Un atto debole e contraddittorio che non basta a rinforzare un Servizio sanitario nazionale che rimane in seria difficoltà dopo i tagli delle diverse passate manovre e, ultimo, della Spending Review”. Così il Segretario Confederale della CGIL, Vera Lamonica, e il responsabile politiche della salute del sindacato, Stefano Cecconi, giudicano il decreto Balduzzi approvato ieri dal Cdm che, osservano, “non può essere l’unica risposta alle difficoltà in cui versa il Servizio sanitario nazionale tanto più che non è per niente scontata la sottoscrizione del nuovo Patto per la Salute in scadenza il 15 novembre”.
Nel merito, aggiungono, “il decreto contiene alcuni interventi utili, ma assai specifici e limitati (ad esempio su ludopatie, medicina difensiva e farmaceutica), ma vi sono carenze e contraddizioni: non sono previsti impegni chiari per avere davvero ‘servizi h24’ per le cure primarie; è stato cancellato qualsiasi riferimento alla Non Autosufficienza pur sapendo che è un’emergenza nazionale; è confermata un’inaccettabile sanatoria per svolgere la libera professione intramoenia in studi privati, che toglie valore al lavoro nel Ssn pubblico”.Inoltre, “sull’edilizia sanitaria si prevede un allargamento degli spazi ai privati, fino alla cessione di ospedali pubblici in cambio di lavori di ristrutturazione. Il governo clinico previsto non frena l’invadenza della cattiva politica nelle nomine di direttori e dirigenti, né assicura più partecipazione per professionisti e cittadini. Il dibattito parlamentare è l’occasione per apportare le necessarie modifiche”.
Secondo Lamonica e Cecconi “serve un’azione decisa per restituire forza al nostro Ssn. In questa situazione è preoccupante il rapporto tra Governo e Regioni e l’assenza di un confronto con il Sindacato confederale. Non sono più accettabili modalità di confronto di tipo lobbistico (come dichiara il Ministro) tra Governo e alcune organizzazioni del settore, la sanità riguarda la vita di milioni di cittadini e non solo gruppi di interesse. Si apra un vero confronto: per tornare a investire, anche con risorse adeguate e da usare in modo appropriato e rigoroso, nel Servizio Sanitario pubblico e universale, e per riqualificarlo, così da garantire, finalmente in tutto il territorio nazionale, il diritto alla salute e all’assistenza dei cittadini e come opportunità per creare lavoro qualificato e crescita economica”, concludono.