
essere riconosciuto ad ogni lavoratore il diritto ad uno dei profili orari
contemplati dagli accordi.
Sulla chiusura di altri Uffici Territoriali, abbiamo rappresentato
a più riprese la nostra netta, convinta e totale contrarietà all’arretramento
delle istituzioni, per le ripercussioni negative che hanno in termini di
presidio del territorio, di affermazione della legalità e di servizi resi ai
cittadini: la nostra posizione è sempre questa ed anche a livello nazionale, nel
corso dell’incontro svoltosi in contemporanea con il nostro, abbiamo contestato
le scelte dell’amministrazione. Ricordiamo che l’Agenzia, col protocollo
d’intesa dello scorso ottobre si era impegnata a sospendere la chiusura degli
uffici in vista di una sua completa riorganizzazione, riservandosi di rivedere
ed approfondire il programma relativo al D.Lgs. n. 66/2014 (fitti passivi) e la
conseguente chiusura degli uffici.
Infine, la questione del merito e del
riconoscimento della qualità della prestazione lavorativa del singolo
dipendente. Da diversi anni la nostra Direzione Regionale sembra non aver
altro obiettivo se non quello di ripristinare un vecchio meccanismo:
l’apprezzamento della qualità individuale. La discussione ha impegnato quasi
l’intera giornata, a riprova dell’importanza che il tema riveste per il nostro
direttore regionale, fino all’abbandono del tavolo da parte sua una volta
chiaro che la proposta non era da noi condivisa.
Anche se in periodi passati questo argomento è
stato oggetto di confronto, non possiamo dimenticare come dal 2006 a oggi siano
fortemente peggiorate le condizioni dei lavoratori pubblici (riforma Brunetta,
contratto bloccato da 7 anni) e non possiamo non tener conto di una dirigenza
che si è mostrata incapace di gestire al meglio questo strumento. Il testo
muove da un elaborato dell’Osservatorio congiunto istituito in Emilia Romagna
oltre dieci anni fa e si fonda sull’osservazione diretta di atti e
comportamenti da parte del dirigente. Ci siamo espressi più e più volte sull’argomento:
non possiamo che ribadire il nostro rifiuto categorico alla proposta perché
priva a monte di un sistema di valutazione formalizzato e rigoroso nella scelta
del metodo utilizzato, valido per l’Agenzia delle Entrate sull’intero
territorio nazionale.
La
nostra non è certo una contrarietà di principio: sulla materia si esprimeranno
compiutamente i nuovi contratti e i decreti in via di approvazione. Non
avvertiamo alcuna necessità di precorrere i tempi a livello regionale e ci
auguriamo che anche le altre OO.SS. cambino idea al riguardo, impedendo il
tentativo in atto da tempo da parte dell’amministrazione di imporre un sistema
che di oggettivo, trasparente e universale ha ben poco. Ad oggi, se i tentativi
della Direzione Regionale non sono andati in porto è grazie alla ferma
opposizione della CGIL consapevole che un accordo in Emilia potrebbe
condizionare pesantemente le relazioni sindacali negli altri territori e a
livello nazionale.
Bologna, 13 maggio 2016
FP CGIL-Coord. Regionale
Agenzia delle Entrate
Emilia Romagna