Valutazione del decreto sulla sicurezza art. 7

18 Luglio 2011

Valutazione del decreto sulla sicurezza art. 7

La passata campagna elettorale è stata contraddistinta da alcuni temi specifici, che hanno visto forze politiche tra loro diverse rincorrersi nel sottolinearne la priorità nella loro futura agenda di governo.
Tra questi il ridotto potere d’acquisto dei salari, la riduzione del carico fiscale, la sicurezza delle città, la lotta ai “fannulloni”.
La scelta fatta dalle attuali forze politiche di opposizione di inseguire l’impostazione determinata dal centrodestra, ha ottenuto il risultato che oggi questi temi vengono affrontati con una sorta di “pensiero unico”, sostenuto da una incessante campagna mediatica.
E’, quindi, sempre più importante ragionare dell’impostazione politica scelta dalla maggioranza di governo, valutando nel merito i provvedimenti adottati e l’obiettivo che essi vogliono traguardare.
Sul problema salariale non s’intravede alcun segnale che affronti il continuo peggioramento delle condizioni di vita delle persone, sul fisco siamo ancora ai proclami e sulla pubblica amministrazione solo tagli indiscriminati, depotenziamento degli organici, processi di privatizzazione, attacco al ruolo del sindacato e nemmeno un euro per i rinnovi contrattuali.
Sul tema della sicurezza, occorre ora esaminare quanto approvato ieri dalla maggioranza al Senato e che da un idea sempre più concreta delle linee sulle quali avanza il governo rispetto al ruolo della Polizia Locale.
All’art. 7 si demanda al Governo di definire le modalità di collaborazione tra le Forze di Polizia Statali e la Polizia Locale, attraverso i piani coordinati di controllo del territorio previsti dalla legge 26 marzo 2001 n° 128.
Sarà un Decreto del Ministero dell’Interno, da emanare in tre mesi, a definire le modalità di raccordo e le procedure operative.
Tutto ciò lascia presagire, sempre più, un allontanamento della Polizia Locale dalla sua specifica professionalità ed un suo declassamento ad un ruolo complementare delle Forze di Polizia ad ordinamento statale, dalle quali si finisce per raccogliere compiti residuali o non attinenti alla specifica operatività della Polizia Locale.
In pratica, invece di avere dei sindaci o presidenti di provincia che si preoccupano di avere una polizia locale (municipale o provinciale) capace di erogare un servizio di qualità a garanzia della sicurezza urbana, della vivibilità e legalità nelle materie specifiche che ne caratterizzano la professionalità, avremo una rincorsa a snaturarne il ruolo.
Si parla di decentramento e federalismo per poi fare l’inverso, con il risultato di depotenziare gli interventi che la Polizia Locale sa e può fare in quei settori dove spesso s’annida in maniera infida la criminalità organizzata (abusi edilizi, contraffazione commerciale, reati ambientali) o dove le città si rendono invivibili (viabilità, contrasto alla guida in stato d’ebbrezza, controllo sui prodotti, ecc)
La Polizia Locale non è un servizio di serie B, svolge un ruolo determinante per le nostre città che deve essere valorizzato attraverso una coerente legge nazionale, che ne identifichi i compiti sull’intero territorio nazionale, valorizzandone la professionalità e garantendo tutele.
Da questo deve discendere un’organizzazione del lavoro che dia operatività piena al servizio offerto ai cittadini, anche attraverso idonei mezzi e strutture.
Nel rispetto di questo ruolo ed in pari dignità, deve avvenire il necessario ed indispensabile coordinamento con le forze di polizia statali.
Non esiste competizione, ne duplicazione di ruoli, ma solo la necessità che strutture diverse ( per ruolo e competenze) si coordinino nell’interesse delle persone.
Non abbiamo mai partecipato a sterili referendum su armi ed altri accessori, la nostra preoccupazione è sempre stata la difesa del ruolo della polizia locale e su questo ci misureremo con altre forze sociali, partiti ed istituzioni in una grande manifestazione nazionale.


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