Abbiamo avuto oggi un incontro con il Ministro Franceschini, il quale ci ha illustrato le linee generali della riforma organizzativa. Linee che potrete valutare nel documento allegato e che arrivano alla conclusione del periglioso iter del DPCM ex spending review. Con una sostanziale differenza rispetto alla prima bozza di DPCM, che non ha passato il vaglio della Corte dei Conti, nel senso che il progetto delineato propone di fatto una riforma molto più organica di un semplice restyling.
L’unico giudizio che al momento ci sentiamo di dare è che la bozza di riforma ha una organicità ed in qualche modo interviene su alcuni nodi ormai annosi, che riguardano i rapporti funzionali tra le strutture e la semplificazione della struttura di comando, con particolare riferimento alle connessioni territoriali. Da questo punto di vista il nostro giudizio è positivo, in particolare per la ridefinizione dei compiti delle Direzioni Regionali, che verranno trasformate in Segretariati Regionali con funzioni di coordinamento amministrativo delle attività sul territorio, perdendo peraltro la posizione di Direzione Generale. Resta molto importante in tale contesto il prevedibile rafforzamento dei circuiti di integrazione sui cicli della fruizione e della tutela con gli enti locali.
Permangono all’interno di questo disegno alcune criticità evidenti, ad esempio non ci pare ancora sciolto il nodo della spesa e del controllo sulla linea della spesa, in particolar modo nella ridefinizione delle stazioni appaltanti e nella definizione organizzativa della separazione delle funzioni di gestione e di controllo, che nel sistema in via di superamento venivano accorpate in un unico organismo, ad esempio la Direzione Regionale.
Così come ci pare ancora del tutto discutibile la scelta di individuare autonomie dei grandi musei, non tanto per la scelta di affidare la direzione degli stessi a dirigenti, quanto per la filosofia che sottende a questa scelta, ovvero una direzione quasi esclusivamente indirizzata verso le politiche di valorizzazione di questi siti, che in qualche modo verranno estraniati dal circuito territoriale nel quale sono attualmente inseriti. La scelta di ridimensionare le posizioni dirigenziali all’interno dei settori archivi e biblioteche ci pare più che altro una scelta di ripiego, obbligata dai tagli e a compensazione delle nuove scelte organizzative. Manca insomma un vero e proprio progetto di riorganizzazione di questi settori e anche alcune riflessioni che trovate nella relazione, in particolare riferite al settore delle Biblioteche, in particolare alcuni processi di integrazione funzionale con il circuito delle Biblioteche comunali che riguarda le uniche due Biblioteche che manterranno la funzione dirigenziale (le nazionali), nonché l’assicurata autonomia tecnico-scientifica, non ci sembrano riferite ad un progetto generale di riorganizzazione di questi delicatissimi settori. Così come non ci pare del tutto congrua la scelta di accorpare le Soprintendenze ai beni storici con le Soprintendenze architettoniche. Anche in questo caso avremmo preferito un approccio più duttile che poteva tenere conto delle specificità del territorio, che a nostro avviso dovrebbe essere la vera variabile su cui valutare le innovazioni organizzative. Per cui non è certo detto che questo accorpamento sia funzionale in alcuni territori, mentre potrebbe esserlo in altri.
Alquanto diversificata appare la riorganizzazione degli Uffici Centrali: anche in questo caso abbiamo delle novità positive, come la previsione di una Direzione generale per l’arte contemporanea e la riqualificazione delle periferie urbane, una scelta che recupera il vistoso gap registrato a seguito di scelte organizzative sbagliate e ripropone come strategica una visione più dinamica della produzione culturale. Non ci convince invece la separazione tra Affari Generali e Innovazione da un lato e Bilancio dall’altro, una scelta che abbiamo ampiamente criticato in occasione della presentazione della riforma, poi abortita, dell’ex ministro Bray. Mentre la nuova Direzione dei Musei ci appre semplicemente come una riproposizione, in chiave più specifica, della Direzione alla Valorizzazione.
Mentre ci sembra del tutto condivisibile la scelta di ridefinire la strutturazione della linea gerarchica togliendo la dipendenza delle Soprintendenze dalle Direzione regionali e riportandola alle direzioni Generali di riferimento.
Una ulteriore valutazione secondo noi va fatta sulla funzionalità dell’attuale dimensionamento organizzativo delle autonomie, che ci pare del tutto monco ed inefficace, a maggior ragione se si pensa di estendere e rafforzare questo modello estendendolo a 20 musei, mentre ci sembra interessante la scelta di creazione di Poli Museali a livello regionale che intervengono in modo integrato su tutto il patrimonio museale esistente sul territorio, nelle more della valutazione concreta sulle norme che verranno emanate.
Infine, non certo per importanza, la questione del lavoro, dell’occupazione e della ridefinizione dei fabbisogni professionali che il DPCM sfiora soltanto per confermare i numeri della spending review.
Da questo punto di vista, e non solo da questo, il processo di riorganizzazione si intreccia con il decreto legge che sta procedendo nel suo iter parlamentare di conversione. In particolare per la norma che prevede la possibilità di assunzione, in varie forme compreso il tempo determinato, di under 40 e per la norma che prevede la possibilità di deroga alle percentuali previste per l’assunzione di dirigenti in base al famoso comma sei dell’art19 del D. Lgs. 165/01. Nel primo caso ci troviamo di fronte ad una scelta, per fortuna parzialmente rivista nella discussione parlamentare, di ricorso a forme occupazionali insoddisfacenti e precarie, come tappabuchi al progressivo detrimento della dotazione organica del ministero. Noi abbiamo sollecitato invece un profondo ripensamento di queste politiche, ponendolo, insieme alla riorganizzazione ed implementazione dei cicli lavorativi, come condizione essenziale per un vero processo riformatore.
Sulla deroga per la nomina fiduciaria di dirigenti noi abbiamo espresso totale contrarietà: ci sembra che invece bisognerebbe del tutto cassare questa norma e certo non estenderla. Ci pare che i maggiori guasti nella pubblica amministrazione si siano quasi sempre determinati per un intreccio perverso tra la politica e l’amministrazione, riproporla in termini funzionali ad un progetto che si propone con grandi ambizioni ci pare del tutto sbagliato e controproducente.
Sulle questioni sopra elencate ritorneremo alla luce della proposta di DPCM, che ci consegneranno domani e di un approfondimento sul D.L. 83, alla luce delle modifiche intervenute in sede parlamentare.
Progressioni economiche e decreto di riparto FUA 2014
Come avete avuto modo di verificare finalmente l’Ufficio Centrale di Bilancio ha registrato le graduatorie per le progressioni economiche, rinviando alla legge di assestamento di bilancio 2014 lo stanziamento delle risorse economiche. Questo significa che presumibilmente la legge verrà approvata a fine settembre-primi di ottobre, e quindi a partire da quella data saranno rese disponibili le risorse per il pagamento del dovuto ai vincitori. Abbiamo molto da ridire sugli incomprensibili ritardi che hanno accompagnato l’iter di registrazione del decreto, un fatto insopportabile che ha messo a dura prova la già intaccata resistenza nostra e dei lavoratori. Ma va registrato positivamente il fatto che, come abbiamo sempre detto, non era in discussone il pagamento delle progressioni con la decorrenza del 1 gennaio 2010. Adesso dovremo concludere questa fase con la discussione e l’eventuale accordo sui 320 posti residui, nonché con la pubblicazione di una unica graduatoria generale per ciascuna posizione economica.
È stata emanata in data odierna la circolare con il decreto di riparto del FUA 2014. Al riguardo facciamo presente che la linea del cedolino unico è aperta fino al 29 di questo mese e quindi si è perfettamente in grado di mettere queste somme in pagamento per il prossimo mese. Poiché ci risultano ritardi in alcuni territori sul pagamento del 2013 non vorremmo proprio ritrovarci nelle condizioni di aver fatto l’ennesima battaglia per avere le risorse e poi per intoppi di varia natura i lavoratori debbano subire altri incomprensibili ritardi.
Roma, 12 luglio 2013
FP CGIL MIBAC
Claudio Meloni