Il confronto sul piano aziendale e i relativi obiettivi assegnati dovrebbe essere per l’ Agenzia delle Entrate il punto più alto nella dialettica tra l’Amministrazione e le OO.SS, il momento in cui si discute di scelte strategiche, di piani di lavoro, di impiego ottimale delle professionalità presenti in Agenzia.
E’ ovvio che discutere di tutto questo quando la maggior parte degli obiettivi assegnati agli uffici è in avanzato stato di realizzazione svilisce l’importanza del confronto, trasforma l’incontro in un rituale di cui si perde il significato. Sappiamo che il ritardo di quest’anno è stato sicuramente causato dal cambio del Direttore dell’Agenzia, ma purtroppo lo stesso ritardo si è verificata anche negli anni passati.
Dopo l’illustrazione del piano non abbiamo potuto fare altro che prendere atto delle scelte effettuate e degli obiettivi individuati. I dati illustrati, a nostro avviso, evidenziano la difficoltà, stante la normativa in vigore, di condurre una vera lotta all’evasione fiscale, infatti in presenza di 180 miliardi di imposte evase, porsi come obiettivo la riscossione di circa il 5% o fissare al 2,3% l’indice di copertura della platea, ovvero il numero di accertamenti rapportato al numero delle dichiarazioni, rivelano la necessità di un cambio di strategia, l’ esigenza di introdurre strumenti normativi e tecnici finalizzati alla prevenzione dei fenomeni evasi: l’utilizzo del POS, da rendere obbligatorio, è sicuramente uno di questi strumenti.
Abbiamo evidenziato come il piano aziendale sia completamente avulso dalla realtà organizzativa che vede l’Agenzia impegnata a chiudere uffici territoriali e team di controllo e contestualmente assegnare obiettivi sempre più sfidanti. La chiusura degli uffici limita fortemente le azioni di contrasto, facendo venire meno l’effetto deterrente che tali azioni hanno sui contribuenti/ evasori.
Quello illustrato è un piano aziendale di transizione, che dovrebbe chiudere la stagione della lotta all’evasione fiscale condotta in questi anni, incapace di consolidare gli importi recuperati, creando una situazione in cui l’accertamento è visto dall’evasore come un rischio da correre: il rischio di subire un controllo ogni vent’anni. Certamente gli attacchi mediatici di questi giorni contro i lavoratori del fisco, accusati di perseguitare i contribuenti per ottenere dall’Agenzia, ad obiettivo raggiunto, il salario di produttività (come avviene in qualunque azienda), sono il tentativo di bloccare il cambio di rotta annunciato con la legge delega sul fisco, di bloccare norme che renderanno più complicato evadere.
Il salario accessorio si lega agli obiettivi di convenzione (il gettito e il numero di accertamenti sono solo alcuni dei parametri stabiliti dal Ministero dell’Economia), non è un bonus, come qualcuno ha strumentalmente sostenuto, causa di vere e proprie aggressioni fiscali. Dicesi “controlli” non aggressioni o persecuzioni, eseguiti nel pieno rispetto delle norme e in applicazione dello Statuto del Contribuente. O si vuole dare a intendere che l’evasione fiscale è sempre altrove?
Quanto accaduto è il segnale di uno scontro che si sta aprendo nel nostro paese: chi ha evaso in questi anni vuole continuare a evadere e non vuole contribuire al risanamento del paese. L’esito di questo scontro deciderà le condizioni economiche e sociali del paese e della sua tenuta democratica. Non accetteremo di passare per aggressori
Roma 31/07/2014
FP CGIL Nazionale
Comparto Agenzie Fiscali
Luciano Boldorini