VVF – Udine: Lettera aperta dopo un confronto tra i Vigili Discontinui e Volontari.

15 Dicembre 2011

Udine: Lettera aperta dopo un confronto tra i Vigili Discontinui e Volontari.

 …….poi ci siamo ritrovati, con dei ragazzi vigili discontinui, e ci siamo messi a parlare di ciò che accade ogni giorno in “quel del comando di Udine” e tutto ciò che è accaduto in questi anni.

E’ come se anche noi avessimo avuto l’effetto/Monti di risveglio. Sopratutto ci siamo preoccupati per ciò che accadrà e per ciò che non accadrà.

Per tutte quelle belle promesse che ci hanno fatto numerose sigle sindacali, che tutto andava a “posto”. Ma che finora non è accaduto. L’immobilismo è ciò che da tanti anni a questa parte regna nel nostro comando, incontrastato, fatti non ci sono e non si vedono all’orizzonte.

Dobbiamo riflettere ed essere obbiettivi, chiedendoci: forse noi sindacati abbiamo “difeso” i non deboli e non ci siamo appassionati per i problemi veri?

Come si fa a pensare di essere dei professionisti se a nostro fianco abbiamo dei vigili discontinui (che secondo il contratto di lavoro e le normative vigenti sono parificati ai vigili permanenti)

che non possono indossare nemmeno l’equipaggiamento di base? Oppure se a fine periodo dei 20 giorni devono restituire i DPI e tutto ciò che serve per intervento?

Scordandosi o meglio infischiandosi, di quanto previsto dalla legge 106, ovvero sono personali.

Tutto questo accade, ed è accaduto in un clima malato in cui ognuno difende il proprio orticello. All’inizio del 2011 c’era stato un incontro in cui i sindacati chiedevano unitariamente al dirigente una strategia comune per mettere in campo delle REGOLE di utilizzo del personale discontinuo.

Proprio la stessa persona che anni prima aveva risolto lo stesso problema nel comando di Gorizia (ma vuoi vedere che forse non era farina del suo sacco?). Per lo più si trattava di copiare il sistema del comando limitrofo.

Cosa che a distanza di quasi un anno non ha visto la luce, ed inoltre più volte si è chiesto di regolamentare il sistema di chiamata del personale.

Infatti, in questo momento i discontinui vengono tutti messi sullo stesso piano: sia chi ha un carico familiare e un lavoro precario, con chi invece ha un lavoro a tempo indeterminato oppure azienda a nome proprio o di un familiare.

Un “macello sociale”, insomma in cui vige la regola (fregatura) comune: stai tranquillo tutto si sistema, non preoccuparti!
Ma che questi modi forse sono tipici di un’altra parte d’Italia !?!?!?…
 
Non riconosco il mio territorio, fatto di gente onesta, laboriosa e critica verso i prepotenti.

Ma come si può accostare il sostantivo onesto con chi a mio avviso toglie, di fatto il pane di bocca ai figli di persone disoccupate o sottoccupate?

Capisco che nel nostro contesto non siamo un ufficio di collocamento, ma visto il periodo nero, che la nostra economia sta attraversando,qualcuno, si dovrebbe mettere (almeno per i cattolici) la famosa mano sulla coscienza e dire almeno fra sé: ma io ho fatto abbastanza?
 
La CGIL Provinciale di Udine

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