Sicurezza/Polizia Penitenziaria – FP CGIL NEWS del 5 ottobre 2013.-

07 Ottobre 2013

FP CGIL NEWS del 5 ottobre 2013.-

Ultime novità su le trattative con il Governo – Comparto Sicurezza
Il giorno 04.10.2013 , le OO.SS del Comparto Sicurezza scrivono al Ministro della Funzione Pubblica – D’Alia

On. Giampiero D’ALIA
Ministro Pubblica Amministrazione e
Semplificazione
R o m a
Signor Ministro,
facciamo seguito alla nota del 20 settembre u.s. concernente la necessità di avere un nuovo confronto presso il Suo Dicastero per affrontare le emergenti problematiche del Comparto sicurezza, anche alla luce del Suo autorevole intervento che ha portato la questione all’attenzione della riunione di Gabinetto dei Ministri tenutasi presso la Presidenza del Consiglio.
La reiterazione della richiesta viene inoltrata oggi, dopo che abbiamo appreso con soddisfazione della rinnovata fiducia del Parlamento al Governo, in quanto l’azione dell’esecutivo può proseguire nell’interesse dell’Italia, dei Cittadini ma anche delle donne e degli uomini in uniforme che, quotidianamente si sacrificano in ogni angolo del Paese per garantire l’ordine e la sicurezza pubblica oltre che la lotta alla criminalità.
Ed è proprio in questa ottica, ovvero che la sicurezza rappresentando una delle condizioni imprescindibili anche per il rilancio economico e la ripresa dello sviluppo, che siamo a rinnovarLe l’urgente necessità del tavolo di confronto, con la partecipazione anche dei Ministri interessati, per comprendere quali sono le iniziative e le risposte concrete che il Governo intende adottare per risolvere le problematiche evidenziate che, come ben ricorderà incidono pesantemente e negativamente sulla funzionalità della sicurezza de l sistema Paese e, quindi, anche sulla ripresa economica.
Per onestà di intenti e in considerazione della Sua funzione e quella dell’intero esecutivo, ma anche di quella dei nostri rappresentati, siamo a sottolineare altresì che la mancata convocazione del tavolo, pur comprendendo le innumerevoli priorità che si devono affrontare – tra le quali riteniamo debba essere ricompresa anche quella della sicurezza – non potrà che essere interpretata come una volontà a non voler risolvere le urgenti e pressa ti problematiche evidenziate (riorganizzazione e riqualificazione del Comparto sicurezza, la questione del tetto salariale, la previdenza complementare e il riordino del modello e delle carriere).
Nell’attesa di un cortese riscontro, propedeutico per avviare una nuova stagione nellerelazioni sindacali, Le porgiamo cordiali saluti.
Firmato le OO.SS. della POLIZIA DI STATO – POLIZIA PENITENZIARIA tranne la UIL – CORPO FORESTALE DELLO STATO.

TOSCANA: STANZIATI EURO 300.000 PER ASSISTENZA PSICOLOGICA IN CARCERE.

Nel biennio precedente, sostiene l’assessore al diritto alla salute della Regione Toscana Luigi Marroni  i progetti di assitenza psicologica in carcere realizzati dall’ASL competente, hanno portato a soddisfacenti risultati, tanto da incentivare, anche  quest’anno,  ulteriori progetti mirati. Per questo sono stati stanziati  altri  300.000 euro da destinare alle asl per progetti di assistenza psicologica all’interno dei diversi penitenziari della Regione. Ogni azienda sanitaria dovrà presentare un progetto mirato per poter attingere ai fondi. 
 
Crotone , assolto agente di polizia penitenziaria nel Maxi processo Herakles.
 

La Cassazione conferma l’impianto accusatorio di uno dei tronconi del procedimento Herakles, contro la ‘ndrangheta di Crotone. Pino Mercurio ritenuto colpevole di voto di scambio con l’aggravante di aver aiutato le cosche. Assolto agente di polizia penitenziaria
Nove ricorsi respinti, cinque accolti con le condanne che vengono annullate con rinvio  ma solo per quanto concerne la quantificazione delle pene. Sono i verdetti del troncone del maxi processo Herakles contro le cosche crotonesi, discusso oggi dalla Corte di Cassazione. Diventa definitiva, tra le altre, la pena a 4 anni e 6 mesi per l’ex consigliere comunale del Pd di Crotone Pino Mercurio, riconosciuto colpevole di voto di scambio con l’aggravante di aver agito con finalità di favorire la ‘ndrangheta ma assolto dall’accusa di concorso esterno in associazione mafiosa e tentata estorsione.Confermata anche l’assoluzione per l’agente di polizia penitenziaria M. P. dall’accusa di concorso esterno in associazione mafiosa, riqualificata in favoreggiamento, ormai prescritto. Tredici assoluzioni erano diventate definitive nell’aprile 2012, e tra queste spiccava quella di Roberto Salerno, ex presidente della Camera di commercio di Crotone e di Unioncamere Calabria, che era imputato di tentata estorsione con l’aggravante mafiosa. L’impianto della sentenza emessa dal Tribunale penale regge, dunque, anche al vaglio della Cassazione, almeno per questo filone che riguarda gli imputati che che scelsero il rito ordinario e rispondevano di associazione mafiosa, droga, estorsione e armi. 
 
In vendita l’isola-carcere di Santo Stefano. La Alcatraz italiana che non diventò mai un resort.

Torna in vendita uno dei pezzi di storia d’Italia, l’isola di Santo Stefano nell’arcipelago pontino. Si tratta dell’antico carcere borbonico usato come confino durante il fascismo, e prigione comune sin dall’800. Sull’isola sono stati imprigionati alcuni dei personaggi più noti della storia del Novecento, da Sandro Pertini ad Altiero Spinelli. In realtà non è il carcere ad andare in vendita ma il resto del terreno, 25 ettari su 28 totali, poiché la struttura borbonica è di proprietà del Demanio.
L’annuncio di vendita è stato pubblicato su Immobiliare.it dall’agenzia Remax ma non è la prima volta che si prova a vendere l’isola, che si trova a un miglio esatto da quella di Ventotene, anch’essa usata come confino sin dai tempi dei romani. Tra Ventotene e Santo Stefano soggiornò per anni la figlia di Augusto, Giulia, durante il suo esilio dovuto alle trame di palazzo che l’accusavano di ordire congiure contro il padre. Pertini, cui è dedicata una targa all’ingresso del carcere e che vi tornò anche da presidente della Repubblica) invece vi soggiornò per un tratto della sua detenzione e poi fu trasferito per motivi di salute a Ventotene. Tra i nomi celebri che vi approdarono c’è anche quello dell’anarchico Gaetano Bresci, assassino di Umberto I che sull’isola morì suicida (almeno secondo la versione ufficiale ma contraddetta dagli storici che parlarono di omicidio).
Nei decenni passati sono state moltissime le ipotesi di recupero del carcere e dell’isolotto pontino, in stato di abbandono da anni. Alcune ipotesi parlavano di farvi un centro di ricerca scientifico sul mare o comunque un polo di studio altamente avanzato vista la posizione a pochi chilometri dalla capitale. Altri invece studiarono il modo di farne un atollo turistico ma nonostante lo sforzo nessuno riuscì mai a portare a termine il progetto.
I motivi che rendono inadatta l’isola al turismo sono molteplici e partono intanto dalla difficoltà di recuperare la struttura del carcere ma soprattutto riguardano la conformità dell’isola che, oltre ad essere parco marino protetto a cui non si può accedere, non ha neanche l’ombra di una spiaggia ma solo scogliere a strapiombo. Non a caso fu scelta dai Borbone per farvi un carcere inespugnabile e dal quale nessuno è mai riuscito a fuggire. Fonte: http://www.ilghirlandaio.com
 
Indagato il Direttore del carcere di Favignana
 

Il Direttore della Casa di Reclusione di Favignana, Paolo Malato, è indagato dalla Procura di Trapani insieme ad almeno un’altra persona per l’accusa di furto aggravato. Le indagini sono appena alla fase iniziale e non si escludono ulteriori ipotesi di reato.
 
carcere: le statistiche  delle proteste, delle aggressioni, ed evasioni.
 
I dati preoccupanti  sulle violenze e gli atti di autolesionismo per il sovraffollamento nelle carceri italiane. L’anno scorso in 1.300 tentati suicidi, di cui 56  riusciti. Proteste, aggressioni, evasioni. Il sovraffollamento aumenta la tensione dietro del sistema penitenziario. I dati del Dap sono sconcertanti. Nel 2012 le proteste collettive nei penitenziari italiani sono state quasi 280 mila. Il record spetta alla Lombardia, con 48.598 episodi. Poi viene la Sicilia (40.098) e, al terzo posto, c’è il Lazio con 22.796 casi. In Abruzzo siamo a 7.716 e in Molise a 482. Infine, ci sono quelle che vengono definite “proteste non collettive”, come lo sciopero della fame o della sete, che l’anno scorso ha coinvolto oltre ottomila detenuti, il rifiuto del vitto e delle terapie (1.657) e i danneggiamenti dei beni dell’Amministrazione (915). Per quanto riguarda le evasioni e i mancati rientri, siamo a quota 202, otto nel Lazio e ben sessanta in Abruzzo (nessuno in Molise). Tra i duecento casi abbondanti, 52 rappresentano quelli di persone che non sono tornate in cella al termine di un permesso premio, 13 dal lavoro esterno, 27 dalla semilibertà. Le cifre più preoccupanti sono, però, quelle relative alle aggressioni, che sono divise in ferimenti (1.023) e in colluttazioni (4.651) per un totale di 5.674 in 12 mesi. La suddivisione geografica registra in pole position la Toscana, con 140 ferimenti, seguita da Campania (107), Lombardia (102) e Sicilia (100). Nel Lazio siamo a 74 ferimenti e 276 colluttazioni, in Abruzzo rispettivamente a 26 e 100 e in Molise 13 e 3. È indicativo andare a vedere le motivazioni delle proteste che si verificano all’interno delle mura carcerarie. La maggior parte (228.546 casi lo scorso anno) sono state inscenate a favore o contro misure o proposte legislative che coinvolgevano le condizioni dei penitenziari, come indulti, amnistie e disegni di legge vari. Un’altra parte, abbastanza consistente (40.150), ha avuto a che fare proprio con il sovraffollamento e le condizioni di vita “intramuraria”, come si dice in gergo, oppure a causa dell’incompatibilità con altri detenuti, la carenza di assistenza sanitaria o l’insoddisfazione per i servizi offerti, dall’acqua al cibo, dal riscaldamento alla pulizia dei locali. Solamente 42 sono state in relazione al tipo di rapporto instaurato con la magistratura di sorveglianza e appena 20 per reclamare contro il trattamento dei detenuti, come il mancato pagamento di “mercedi”, la difficoltà di accesso al lavoro o alla formazione. Gli strumenti per farsi ascoltare sono sempre gli stessi: concerti di pentole e stoviglie, materassi e lenzuola incendiati. Ma non sempre la protesta è di gruppo. Più spesso i reclusi, soprattutto quelli stranieri e molto giovani, rivolgono contro se stessi la rabbia che maturano in celle sovraffollate e sporche. E allora si tolgono la vita impiccandosi alle grate, inalando un’overdose di gas da una bomboletta o, se ne hanno la possibilità, tagliandosi le vene con una lametta. Nel 2012 i suicidi sono stati 56, i tentati 1308. E sembra che siano destinati a crescere.

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