Medici – Riforma Pa:spot sui medici pubblici, 7mila in pensione solo per assumere 10mila giovani

16 Giugno 2014

NEWS

Riforma Pa:spot sui medici pubblici, 7mila in pensione solo per assumere 10mila giovani


Dichiarazione di Massimo Cozza, segretario nazionale Fp-Cgil Medici

Spiace che le norme annunciate dal Governo Renzi abbiano poche speranze di intervenire positivamente nel rapporto con i cittadini.

L’attesa di un linguaggio semplice e chiaro è andata  delusa. Il provvedimento, anche se aspettiamo i testi ufficiali per esprimere un giudizio compiuto, contiene contraddizioni e ambiguità. Ad esempio la norma che non obbliga i medici pubblici ad assicurarsi non risolve il problema di fondo di una nuova normativa sulla responsabilità professionale in sanità. Di fatto saranno costretti ad assicurarsi da soli a fronte di un sistema che consente di speculare sulla salute con la strumentalizzazione delle denunce a danno non solo dei medici ma degli stessi cittadini, che devono aspettare anni per i giusti risarcimenti e si devono rivolgere ad intermediari a caro prezzo.

La possibilità da parte delle aziende sanitarie di mandare in pensione i dirigenti medici, compresi i direttori di struttura complessa (ex primari), con 42 anni e 6 mesi (41 anni e 6 mesi per le donne) di contributi nel 2014, può aprire a una discrezionalità delle direzioni generali che collide con l’imperativo del rinnovamento generazionale, soprattutto perché non si prevede la contestuale assunzione dei giovani medici, che hanno peraltro un costo minore. È evidente a tutti che la mancanza di contestualità rischia di mettere in ginocchio il nostro servizio pubblico.

Secondo nostre stime, basate sul Conto Annuale della Ragioneria Generale dello Stato riferito al 2012, ipotizzando che circa il 70% dei dirigenti medici abbia riscattato i dieci anni di laurea e specializzazione, potrebbero venire meno 7mila unità già nel 2014. Un’ipotesi non irrealistica, visto che il riscatto della laurea era molto frequente per le passate generazioni di medici, in quanto particolarmente conveniente. Non sostituirle con almeno 10mila giovani, senza ulteriori costi, sarebbe irresponsabile.

L’unico passo nella giusta direzione è lo stanziamento dei nuovi fondi per le scuole di specializzazione, da noi più volte richiesti, che consentirà di arrivare a 5mila posti per il prossimo bando. Nulla, poi, sul rinnovo del contratto fermo da 5 anni e soprattutto sui percorsi di stabilizzazione dei precari.
Così non va.

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