Beni culturali: Fp Cgil, da Soprintendente Prosperetti bavaglio ai lavoratori

03 Febbraio 2016

Beni culturali: Fp Cgil, da Soprintendente Prosperetti bavaglio ai lavoratori


Comunicato Stampa di Salvatore Chiaramonte

Segretario Nazionale Fp Cgil

Roma, 3 febbraio 2016

Vietato per i lavoratori dei beni culturali di
Roma avere rapporti con i media. Il diktat arriva, con ordine di
servizio, dal Soprintendente per il Colosseo e l’Area archeologica di
Roma, Francesco Prosperetti. A darne notizia è la Fp Cgil Nazionale.

“Abbiamo
appreso che il Soprintendente Prosperetti ha vietato ai lavoratori di
avere rapporti con i media, giustificando tale disposizione con le
previsioni contenute nel Codice Etico”, spiega il segretario nazionale
della categoria dei lavoratori dei servizi pubblici della Cgil,
Salvatore Chiaramonte, aggiungendo che: “Quest’ultimo dispone
effettivamente che le comunicazioni ai media, relativamente alle
attività istituzionali, debbano essere preventivamente autorizzate dal
dirigente. Inquieta però l’utilizzo, a pretesto per l’ordine di
servizio, in riferimento alle forti proteste dei lavoratori che negli
ultimi giorni hanno contestato l’ultima controriforma del Ministro
Franceschini”.

“Ci chiediamo, infatti, – prosegue Chiaramonte –
quali possano essere gli effetti della disposizione sull’esercizio
effettivo della libertà di espressione che, in questo caso, è stata
esercitata non certo sull’attività istituzionale ma su un atto del
governo, giudicato errato,  che intende per l’ennesima volta
riorganizzare un settore tanto delicato e importante. Insomma una
disposizione vergognosa e pericolosa, che squalifica chi l’ha emanata e
chi l’ha ispirata (i famosi corridoi del Collegio Romano) e che la dice
lunga sulla coscienza democratica di chi ci governa”. Infine, conclude
il segretario nazionale Fp Cgil, “assicuriamo a Soprintendente e Governo
che non ci faremo di certo intimidire da chi teme il dissenso
democratico e si sottrae al confronto con i lavoratori, con i cittadini e
con la quasi totalità delle associazioni, degli intellettuali e
addirittura del mondo accademico internazionale, che hanno bocciato
senza appello una riforma esiziale per la tutela del nostro patrimonio
culturale”.

 
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