“Se licenziano il lavoro pubblico licenziano i diritti dei cittadini” è lo slogan della
manifestazione-presidio che abbiamo indetto, insieme alla FLC, per lunedì prossimo davanti al Ministero della Funzione Pubblica; uno slogan che prova a riassumere, sinteticamente come d’uso, il senso profondo della nostra mobilitazione.
La strettoia entro la quale, ancora una volta, qualcuno vuole far passare il lavoro pubblico è fra le più complicate degli ultimi tempi: da una parte l’agenda politica del governo Monti, fatta di iniquità, di pseudoriforme che riducono i diritti del lavoro e quelli di cittadinanza, di una ormai insostenibile pressione fiscale, tutta scaricata su lavoro dipendente e pensioni e, dall’altra, il permanere di un quadro già devastato da anni di leggi finanziarie sbagliate, di blocco delle retribuzioni e dei contratti di lavoro, di precariato, di riduzione dei finanziamenti per le pubbliche amministrazioni, di abbassamento dei sistemi di welfare, di controriforme.
Si può scegliere in che modo provare ad attraversare questa strettoia: ci si può provare, come qualcuno ha fatto in passato, continuando ad orientare la propria azione ad una semplice riduzione del danno, comunque a scapito dei diritti delle lavoratrici e dei lavoratori, dei loro salari, della loro condizione materiale già duramente colpita, oppure si può confermare, rilanciare, perseguire, rappresentare il bisogno di aprire immediatamente una nuova fase nella quale si:
Insomma si può scegliere.
Il buon senso ci dice che dalla crisi, da questa crisi, si esce realizzando azioni di equità e di giustizia sociale rafforzando il sistema pubblico e quello di protezione sociale, rilanciando il lavoro pubblico ed il sistema dei diritti ad esso legato.
Questo il (buon) senso della nostra manifestazione/presidio del 23 Aprile.
Non si può licenziare il lavoro pubblico perché così si licenzia l’idea democratica di un Paese che non intende rassegnarsi ad una politica di accordi (magari separati) tesi alla…..mera riduzione del danno.
La Segretaria Generale Fp Cgil
Rossana Dettori
Roma, 17 aprile 2012