DDL STABILITA’ 2015: Proposta di emendamenti

20 Novembre 2014

DDL STABILITA' 2015: Proposta di emendamenti

 
Non è possibile approcciare un lavoro di proposte emendative al DDL stabilità per il 2015 senza rendersi conto che qualsiasi proposta di natura parziale scalfisce appena un disegno politico complessivo assolutamente non condivisibile sia sotto l’aspetto economico che sotto l’aspetto sociale.
Il DDL stabilità e i disegni di legge delega collegati mettono a punto una strategia profondamente iniqua che si occupa esclusivamente di allentare la tensione sull’offerta di lavoro senza, però, mettere a punto tutte le manovre che servono a determinare una ripresa della domanda.
In assenza dell’aumento dei consumi è difficile pensare ad un incremento della produzione che giustifichi nuove assunzioni, un recupero dell’occupazione e l’avvio di una nuova fase di crescita stabile e duratura.
Il blocco dei contratti pubblici e il rinvio di un ulteriore anno dell’Indennità di Vacanza Contrattuale aggrava le condizioni già pessime dei lavoratori pubblici ed è destinato ad avere effetti anche sui lavoratori del settore privato che gestiscono servizi pubblici e i cui salari risentono inevitabilmente dello stesso blocco.
La richiesta da parte della FPCGIL di cassazione del blocco è volutamente priva di copertura finanziaria in quanto la categoria ritiene sia compito e dovere del Governo agire scelte politiche precise e trovare i fondi necessari a  permettere la realizzazione di rinnovi contrattuali che favoriscano per lo meno il recupero del potere d’acquisto perso dai lavoratori in questi anni di blocco del contratto.
Copertura finanziaria per lo sblocco del contratto è, quindi, ogni misura economica diversa varata dal Governo e intenta a facilitare crescita, occupazione o ” altre esigenze” con un ottica da giudicare assai limitata e per niente lungimirante.
Le altre misure emendate di questo DDL di stabilità prendono la loro copertura da un fondo ad hoc creato con un taglio del 60% alle consulenze delle amministrazioni pubbliche. Dai dati del Dipartimento della Funzione Pubblica risulta una spesa complessiva per consulenze e incarichi di studio nella Pa  superiore a 1,3 miliardi. Si tratta di un Fondo, quindi, a cui poter attingere fino a circa 750 milioni di Euro e la drastica riduzione delle consulenze non ha, certamente grossi effetti negativi per l’efficacia dell’azione amministrativa, esistendo, sicuramente,  professionalità adeguate a svolgere tali compiti anche all’interno dell’apparato.
Per quanto riguarda la previsione dell’aumento dell’aliquota fiscale sui rendimenti dei fondi pensione dal 11.5 al 20% e l’aumento della tassazione del TFR  dal 11% al  17% a decorrere dal 1.1.2015 la proposta che la FPCGIL avanza è di sostituire integralmente tali misure con una diversa misura previdenziale volta a riallineare le sperequazioni derivanti dai diversi sistemi di calcolo e a prevedere un tetto massimo alle pensioni pubbliche, equivalente a quello esistente per le retribuzioni pubbliche, riferito al trattamento economico annuale complessivo spettante per la carica di Primo Presidente della Corte di Cassazione.

 

 
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