Il nostro Presidente del Consiglio ha lanciato in questi giorni la sua proposta di riforma della Pubblica Amministrazione. Sull’insieme delle misure che si intendono adottare avremo modo di esercitarci nei prossimi giorni quando i provvedimenti verranno sfrondati dagli effetti annuncio e ci confronteremo nel merito di proposte strutturate.
Nelle more ci preme però sottolineare alcuni aspetti della pirotecnica conferenza del Premier, quelli che ci riguardano più da vicino.
Ovvero l’idea dei manager nei beni culturali, in particolare. Che si traduce nella idea consolidata che i nostri siti culturali sono delle “macchine per far soldi”, così come graziosamente il Presidente Renzi ha definito in particolare gli Uffizi, evidentemente afflitto ancora dalla sindrome da Sindaco di Firenze, di quando regolarmente tuonava contro le Soprintendenze, definite strutture ottocentesche..
È proprio di questi giorni, singolarmente coincidente, l’inchiesta televisiva di “Servizio Pubblico” sugli Uffizi che ha disvelato, a chi non conosceva, l’intreccio perverso tra la società concessionaria (Civita) e la Direzione degli Uffizi e le conseguenze che tale intreccio causa sulla gestione dell’offerta museale di un sito che conta ufficialmente 2 milioni e mezzo di visitatori annui. Un panorama assolutamente vergognoso, non abbiamo remora alcuna a dirlo, nel quale i prezzi del biglietto lievitano per effetto di un circuito in cui ne beneficiano tutti, tranne gli utenti che comprano a prezzi maggiorati del 150% il biglietto, né tantomeno lo Stato, che incassa solo una parte di quei proventi.
L’altra conseguenza è la compresenza di numeri spropositati di visitatori con evidente riflesso sulle condizioni di climatizzazione del patrimonio (e che patrimonio!) ivi custodito.
Di contro, abbiamo assistito a dichiarazioni imbarazzate ed imbarazzanti della Soprintendente e dell’Assessore alla Cultura del comune di Firenze.
La prima domanda che sorge spontanea è: macchina per far soldi per chi?
La seconda riflessione, più articolata, riguarda la filosofia che viene propagandata ultimamente. Addirittura qualche giornalista in vena polemica ha scritto che la valorizzazione viene prima della tutela, per la nostra Costituzione. Quindi non sono le politiche profondamente sbagliate di questi anni, con tutti i tagli che ne sono derivati al disastrato bilancio di ministero, non sono gli intrecci tra la politica e l’amministrazione che hanno fatto scorrerie da spoil system. Nemmeno la profonda arretratezza organizzativa. L’unico vero colpevole è l’esercizio della tutela, che impedirebbe burocraticamente la valorizzazione delle “macchinette per far soldi”.
Se queste sono le premesse per la riforma del ministero proprio non ci siamo, signor Ministro. Il nostro patrimonio non è una slot machine, l’obbligo della sua tutela è primario, non ci fate scomodare monsieur de Lapalisse.
Solo la valorizzazione diffusa dello stesso può generare circuiti economici virtuosi. I privati possono investire, guadagnare, ma non speculare sui siti ad alta densità di partecipazione.
Per tornare a Firenze sono mesi che i nostri territoriali denunciano questa situazione: per fare un solo esempio ricordiamo la vicenda delle visite guidate al Corridoio Vasariano, che costano agli utenti ben 34 euro (17 per i cosiddetti gratuiti). Abbiamo dimostrato che valorizzando le competenze del nostro personale siamo in grado di offrire un servizio che in parte può garantire una offerta a prezzi abbordabili. Per tutta risposta ci hanno dato questa possibilità in orari da dopolavoro. Di conseguenza abbiamo personale straformato che viene utilizzato solo nelle funzioni strette di vigilanza e il concessionario a farla da padrone.
Fino a quando, questa situazione?
Roma, 5 maggio 2014
FP CGIL MIBACT
Claudio Meloni