Roma, 2 luglio 2013
Alla Commissione Giustizia
della Camera dei Deputati
Roma
Signora Presidente, Signori Onorevoli,
il nostro intervento si limiterà a mettere in evidenza le questioni del DL C. 1248 che che in qualche modo hanno a fare con i lavoratori della giustizia e l’organizzazione degli uffici.
La posizione della FPCGIL e della CGIL sul funzionamento degli uffici è stata presentata sin dal gennaio 2012 con il progetto di riordino e di ammodernamento degli uffici giudiziari detto “Nuovo Ufficio per il processo”, un progetto che guarda alle esperienze europee, che vi alleghiamo ad ogni buon fine, proponendo un corpo giuridico superiore che possa, svolgendo funzioni paragiurisdizionali, coadiuvare il giudice a svolgere la funzione di giudicare e far eseguire il giudicato. Un modello di organizzazione a squadre che ponga al centro il servizio e alleggerisca il giudice da alcune incombenze, con l’istituzione di una nuova figura professionale che costituisca da un lato uno sbocco di carriera per il personale e dall’altro una figura professionale appetibile per giovani laureati da assumere per garantire il ricambio generazionale; inoltre ci sarebbero nuove attribuzioni per l’ufficiale giudiziario, con notevole guadagno per le casse dello stato, e un piano completo di informatizzazione e modernizzazione sistema.
Diciamo ciò in premessa per spiegare la nostra totale contrarietà, peraltro già più volte dichiarata, all’introduzione dell’ennesima figura tampone negli uffici giudiziari; ci riferiamo alla figura introdotta dall’art. 73 del DL in questione.
Siamo coscienti che da tempo le politiche sbagliate sulla giustizia, la mancanza di investimenti ed il blocco delle assunzioni hanno creato circa 7000 carenze di organico sul piano nazionale, un vuoto talmente grande da far escludere l’Amministrazione Giudiziaria dalla spending review sul personale del governo Monti.
Tuttavia ciò non significa che per l’ennesima volta si debba ricorrere a figure temporanee e non strutturali per recuperare persone che vadano a lavorare dentro gli uffici. Questa previsione degli stagisti è stata più volte ventilata in varie leggi ed oggi torna con una vera istituzionalizzazione di ‘lavoratori temporanei’ all’interno degli uffici. Figure che dovrebbero essere formate dai magistrati, come dice la legge, ma che tutti sappiamo, per precedenti esperienze sul tirocinio e sulle collaborazioni, di fatto vanno a lavorare a fianco dei lavoratori interni sui quali ricadrà inevitabilmente il compito di seguire la ‘formazione’. Abbiamo infatti qualche difficoltà ad immaginare che i magistrati, che da queste figure di meritevoli laureati dovrebbero essere supportati, si incarichino, come prevede la legge, dell’attività di formazione. Ed è chiaro che le condizioni di lavoro del personale interno, anziano, stanco ed al limite della sopportazione, non permette altri eventuali incarichi né intralci alla attività.
E’ chiaro, e questo evidentemente ha preoccupato in qualche misura il legislatore, che vi sono anche gravi motivi di incompatibilità tra queste figure, che possono essere anche praticanti avvocati, e la riservatezza e la sicurezza degli atti giudiziari. E a nostro avviso non sono affatto sufficienti le norme di cui al comma 6 e 7, per non parlare del contenuto di cui al comma 10 che nella parte finale recita ” Il contestuale svolgimento del tirocinio per l’accesso alla professione forense non impedisce all’avvocato presso il quale il tirocinio si svolge di esercitare l’attività professionale innanzi al magistrato formatore”. Noi concordiamo con alcune illustri analisi che dicono che la giustizia contribuisce al buon funzionamento dell’economia e che influisce sul nostro PIL, proprio per questo crediamo che sia il momento in tempi di crisi economica e per rispondere seriamente alle raccomandazioni di Bruxelles a seguito della chiusura della procedura di infrazione, di mettere mano ad una seria riforma organizzativa della giustizia che non può che passare per la valorizzazione del personale interno e per un piano di assunzioni di giovani laureati qualificati che vengano inseriti in pianta stabile all’interno degli uffici, anche con la nuova figura professionale da noi proposta con l’Ufficio per il Processo.
La CGIL, come saprete, ha predisposto un piano per il lavoro che dice che si deve creare buona occupazione e rendere migliore l’intervento pubblico: la nostra proposta garantendo alta professionalità e, lanciando un piano di nuove assunzioni per l’ingresso di giovani qualificati nell’amministrazione della giustizia, contribuirebbe alla crescita del Paese.
Pertanto chiediamo formalmente di espungere l’art. 73, riformulandolo con l’obiettivo di fare una distinzione netta tra gli aspetti relativi ai tirocini, alla loro funzione formativa e abilitante per l’accesso alle professioni, e la necessità di individuare delle misure efficaci in merito agli aspetti che riguardano la soluzione dei carichi di lavoro e dello smaltimento delle pratiche giacenti; su questo ultimo punto, al contempo, è necessario operare da subito nella direzione da noi indicata, e cioè di una riqualificazione del personale esistente e di una riorganizzazione degli uffici, anche attraverso l’inserimento di nuove e giovani figure professionali. Vi ricordiamo, inoltre, che la disciplina in merito agli stage e tirocini è in continua evoluzione con l’obiettivo, dichiarato dal legislatore, di limitarne gli abusi e di evitare che tirocinanti e stagisti svolgano lavoro subordinato in sostituzione degli organici necessari per l’organizzazione dei processi produttivi e del lavoro delle amministrazioni.
In relazione agli altri punti dedicati alla giustizia riteniamo che alcuni possano avere ricadute negative sull’organizzazione. In particolare l’art. 80 che tende ad ‘accorpare’ i fori competenti in materia civile per le società con sede all’estero nelle sedi di Milano, Roma e Napoli. Senza entrare nel merito della costituzionalità di tale norma segnaliamo che si tratta di uffici con gravissime carenze di organico e un carico di lavoro molto elevato: altri carichi aggiuntivi risulterebbero certamente insopportabili per il corretto svolgimento delle attività. Pertanto, non comprendendo inoltre la motivazione di tale scelta, chiediamo che venga espunto anche l’art. 80.
Sulla mediazione civile obbligatoria ribadiamo quanto da noi da tempo sostenuto; ovvero che si tratta di una misura importante per la deflazione delle cause civili ma che andrebbe prevista nella norma, consentendo così una ulteriore valorizzazione del personale interno ed una opportunità per il cittadino, la mediazione all’interno dei Tribunali svolta dal personale interno che possiede una comprovata esperienza. Anche questo ovviamente rientrerebbe in un piano di riforma e potenziamento del personale degli uffici che riteniamo pertanto indifferibile.
p. la Segreteria Naz. FP–CGIL(Salvatore Chiaramonte)
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p. la Segreteria Confederale(Serena Sorrentino)
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