I lavoratori del’ ufficio Territoriale di Milano 6 riunitisi in assemblea in data 15 maggio 2012 dopo ampia discussione, in merito ai temi trattati esprimono le seguenti posizioni:
Respingono l’ipotesi di modifica dell’orario di lavoro proposta dall’amministrazione, sia nel metodo che nel merito. La proposta tende solamente a restringere ed irrigidire la flessibilità in entrata ed uscita, non migliorando in nessun modo l’offerta dei servizi in favore dell’utenza.
In tema di carichi di lavoro, ribadiscono che gli obiettivi dell’ufficio andrebbero proporzionati e commisurati all’effettivo organico presente, suddividendo i carichi di lavoro con criteri trasparenti e condivisi, da valutare in stretta correlazione con i tempi di lavorazione previsti per ciascun prodotto.
Questi ultimi, come sappiamo, vengono considerati parametro attendibile per misurare e pretendere la produttività e il raggiungimento degli obiettivi, tuttavia i tempi di lavorazione sono talmente ridotti da sembrare a volte surreali e non consentono di raggiungere con serenità gli standard qualitativi altrettanto pretesi con ordini di servizio, note e comunicazioni dai toni tanto perentori da sembrare intimidatori. In queste condizioni bisogna fare bene, rallentando i tempi di lavorazione oppure correre compromettendo la qualità? E se sbagli di chi è la colpa? E’ facile intuire che viene attribuita a noi lavoratori. Con un monitoraggio costante, da parte della DR, dei carichi di lavoro, si potrebbe garantire una distribuzione equilibrata del personale e indirizzare i contribuenti verso il proprio bacino d’utenza. In merito agli obiettivi si ribadisce che gli stessi devono essere qualitativi e non, come oggi avviene, quantitativi. Il raggiungimento del numero degli obiettivi non garantisce l’efficienza e l’efficacia dell’operato dell’agenzia, assicura il risultato premiale per i dirigenti, ma rischia di inficiare con costi aggiuntivi l’attività amministrativa. Ogni linea di “produzione”, dagli accertamenti alla registrazione degli atti, dovrebbe essere supportata da un controllo di gestione che riferisca nelle sedi parlamentari l’operato dell’agenzia. Costi-benefici, considerando anche l’azione di deterrenza, sono i presupposti di un’organizzazione funzionante.
In tema di sicurezza, anche alla luce degli ultimi fatti di cronaca, i lavoratori affermano la necessità che l’Agenzia metta in campo tutte le misure utili, a partire da un controllo degli accessi all’ufficio con l’utilizzo di personale di sorveglianza, atte a rimuovere tutti i rischi connessi al clima di tensione che i lavoratori stessi vivono. Sempre più i cittadini, grazie anche ad una campagna di stampa che produce disinformazione, identificano i lavoratori dell’agenzia delle entrate quali nemici del contribuente. Queste manifestazioni mediatiche che a volte trascendono nell’invito all’aggressione, stanno producendo atteggiamenti di attacchi verbali e non solo, da parte dei contribuenti verso i lavoratori che operano allo sportello, impedendo il sereno svolgimento del lavoro e creando un clima di tensione, anche fra gli stessi utenti, che porta al deterioramento del vivere civile.
Per quanto riguarda le progressioni economiche si richiede l’intervento delle organizzazioni sindacali che, si facciano carico della trasparenza delle graduatorie e richiedano le motivazioni che hanno visto premiati il 10% del personale al di fuori delle graduatorie stesse. Le organizzazioni sindacali devono anche farsi carico delle vertenze per il riconoscimento dello svolgimento di mansioni superiori da parte dei lavoratori, cosa che si protrae da anni. La richiesta di un alto profilo professionale è inficiato dal comportamento dell’amministrazione e dei suoi dirigenti, che, utilizzando le persone per mansioni riconducibili ad una fascia superiore, non riconoscono la professionalità dei funzionari e in ultimo con il concorso appena espletato non daranno a tutti la possibilità di accedere all’area che compete loro.