Inaccettabile lo stallo della politica sul sistema penitenziaria!
Gent.mo Ministro
L’istituzione penitenziaria versa da tempo in una pesante e non più sostenibile crisi che ha investito inesorabilmente il sistema dell’esecuzione penale nella sua complessità, una crisi che parte da lontano a causa di politiche scellerate e incapacità organizzative e gestionali che hanno inciso pesantemente sugli aspetti operativi, professionali e culturali del sistema stesso determinando pesanti ricadute sull’agito professionale del personale di polizia Penitenziaria e del comparto ministeri, e sui cittadini.
La condanna della Corte europea di Strasburgo al nostro Paese per trattamento inumano e degradante, dimostra in modo lampante quanto sia notevole il terreno perso sui temi della legalità e dei diritti delle persone e del mondo del lavoro e che servono una serie di riforme strutturali per riconsegnare legalità e senso di umanità al sistema nella sua interezza.
Il progetto di riorganizzazione del Ministero della Giustizia, presentato alle organizzazioni sindacali lo scorso anno e l’impegno da Lei mostrato fin dal primo incontro, ad avviare un intervento incisivo dal punto di vista organizzativo e culturale, finalizzato a riqualificare l’intero sistema dell’esecuzione della pena, detentivo ed extramurario, aveva ingenerato nel personale di Polizia Penitenziaria e del Comparto Ministeri aspettative che, per quanto ad oggi constatiamo, rischiano di essere deluse e dubbi ad oggi non ancora fugati.
Benché alcuni punti del nuovo DPCM di riorganizzazione proposto evidenziassero aspetti da noi non condivisi appieno e sui quali abbiamo abbondantemente rappresentato modifiche da apportare, la visione di un cambiamento organizzativo e culturale che lo stesso intende fornire all’istituzione dell’esecuzione penale ci aveva fatto ben sperare nel superamento del pantano istituzionale in cui versa il sistema e, quindi, anche in virtù degli ultimi interventi normativi, di un nuovo modo di intendere l’esecuzione della pena, ove l’aspetto meramente detentivo risulti l’ultima ratio.
Se da una parte l’idea di preservare la specificità della giustizia minorile e di dare nuovo slancio e giusta dignità al settore dell’esecuzione penale esterna con la creazione di un nuovo dipartimento, dando finalmente corpo al sistema della probation nel rispetto delle Raccomandazioni Europee, aveva fatto sperare in un cambio di passo politico verso un sistema della pena più moderno ed europeo, dall’altra la mancanza di risposte ai dubbi da noi sollevati ha creato un clima di incertezza e di delusione negli operatori che non riescono a capire quali siano le intenzioni del governo e quale sarà il suo destino lavorativo.
Ad oggi constatiamo che l’annunciato D.P.C.M. non ha ancora ricevuto il via libera del Consiglio dei Ministri; un inspiegabile ritardo istituzionale che graverà sicuramente sulla riorganizzazione del sistema dell’esecuzione penale esterna, in quanto esso inciderà pesantemente sulla elaborazione dei successivi decreti attuativi che dovranno essere discussi con le organizzazioni sindacali.
Abbiamo l’impressione, e speriamo di essere smentiti, che il progetto si sia impantanato e che la politica non riesca a dare gambe alle idee che aveva enunciato. In altro modo non sarebbero spiegabili gli innumerevoli ritardi che si stanno accumulando e che purtroppo danno motivo alla governance del DAP di giustificare il perdurare del proprio immobilismo.
Non solo, a questo colpevole ritardo va aggiunto quello legato alle nomine dei vertici del Dap, che per sette mesi è rimasto privo di un Capo Dipartimento ed oggi non ha ancora ufficializzato la nomina di un Vice Capo, benché annunciata da tempo.
Stessa sorte, ovviamente, stanno subendo le nomine relative alla Giustizia Minorile, che da quasi un anno è senza un capo dipartimento effettivo e che da un mese è privo anche del direttore generale per l’attuazione dei provvedimenti giudiziari.
Considerate altresì la delicatezza e la complessità del contesto di riferimento, pare del tutto evidente sottolineare che ulteriori ritardi non siano accettabili in quanto ulteriormente deleteri al contesto stesso.
E’ la FP CGIL che oggi chiede a Lei e al Governo, signor Ministro, “di cambiare decisamente passo”, come invero capita spesso di sentir affermare al Presidente del Consiglio, ovvero di smetterla con la politica degli annunci che hanno fin qui prodotto solo danni al Paese, errori gravi di cui tuttora stiamo pagando le conseguenze.
Occorre pertanto procedere celermente all’emanazione del citato D.P.C.M., alla nomina dei vertici e in particolare del Vice Capo Dap, peraltro già annunciata e resa pubblica, per ridare speranza ai lavoratori e nuova spinta e motivazioni al settore, nonché aprire in tempi brevi il confronto con le organizzazioni sindacali sui decreti attuativi.
Distinti saluti,
Roma, 10 marzo 2015
Il Segretario Nazionale FPCGIL
Salvatore Chiaramonte