Nelle pieghe del DPCM di riforma organizzativa spicca la questione del MNAO, un Museo che perde in un sol colpo sede e dirigente. Il Museo, unico nel suo genere, ha la sua sede attuale in una zona di Roma, nel Quartiere Esquilino, dove sono insediate numerose comunità orientali. Il Museo attualmente occupa una superficie di 4500 metri quadri in un Palazzo il cui fitto costa al Ministero 761.333 euro annui. In questo spazio sono allocate collezioni di grande rilevanza frutto anche di donazioni e nel Museo possono essere esposte 30.000 opere a rotazione. La presenza del Museo in quel territorio, con le sue grandi potenzialità espositive, pertanto può diventare una grande occasione di connessione culturale e incontro tra comunità diverse, una vera e propria opportunità di valorizzazione, in piena assonanza con le scelte governative. Ma il MNAO rischia di finire tra le vittime della spending review, sia per effetto del taglio ai dirigenti sia per la cosiddetta razionalizzazione dei costi provenienti dai fitti passivi.
Il nuovo DPCM non prevede infatti questo Museo tra quelli che manterranno il dirigente e, nel piano di riorganizzazione logistica, lo stesso sembrerebbe destinato al trasferimento all’EUR, da allocare in divisione di spazi con altri istituti. Siamo già intervenuti rispetto ai costi che l’Amministrazione deve sopportare per i fitti passivi degli Istituti ivi situati (più di 7 milioni e mezzo di euro l’anno complessivi), costi peraltro che vanno a beneficio di una società, la EUR S.p.a., controllata al 90% dal MEF e al 10% dal Comune di Roma, e ancora ci chiediamo se il problema della riorganizzazione degli spazi di Istituti così importanti per la vita dei cittadini siano solo un affare del MIBACT e non riguardi altri soggetti istituzionali, ad esempio nel reperimento e nella disponibilità di spazi demaniali nel Quartiere Esquilino stesso, che è indubbiamente il territorio più consono ove mantenere la presenza del Museo. Così come ci domandiamo se effettivamente il trasferimento di questo Museo produca un risparmio, considerati i costi elevati che l’Amministrazione sta sopportando per i fitti passivi versati a EUR S.p.a. ed i costi derivanti dai necessari lavori di ristrutturazione degli spazi, peraltro in previsione notevolmente ridotti rispetto l’attuale disponibilità, e dall’allestimento. Su questo, poiché sulla riorganizzazione logistica degli Uffici romani avremo un prossimo confronto in sede nazionale siamo curiosi di conoscere le valutazioni dell’Amministrazione considerato che il Segretario Generale arch. Recchia, nell’ultima riunione ha affermato che dimostrerà la convenienza di queste scelte.
Ma, al di là della questione economica, resta intatta tutta la questione riferita al progetto culturale: ci chiediamo quale può essere il senso del declassamento di questo Museo e quale coerenza può avere questo rispetto ad un progetto che incentra la propria scommessa organizzativa sulla valorizzazione del sistema museale. Il 26 ottobre i lavoratori del MNAO insieme alle Organizzazioni Sindacali, alle Associazioni dei cittadini del Quartiere Esquilino, saranno in piazza per protestare contro il trasferimento della sede: chiediamo ai vertici del Ministero una attenta riflessione sulle scelte che si vanno a compiere, evitando che una scelta imposta dalla spending review e la pur necessaria razionalizzazione di costi derivanti da fitti passivi si traducano in una mortificazione delle potenzialità di un’offerta culturale così particolare e importante. Il MIBACT sta pagando purtroppo ancora prezzi imponenti alla logica dei tagli lineari, il prossimo taglio al bilancio lo verificheremo con la legge di stabilità, ma questo non può e non deve comportare la rinuncia alle identità e le specificità culturali che ne hanno contrassegnato la storia.
Roma, 14 ottobre 2014
FP CGIL NAZIONALE MIBACT
Claudio Meloni