Oggi, 31 marzo 2015, chiudono i sei OPG presenti sul territorio italiano. Luoghi che sono stati definiti “indegni di un paese civile”.
E’ il primo, importante passo per restituire diritti a cittadini che fino ad oggi ne sono stati privati.
In primo luogo il diritto alla cura e alla riabilitazione: “non si dovrà, nè potrà, più rispondere al disagio psichico con l’internamento e la segregazione, il che non significa rispedire a casa le persone con la loro angoscia e la loro sofferenza” diceva Franca Ongaro nel 1978. E così è di nuovo anche oggi.
Il processo sarà, come deve essere, graduale, e le regioni che non sono pronte per la presa in carico delle persone da parte dei Dipartimenti di Salute Mentale, come prevede la Legge 81 del 2014, vanno immediatamente commissariate.
La Funzione Pubblica, il Comitato StopOpg, esprimono soddisfazione per questo risultato, per aver scongiurato un’altra proroga, nella consapevolezza che, da domani, siamo chiamati ad un rinnovato impegno perchè bisogna costruire l’alternativa agli OPG, cioè servizi accoglienti, con personale adeguato e formato, risorse certe, aperti nelle 24 ore, integrati con i servizi sociali. Perchè bisogna fare in modo che le REMS, le residenze per l’esecuzione della misura di sicurezza, siano davvero residuali e transitorie. Perchè bisogna evitare che agli operatori vengano attribuite funzioni di custodia.
Nei prossimi giorni verrà convocata la riunione nazionale del coordinamento salute mentale, per affrontare e condividere gli impegni che ci attendono, portando, anche in questa occasione, il particolare e peculiare punto di vista degli operatori.
La resp.le naz.le salute mentale
Denise Amerini