MIBACT: comunicato su emendamento legge di stabilità

21 Dicembre 2015

 

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Comunicato su emendamento legge di stabilità
 

Roma, 21 dicembre 2015  

  Nelle pieghe della legge di stabilità 2016 il
Ministro ha pensato bene di buttarci sopra una normetta, di quelle che con
nonchalance si tirano fuori dal cassetto all’ultimo minuto, che hanno una
spiegazione frettolosa, impropria, insomma una normetta da decreto omnibus.

L’emendamento è il 2182 presentato dal relatore
e prevede quanto segue:

 

 174-septies. Nelle more dell’adozione dei
decreti legislativi attuativi dell’articolo 8 della legge 7 agosto 2015, n.
124, al fine di dare efficace attuazione alle disposizioni di cui all’articolo
17-bis, comma 3, della legge 7 agosto 1990, n. 241, nonché di garantire il buon
andamento dell’amministrazione di tutela del patrimonio culturale, entro trenta
giorni dalla data di entrata in vigore della presente legge, con decreto del
Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo emanato ai sensi
dell’articolo 17, comma 4-bis, lettera e), della legge 23 agosto 1988, n. 400,
e dell’articolo 4, commi 4 e 4-bis, del decreto legislativo 30 luglio 1999, n.
300, si provvede, nel rispetto delle dotazioni organiche del Ministero dei beni
e delle attività culturali e del turismo di cui alle tabelle A e B del
regolamento di cui al decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 29
agosto 2014, n. 171, senza nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica, alla
riorganizzazione, anche mediante soppressione, fusione o accorpamento, degli
uffici dirigenziali, anche di livello generale, del medesimo Ministero.

 

 Quindi il Ministro pensa di rivedere la
riorganizzazione del Ministero appena conclusa e per farlo utilizza un blitz
normativo, motivandolo nel seguente modo:

 

“Aggiunge il comma 174-bis,
che prevede la riorganizzazione degli uffici
dirigenziali, anche di livello generale, del Ministero dei beni e delle
attività culturali, anche mediante soppressione, fusione o accorpamento (nel
rispetto delle dotazioni organiche previste dal DPCM 171/2014), al fine di dare
più efficace attuazione alle disposizioni sul silenzio assenso tra
amministrazioni pubbliche di cui all’art. 17-bis, co. 3, della L. 124/2015.

La disposizione richiamata prevede il termine di 90 giorni per l’espressione, da parte
dell’amministrazione preposta alla tutela dei beni culturali, di assensi,
concerti o nulla osta richiesti per l’adozione di provvedimenti normativi o
amministrativi di competenza di altre amministrazioni pubbliche. Decorso tale
termine, senza che l’assenso, il concerto o il nulla osta sia comunicato, lo
stesso si intende acquisito.

Si intenderebbe, dunque, che la previsione di
fusione o accorpamento sia finalizzata a fronteggiare meglio le richieste
provenienti da altre pubbliche amministrazioni.

In particolare, si prevede di procedere alla
riorganizzazione con decreto del Ministro dei beni e delle attività culturali e
del turismo, entro 30 giorni dalla
data di entrata in vigore della legge. Per l’adozione del decreto ministeriale
si richiamano l’art. 17, co. 4-bis, lett. e), della L. 400/1988 e l’art. 4, co.
4 e4-bis, del d.lgs. 300/1999.

Al riguardo si segnala che l’art. 17, co. 4-bis,
lett. e), L. 400/1988 prevede l’adozione di decreti ministeriali per la
definizione dei compiti delle unità
dirigenziali nell’ambito degli uffici
dirigenziali generali, mentre l’art. 4, co. 4, del d.lgs. 300/1999 prevede
l’intervento di decreti ministeriali per l’individuazione degli uffici di livello dirigenziale non generale e per la definizione dei
relativi compiti, nonché per la
distribuzione dei predetti uffici tra le strutture di livello dirigenziale
generale.”

 

 In sostanza il motivo
strumentale è l’applicazione del silenzio assenso contenuto nella riforma
Madia, ma come si vede c’entra come il cavolo a merenda. In realtà il Ministro
riformatore vuole le mani libere, per fare cosa? Certo se l’ipotesi è quella di
ulteriori accorpamenti su base territoriale, nei termini denunciati in un
articolo odierno su Repubblica da Tomaso Montanari (ad esempio archivi e
biblioteche, Sbeap e Soprintendenze Archeologia),  vuol dire che siamo alla destrutturazione
completa delle linee di tutela.
Ma non ci meravigliamo più di tanto: tutta la
gestione di questa fase vede un forte accentramento nelle mani della politica
delle funzioni amministrative e la vicenda dei Musei autonomi, anch’essa
lucidamente posta in evidenza da Montanari, è esemplare per le commistioni
improprie che sta determinando tra politica e amministrazione, sia sul piano
delle scelte dei dirigenti che su quello delle designazioni nei consigli di
amministrazione. Con l’ulteriore conseguenza di prolungare lo stress da riforme
infinite a cui lo stremato apparato ministeriale è ormai sottoposto da anni e
che nell’ultimo anno ha provocato sconquassi per i quali ancora non si vede
luce.

Quello che più
colpisce è appunto il modo carbonaro con cui si attuano scelte senza ritenere
di motivarle nemmeno in sede parlamentare. Nessun dibattito e nessun
palesamento degli intenti programmatori: le normette si prestano poco alle
conferenze stampa trionfali e la tutela del nostro patrimonio non fa notizia

E così succede che
il piano di spesa della Soprintendenza archeologica di Roma toglie soldi alla
tutela ed ai processi di manutenzione e li investe nella valorizzazione
(ricomprendendo in questo le fantasmagoriche idee di fare un ristorante di
lusso al Palatino e  di dotare il
Colosseo di una pedana per spettacoli d’autore). 
Mentre a Pompei si inaugurano sei domus
restaurate ma non si dice quanto dei fondi europei sono stati spesi. Insomma
prosegue la spettacolarizzazione ad uso mediatico delle politiche culturali e
sottotraccia prosegue indisturbato un processo che mette gravemente a rischio
tutte le linee di tutela del nostro patrimonio culturale.

Per questo noi
rivolgiamo un pubblico quesito al Ministro: a che serve la normetta? In che
modo dovrebbe aiutare i rapporti tra le amministrazioni sul silenzio-assenso?
Suvvia, uno sforzo di trasparenza non può che fare bene. Magari farebbe bene
all’articolo 9 della Costituzione, che certo non può essere ridotto al rango di
normetta.

 

 

 

 Claudio Meloni

 FP CGIL Mibact

 
 
 
 
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