Roma, 5 novembre 2014
Il jobs act ha introdotto la delega al Governo per la costituzione della “Agenzia unica per le ispezioni del lavoro” cosa di cui si parla da tempo che coinvolgerà migliaia di lavoratori e diversi soggetti (Ministero del Lavoro, Inps, Inail, Asl).
Ormai da diverso tempo, i tre Segretari nazionali FP CGIL, CISL FP e UILPA hanno sollecitato al ministro del Lavoro Poletti un incontro per approfondire gli intendimenti del Governo con la previsione di “integrazione in un’unica struttura dei servizi ispettivi”, perché non basta affermare l’unificazione per garantire una reale ed efficace integrazione.
Tale preliminare confronto è indispensabile, se si vogliono mettere in condizione di giudicare le parti in causa, a partire dalle Organizzazioni sindacali Confederali e di Categoria.
Ancor prima di entrare nel merito della questione posta dallo specifico disegno di legge, ci sembra sussistano elementi troppo scarni per esprimere un orientamento di qualsiasi tipo in merito all’adozione di scelte che riguarderanno uno snodo importante, per le funzioni di promozione e di facilitazione delle attività produttive e per il presidio di legalità attualmente, e comunque, svolte con modalità e obiettivi diversi dalle Amministrazioni coinvolte.
Pur condividendo, in linea di principio, gli obiettivi che il disegno di legge si propone di raggiungere, ovvero la “razionalizzazione e semplificazione dell’attività’ ispettiva”, non si ravvisano in alcun modo linee operative e strategie che possano consentire il raggiungimento di tali obiettivi con l’adozione della scelta di una nuova Agenzia.
Sono, invece, fin da adesso prevedibili alcune difficoltà e criticità che si determinerebbero proprio a seguito dell’istituzione dell’Agenzia stessa.
Intanto, non possiamo non segnalare una contraddizione per il Governo che, nel mentre affronta, a suo dire, la riduzione dell’apparato pubblico, del numero delle Amministrazioni e della consistenza del Personale impiegato, contemporaneamente andrebbe alla creazione di una nuova pubblica struttura che richiede, per il raggiungimento degli obiettivi assegnati un rilievo e una diffusione capillare sull’intero territorio nazionale.
E’ impossibile, inoltre, non notare, fra i nodi più complicati da sciogliere, quello della coesistenza di differenti realtà contrattuali e professionali, di diverse “storie amministrative” rappresentate dagli operatori coinvolti. Parliamo di una situazione che ci pare difficilmente affrontabile dall’esecutivo con la clausola “a costo zero”.
Ancor di più vale la considerazione fatta quando si tratta dell’imprescindibile necessità di porre in essere un imponente piano di formazione, per consentire una diversa e più larga preparazione professionale degli ispettori, già impegnati in un campo che prevede già ora una altissima e dettagliata professionalità nei diversi campi propri delle diverse realtà lavorative oggi presenti.
Infine, pensiamo che l’unificazione delle banche dati, in ottica multidisciplinare, la dotazione di strumenti operativi nuovi e adeguati e la messa a punto di un nuovo “codice” che occorrerebbe per armonizzare le istruzioni giuridico-operative (che oggi informano le attività nei diversi settori – Ministero del Lavoro, Inps e Inail) possano essere scelte affrontabili in un’ottica di collaborazione nuova fra Amministrazioni.
Si tratta, quindi, di affrontare il vero punto di crisi, che è consistito nel mancato coordinamento dell’azione ispettiva e che, di conseguenza, nel passato ha impedito il compimento del passo da praticare, per migliorare l’azione di prevenzione e repressione nel campo della regolarità lavorativa, dell’evasione ed elusione contributiva, del lavoro nero e della prevenzione degli infortuni sul lavoro, facendo tutto ciò senza vessare cittadini e attività economica e, anzi, costruendo con essi un fronte comune a promozione della buona impresa e a tutela della legalità.
CGIL – Funzione Pubblica CGIL