Carceri: Omicidio-Suicidio; Cgil, insensato continuare a sottovalutare disagio poliziotti
Roma, 17 dicembre – “Circa 80 poliziotti penitenziari morti per suicidio negli ultimi 10 anni, 8 solo quest’anno: uno a Lecce lo scorso 30 aprile, uno in Campania a giugno, due a Roma nei mesi di giugno e luglio, uno ad Agrigento ancora nel mese di luglio, uno a novembre a Spoleto e, purtroppo, i due di stamani a Torino. Questo è il tragico elenco dei poliziotti, dei lavoratori, dei cittadini che si sono tolte o a cui hanno tolto la vita operando in carcere in questo breve arco temporale ma molti altri sono caduti negli anni passati per mano omicida, uccisi per non essersi mai piegati al compromesso, alle intimidazioni e/o alle minacce avanzate verso se stessi o nei confronti dei propri famigliari, fieri del lavoro reso al servizio dello Stato e di contribuire a garantire la sicurezza della collettività e la reintegrazione delle persone temporaneamente private della libertà nella società civile una volta scontata la propria pena”. Lo affermano in una nota il segretario confederale della Cgil, Serena Sorrentino, e il segretario nazionale della Fp Cgil, Fabrizio Fratini.
“Sono anni ormai che lanciamo inascoltati ripetute grida di allarme ai governi e ai ministri della giustizia che si sono fin qui succeduti – affermano i sindacalisti – per evidenziare le pessime condizioni di lavoro imposte alla Polizia Penitenziaria e i rischi a cui questi operatori vanno fatalmente incontro nel quadro di un’emergenza carcere che non sembra trovare mai soluzione. Lo abbiamo fatto con le numerose e tempestive denunce pubbliche fin qui prodotte, con le iniziative di mobilitazione di piazza organizzate per sensibilizzare il parlamento, la politica e l’opinione pubblica, come quella tenuta lo scorso 28 ottobre a Roma dinanzi a Montecitorio e, da ultimo, anche nel piano di analisi e proposta da noi elaborato e consegnato lo scorso 25 novembre al prof. Mauro Palma, presidente della commissione incaricata dal Ministro Cancellieri di individuare le misure necessarie a contrastare il fenomeno del sovraffollamento delle carceri e rendere il sistema penitenziario umano e funzionale al mandato costituzionale affidato, quando in esso sostenevamo che ‘il malcontento manifestato dal personale di Polizia Penitenziaria sta di giorno in giorno lievitando verso una china mai registrata fin ora e, almeno per noi, davvero preoccupante'”.
“Avevamo predetto – proseguono Sorrentino e Fratini -, e non ne siamo affatto contenti, abbiamo tentato di spiegare anche in quest’ultima occasione che la fortissima carenza di personale (circa 7000 unità in meno rispetto all’organico fissato con D.M. dal Ministro della Giustizia, senza contare quello sottratto dal lavoro in carcere) la forte contrazione degli stipendi e dei diritti contrattuali, l’aumento significativo dell’orario di lavoro e dei compiti e mansioni affidati giornalmente ai poliziotti, il disagio lavorativo vissuto in ambienti vecchi e malsani, le pessime condizioni di lavoro imposte dall’amministrazione sia a causa del grande sovraffollamento delle strutture, che per la sostanziale incapacità della dirigenza penitenziaria di misurasi con le rappresentanze sindacali sul piano dell’organizzazione e/o riorganizzazione del lavoro sollecitata dall’aumentato impegno richiesto agli istituti penitenziari unita a l’essere, più in generale, considerati dall’amministrazione penitenziaria come l’ultimo anello della catena, e non già parte attiva e partecipativa del processo che dovrebbe realizzare le condizioni per garantire la mission affidata dalla nostra Costituzione al sistema penitenziario del Paese, sta provocando tra il personale in servizio negli istituti di pena una forte e pressoché generalizzata demotivazione, se non una vera e propria disaffezione verso un ruolo che non riesce a realizzarsi e ad essere percepito nel modo in cui invece dovrebbe”.
“Eppure ancora oggi, stando ai fatti, malgrado quanto ripetutamente affermato con puntuale cognizione di causa – continuano i due dirigenti sindacali -, delle difficoltà e della condizione vissuta da quei lavoratori in carcere è palesemente dimostrato che non esiste l’attenzione che occorre per la concreta risoluzione delle numerose problematiche presenti che, invero, potrebbero invece trovare una qualche soluzione praticabile se finalmente si decidesse di confrontarsi e ascoltare il sindacato. Allo stato attuale, invece, tutto finisce inevitabilmente, e consapevolmente a nostro giudizio, per scaricarsi sui poliziotti penitenziari, che rimangono in balia degli eventi e di una insensibile catena di comando, speso pagando un prezzo davvero salatissimo. Una scelta per noi inaccettabile che deve poter trovare soluzione quanto prima, partendo ovviamente dal presupposto che nei confronti di chi ha sbagliato siano adottati i conseguenti provvedimenti. Nelle prossime ore – concludono Sorrentino e Fratini – chiederemo un incontro al Ministro Cancellieri per aprire una discussione seria e approfondita sulla drammatica situazione denunciata”.