Nella giornata di venerdì scorso si è svolta la seconda riunione con la delegazione trattante dell’Istituto sul Nuovo Modello Organizzativo.
Il Direttore Generale, nell’introdurre la riunione ha riferito che l’Amministrazione, tenendo conto delle osservazioni scaturite negli incontri tecnici con le OO.SS. e valutati i contributi provenienti dai Direttori Regionali era nelle condizioni di formulare la proposta del Nuovo Regolamento di Organizzazione entro il termine previsto dal DPCM sulla “spending review”. Inoltre, il rispetto dei termini consentirà di avviare, avute rassicurazioni al riguardo dal Ministero dell’Economia e Finanze e dalla Funzione Pubblica, le procedure per lo sblocco delle assunzioni nel settore sanitario, così come previsto nell’ambito dell’emendamento sulla legge di stabilità.
Di fatto, con alcune piccole modifiche, di seguito illustrate, si è conclusa questa prima fase di confronto in cui l’Amministrazione, pur sollecitata da alcune OO.SS che hanno fatto presente il diverso atteggiamento dell’Inail a fronte di un sostanziale immobilismo delle altre Pubbliche Amministrazioni, non ha ritenuto possibile alcuna dilazione rispetto alla tempistica prevista.
Le modifiche, che non alterano l’impianto già proposto, riguardano alcuni aspetti legati all’indicazione del numero dei laboratori e sezioni scientifiche all’interno dei Dipartimenti della Ricerca, ad una tempistica molto più diluita dell’accorpamento dell’Ufficio POC e Strumentale nelle Direzioni Regionali e il declassamento della sede di Ascoli Piceno in luogo di Macerata; come si vede modifiche minime e nemmeno tutte migliorative rispetto alla proposta iniziale.
Di seguito è intervenuto il Presidente che ha ribadito il quadro di riferimento relativo alla “governance” della ricerca e l’arricchimento per l’Istituto derivante dall’incorporazione dell’Ispesl , sottolineando come qualsiasi progetto di riorganizzazione di tale complessità sia di difficile realizzazione e dove, pur in presenza di possibili e altrettanto valide soluzioni diverse, è importante definire uno schema di partenza e prevedere momenti di verifica ed aggiustamenti successivi, come tra l’altro previsto nel documento presentato.
Nel corso degli interventi successivi delle OO.SS. sono state segnalate diverse criticità e il peso dell’impatto di queste modifiche organizzative nella funzionalità dell’Ente.
Come FP CGIL abbiamo innanzitutto evidenziato come il confronto sia stato sostanzialmente solo di “facciata”, vuoi per i vincoli stringenti derivanti dalle norme da applicare vuoi anche per il timore che eventuali modifiche potessero far correre il rischio di intaccare l’equilibrio su cui si basa la condivisione del documento da parte dei Vertici dell’Istituto.
Nel merito abbiamo segnalato che per quanto riguarda la Direzione Generale, pur con qualche punto di caduta, si è cercato di corrispondere alle linee di indirizzo del CIV mentre sul territorio le criticità sono piuttosto evidenti anche in virtù di un approccio oltremodo “ragionieristico” e poco incline all’innovazione.
Abbiamo fatto presente come uno dei fattori di criticità per la realizzazione del Nuovo Modello Organizzativo è l’assoluta divergenza di valutazione fra la Direzione Generale e il Territorio circa i parametri presi a riferimento sia per i carichi di lavoro da cui scaturiscono le classificazioni delle Strutture che per l’omogeneità degli ambiti territoriali considerati. E’ di tutta evidenza, a nostro parere, come questa diversità di valutazione sancisca un crescente distacco fra Centro e Periferia creando disagio, sfiducia e disorientamento sul territorio; tutti elementi che andrebbero analizzati per cercare, in questa delicata fase di riorganizzazione, di operare con la massima condivisione possibile. Se, come anticipato, verranno forniti ed esplicitati i parametri che hanno formato oggetto della “pesatura” delle Strutture, questo potrebbe essere un utile elemento di chiarezza ovvero, qualora si riscontrassero palesi incongruenze, la base per una riconsiderazione delle scelte operate.
Proprio relativamente alla classificazione abbiamo considerato del tutto sproporzionato l’aumento delle tipologie delle Direzioni regionali; ipotizzare sette tipologie diverse sembra rispondere più ad una inconfessabile “effervescente creatività organizzativa” che ad una reale differenziazione delle Strutture.
Per quanto riguarda le Sedi la situazione è ancor più preoccupante. Abbiamo ribadito, con forza, che non siamo disposti ad accettare nessun arretramento sul territorio nei servizi in generale, e alla persona (area sanitaria) in particolare, pur tenendo conto della necessità di intervenire sulla logistica laddove fosse sovradimensionata rispetto alle esigenze di un determinato territorio.
In questo quadro riteniamo quantomeno criticabile la valutazione espressa dall’Amministrazione nella quale si assicura l’invarianza dei servizi in caso di declassamento di una sede territoriale; ci sembra, e lo abbiamo dichiarato, di risentire le stesse affermazioni dei Governi precedenti quando, a fronte di norme che intervenivano drasticamente sulle dotazioni organiche delle Pubbliche Amministrazioni si intendeva garantire il mantenimento del livello dei servizi erogati. Tutti sappiamo, invece, delle pesanti conseguenze che ciò ha comportato e, inoltre, volendo strumentalizzare il concetto non si farebbe nemmeno un buon servizio al ruolo e alla responsabilità della dirigenza.
Abbiamo anche posto l’accento su come sarebbe più funzionale calibrare la presenza dell’Istituto sul territorio in coerenza con gli assetti istituzionali presenti.
Inoltre abbiamo avanzato la possibilità che, nelle strutture dove si interviene con il declassamento della posizione dirigenziale, si possa, quanto più possibile, mantenere sostanzialmente inalterata il resto della struttura organizzativa a garanzia di una migliore efficienza ed efficacia operativa.
Per quanto ci riguarda rimane imprescindibile l’esigenza di non far pagare ai lavoratori il prezzo delle scelte organizzative che si andranno ad effettuare e quindi saremo irremovibili sulle garanzie economiche e professionali. Riteniamo, inoltre, che sarebbe auspicabile un’attenta e puntuale ricognizione dei processi lavorativi per alleggerire e semplificare adempimenti, spesso troppo onerosi in termini di carico di lavoro individuale, ritenendola come l’unica risposta veramente efficace rispetto alla non più sostenibile riduzione degli organici.
Su questo ci è stato qualche timido segnale di apertura che dovrà concretizzarsi nel confronto che avverrà successivamente sulle dotazioni organiche.
Vogliamo però essere chiari. Se confronto dovrà esserci dovrà essere costruttivo e con pari dignità; l’esperienza di questa prima fase non ci induce ad eccessivo ottimismo.
Per concludere e … Fuor di metafora
Parecchie nubi si stanno addensando sull’Istituto e preannunciano temporali: non è sufficiente preparare gli ombrelli per ripararsi dalla pioggia … Sarebbe più utile una “robusta” ventata di innovazione che spazzi via le nubi e riporti il sereno.
Roma, 23 luglio 2013
IL COORDINATORE NAZIONALE
FP CGIL INAIL
Roberto Morelli