Beatificazione: senza i giochi di prestigio risparmiati 7 milioni di euro
La manifestazione sindacale del 1° maggio e la beatificazione di Giovanni Paolo II, hanno avuto l’effetto di convogliare su Roma oltre un milione e mezzo di persone. Un numero ragguardevole di persone hanno partecipato a due eventi di natura disomogenea che si svolgevano contemporaneamente sullo stesso territorio.
Ora, senza nessuna dichiarazione di “stato di emergenza” e con il massiccio intervento della P.civile territoriale (regione, provincia, comune e prefettura) senza il “coordinamento” del Dipartimento della Presidenza (DPC), qualcuno ha “scoperto” che gli eventi in questione si sono svolti nella massima tranquillità ed efficienza, fatti salvi piccoli problemi di natura “fisiologica” connessi a un così grande afflusso di persone. Tutto è andato bene grazie alla grande professionalità dei lavoratori e dei volontari intervenuti. In altri tempi dichiarando questo evento “calamità pubblica” avremmo speso circa 7 milioni di euro in più. I funerali del Papa nel 2005, infatti, costarono 13 milioni di euro mentre la cerimonia di beatificazione ha avuto un costo di circa 6 mln di euro fornendo gli stessi livelli prestazionali.
Ora non sappiamo se il clamore e le indagini della Magistratura intorno ai Grandi Eventi (ancora in vigore) e non solo abbiano consigliato al Vaticano di non “chiedere” lo stato di calamità come in passato e nemmeno sappiamo se tutto quello che è successo sia stata l’origine o concausa dei provvedimenti presi con il “Milleproroghe”, nel quale vengono contemplate alcune norme che limitano fortemente il potere di ordinanza, fondamentale per risolvere le emergenze “vere” e non quelle fasulle dei “Grandi Eventi”, producendo diversi effetti negativi: sottratto l’agibilità al DPC, immobbilizzandolo e che a pagare, in caso di calamità, saranno sempre i cittadini più deboli e non coloro che dai “Grandi Eventi” hanno tratto vantaggi non giustificati, arricchimenti illegittimi e quant’altro indebolendo nel Paese una delicata Istituzione cambiandone addirittura la missione e imponendo una classe dirigente “a chiamata diretta” che ancora ha, pericolosamente, in mano il timone del DPC.
La Fp CGIL, dinanzi ai provvedimenti del Milleproroghe, non può non vedere in essi l’assenza di una seppur minima strategia politica per un settore come la P.civile di fondamentale importanza per la salvaguardia della popolazione; dimostrando, piuttosto, di reagire in modo istintivo, irrazionale e per vendette trasversali interne alla maggioranza. Non nascondiamo che un severo, severissimo controllo delle spese del DPC “a valle” va previsto. Severo e inflessibile. Un’altra cosa, invece, è introdurre un odiosa e discriminante tassa sulla calamità vessando i cittadini costretti a pagare già il “federalismo” nella misura del 16% in più di tasse regionali. E bene hanno fatto le regioni a ricorrere alla Corte Costituzionale per cambiare l’odiosa norma delle Milleproroghe che riguarda le calamità.
Un severo e inflessibile controllo, sulle attività di PC, che deve essere restituito anche al Parlamento per evitare pericolose devianze che avevano incanalato il DPC dei “grandi eventi e delle attività circensi” verso un percorso poco democratico e molto pericoloso (Protezione Civile SpA).
La Fp CGIL ringrazia, dunque, tutti i lavoratori che hanno partecipato con abnegazione e professionalità a gestire i due eventi del Primo di maggio e chiede, ancora una volta, di espungere i Grandi Eventi dai compiti del DPC.
Roma, 5 maggio 2011
Il Segretario Nazionale
Antonio Crispi