Sanità: medici in piazza sabato, ‘a difesa nostra dignità’
Manifestazione Cgil Cisl Uil su lavoro pubblico
(ANSA) – ROMA, 06 NOV – Il prossimo 8 novembre i medici
scendono in piazza insieme ai lavoratori dei servizi pubblici
nella manifestazione unitaria organizzata da Cgil, Cisl e Uil.
“Vogliamo difendere la dignità del medico pubblico” che si sta
perdendo a causa di una “spesa sanitaria in picchiata, ticket e
spesa privata in crescita, liste d’attesa sempre più lunghe,
sviluppo professionale al palo, precariato, contratti e
retribuzioni bloccate e pochi investimenti”. I sindacati
denunciano tagli al comparto dal 2011 al 2015 pari a 31 mld
mentre i ticket sono cresciuti in tre anni del 25% e la spesa
privata del 9,2% a causa di liste d’attesa interminabili (fino a
14 mesi per una mammografia). Ci sono poi i tagli ai posti letto
ospedalieri per cui si precisa che siamo ormai sotto la media
Ocse. Un taglio cui per* non ha fatto fronte un investimento in
assistenza territoriale e prevenzione (per quest’ultima
spendiamo lo 0,5% a fronte del 2,9% della media Ue). Anche dal
lato professionale i sindacati denunciano numeri negativi: in 5
anni ogni lavoratore del comparto a causa di contratti e
retribuzioni bloccate ha perso in media 3300 euro e i precari di
tutta la sanità sono 33 mila. “Oggi sono in gioco la dignità del
medico pubblico e per questo scenderemo in piazza sabato”,
afferma all’ANSA, il segretario della Fp Cgil Medici, Massimo
Cozza. “Siamo sempre di meno – sottolinea – e sempre più precari
(i medici sono circa 10mila), lo sviluppo professionale è negato
e non si rispettano le regole Ue sugli orari di lavoro.
Spendiamo poco e male e non ci sono investimenti. E anche nella
legge di Stabilità si parla di una riduzione di 4mld a carico
delle Regioni che andrà ad incidere anche sulla sanità. Non si
punta sui giovani, la staffetta generazionale è finita nei
cassetti del Ministro Madia. E per capire poi ‘l’attenzione’
sulla formazione basta vedere il caos dei test negli ultimi
giorni”. “Non dimentichiamoci – sottolinea infine Cozza – il
problema della medicina difensiva (che costa 10 mld) cui i
medici sono spesso costretti per far fronte all’inerzia di
Governo, Regioni e Parlamento nell’affrontare il tema della
responsabilità professionale”.(ANSA).