Comunicato di Giovanni Pagliarini Segretario Nazionale FP CGIL e Gennaro Martinelli Coordinatore Nazionale Polizia Locale FP CGIL
E’ fallito il tentativo della maggioranza di centrodestra di giungere a colpi di fiducia all’approvazione di una legge che avrebbe affossato il ruolo della Polizia Locale e svilito il lavoro, la professionalità delle migliaia di lavoratrici e lavoratori che quotidianamente si confrontano con i problemi delle persone e con il loro bisogno di vivibilità, legalità e sicurezza urbana.
Una legge che, come abbiamo evidenziato da subito, parlava della Polizia Locale solo nel titolo per mascherare ben altro. Difatti, nulla era previsto in materia di tutele, di previdenza, di chiarezza di compiti e funzioni. Nulla a che vedere con i diritti degli agenti a percorsi professionali seri e coerenti con le funzioni rivestite, ad un’indennità di Polizia Locale diversamente strutturata e finanziata, al riconoscimento del ruolo rivestito nelle politiche integrate di sicurezza urbana.
Nulla di quanto i lavoratori rivendicavano in termini di pari dignità con le forze di polizia statali o di valorizzazione della propria peculiarità professionale, era contenuto nella cosiddetta “legge di riforma” che oltre i tempi regolamentari si voleva far passare.
A quanti dovessero chiedersi, allora, perché tanto entusiasmo da parte della destra proviamo ad indicare almeno due chiavi di lettura: una politica e l’altra di necessità.
La prima è coerente con quanto ha fatto il Governo e la sua maggioranza in questi cinque anni, disarticolare la Polizia Locale per trasformarla nella ruota di scorta delle altre Forze di Polizia.
Senza spendere un solo soldino (la legge non necessitava di copertura finanziaria, costo zero per il governo) si distruggevano cent’anni di storia disperdendo enormi professionalità e competenze in campi quali la lotta all’abusivismo, la tutela dell’ambiente, la tutela della salute dei cittadini depotenziando, così, il ruolo fondamentale svolto nell’ambito delle politiche integrate di sicurezza urbana.
Si vanificava quella capacità e professionalità tipica di questi lavoratori di dialogare con la gente, di essere punto di riferimento nel quotidiano di tutti ed in particolare delle fasce più deboli.
Si negava autonomia organizzativa ed operativa alla polizia locale subordinandola gerarchicamente alle decisioni di prefetti e questori senza alcun ruolo per sindaci e presidenti di provincia, in barba all’idea da noi sostenuta di un reale coordinamento tra tutti i diversi soggetti impegnati a garantire la sicurezza urbana, secondo criteri di pari dignità e nel rispetto delle specifiche peculiarità professionali.
La seconda è legata alla necessità di rilanciare la frantumazione sindacale che ha caratterizzato negli anni passati, in negativo, quest’importante settore della pubblica amministrazione.
Proprio i processi democratici di rappresentanza, il coinvolgimento dei lavoratori nelle scelte sindacali, la capacità aggregativa intorno a piattaforme capaci di sposare peculiarità professionali ed aspetti solidaristici hanno liberato questa categoria dal soffocamento corporativo dei mille orticelli.
Con il blitz di fine legislatura, si voleva ottenere questo risultato riconoscendo la rappresentatività negoziale a tutti i soggetti con circa 800 – 1000 associati, senza che questi avessero, oltretutto, alcun obbligo di sottoporsi al giudizio dei lavoratori attraverso le votazioni per le RSU.
Cosa c’entrasse tutto ciò con le enormi difficoltà ed i sacrifici che gli appartenenti alla Polizia Locale quotidianamente affrontano non è dato sapersi.
Si è, così, evitato un danno di enormi proporzioni ma la battaglia contro i tentativi di dissolvere la peculiarità della Polizia Locale è tutt’altro che conclusa.
All’uopo, basti pensare che il Governo con un proprio emendamento al testo del disegno di legge AC 6259 (Pubblica Amministrazione) ha proposto l’articolo 12bis (disposizioni in materia d’assunzioni di personale e di contratti di fornitura di personale a tempo determinato) dove si rende applicabile alla Polizia Municipale e Provinciale quanto previsto in materia di lavoro interinale.
Un fatto gravissimo che viola la norma contrattuale all’uopo voluta dalla FP CGIL nel CCNL 14/9/2000 e che ha impedito, sino ad oggi, l’utilizzo nella Polizia Locale dei contratti di fornitura di personale a tempo determinato gestiti attraverso le agenzie di lavoro.
E’ gravissimo che il Governo rinneghi, ancora una volta, la peculiarità professionale della Polizia Locale, la complessità del lavoro svolto al servizio della sicurezza urbana, il valore delle qualifiche rivestite ed il ruolo delicatissimo svolto a garanzia delle libertà di tutti.
E’ impensabile che dei poveri ragazzi, privi di tutele e garanzie contrattuali, possano essere scaraventati a svolgere un lavoro, che solo un’adeguata preparazione e l’esperienza possono consentire di delimitarne i rischi e renderlo realmente utile per i cittadini.
L’unico vero scopo di questo emendamento, è quello di impedire che si proceda a garantire la copertura delle piante organiche attraverso un lavoro vero dove, oltre ai diritti contrattuali, vi siano precisi doveri per gli enti in materia di formazione professionale, organizzazione del lavoro, dotazione di mezzi, ecc.
Infine, il tutto porta ad un altro risultato per il Governo: indebolire la capacità di mobilitazione sindacale in un settore strategico.
Dal tentativo di cedere la sicurezza pubblica ai privati, all’inserimento del lavoro interinale, passando per l’idea di creare i volontari della sicurezza, di frantumare la rappresentanza sindacale o di limitarne la capacità negoziale, si riscontra un percorso governativo che ha avuto come obiettivo ultimo il depotenziamento della Polizia Locale.
Il Coordinamento della Polizia Locale FP CGIL ha avuto il merito di aver detto queste cose all’inizio di questa legislatura quando le avvisaglie sono state lo storno dei 5 miliardi di lire previsti in finanziaria specificatamente per la Polizia Locale e l’assenza nei DPEF di qualsiasi indicazione d’investimento per il settore.
Su questo e sul continuo confronto abbiamo costruito la nostra linea e la mobilitazione dei lavoratori, che ha impedito la fine di uno dei pilastri di vivibilità e legalità delle nostre città: la Polizia Municipale e Provinciale.
Unitamente a questo, si è provato ad intercettare le esigenze di lavoratrici e lavoratori nei contratti di lavoro, attraverso ai quali si sono ricercate risposte ai temi salariali, organizzativi ed alle tutele.
Vi è ancora tantissimo da fare, basti pensare alla spada di damocle della devolution, ma non siamo più all’inizio della salita.
Vi è la consapevolezza dei lavoratori della Polizia Locale d’essere portatori di un’altissima professionalità, di diritti irrinunciabili e di essere un soggetto impegnato nella costruzione di una società migliore per tutti.
Vi è un Coordinamento della Polizia Locale FP CGIL consolidato, ramificato nei territori con tantissime compagne e compagni di valore che proseguiranno, in modo anche migliore, quanto prodotto sinora in un’esperienza, umana e sindacale, indelebile e d’enorme valore.
Sicuramente, su queste basi sarà possibile affrontare tutte le lotte che ancora bisogna sostenere per un’idea di sicurezza, dove la Polizia Locale sia presente con riconoscimenti giuridici e contrattuali coerenti con il lavoro svolto al servizio dei cittadini, forte della tantissima dignità dei suoi addetti.
Roma, 12 febbraio 2006